Giorno 16. Il racconto del gatto nero

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[Marinette]

Dove era andata a cacciarsi Tikki?! Erano ore che la stavo cercando. Pensavo sarebbe rimasta al mio "capezzale", dal momento che ero la sua portatrice.
Invece...
Avevo perlustrato l'intera villa, ma niente. Niente di niente. Con tutta la fatica che aveva fatto per non farmi scoprire da Chat...!
Nemmeno Plagg era nei paraggi.
<Marinette, non riesci proprio a darti pace> rise il biondo, ignaro del motivo della mia irrequietudine.
<Cercavo Plagg> mentii.
Il ragazzo inclinò la testa da un lato, assumendo un'espressione perplessa. <Plagg? Come mai?>.
<Ehm... beh ecco.... sí... vedi....> balbettai. <Volevo chiedergli se sapeva qualcosa su quello che è successo con Le Dessinateur>.
In realtà era la domanda che intendevo porre a Tikki. Non ero certa che il piccolo gatto nero potesse conoscere la risposta.
<Ho già provato a chiederglielo io, ma si è incupito subito> mi disse Chat.
Mi presi il mento tra due dita, pensierosa.
<Piuttosto, come ti senti?>. Sollevai lo sguardo verso di lui. Era sinceramente preoccupato.
Gli sorriso incoraggiante. <Bene come non mai!>.
Lo lasciai nel corridoio proseguendo nella mia ricerca. Non volevo intuisse che gli stavo mentendo. Da quella notte, una strana sensazione mi pungolava nel profondo. Era come una consapevolezza. Anche se non riuscivo a comprenderla fino in fondo.
Controllai nuovamente tutte le stanze. Ancora niente.
Mancava solo il sotto-tetto. Con un sospiro di rassegnazione, mi addentrai per le scale polverose, su fino a quella specie di soffitta. Piena di mobili e oggetti coperti accuratamente da dei teli, pareva sorprendentemente in ordine. La voglia di curiosare, anche solo per scoprire qualcosa di più su Chat, era molta. Venne spazzata via da una fievole luminescenza rossa.
Tikki.
<Finalmente ti ho trovata>. La raggiunsi, lieta di poter riabbracciare la mia piccola amica.
Lei si voltò con l'accenno di un sorriso.
<Cosa c'è...?>. Capii immediatamente che qualcosa non quadrava: la tristezza era quasi palpabile intorno alla coccinella.
Tikki sospirò. <Non sono proprio brava a mentire> commentò con malinconia.
<E io apprezzo questa tua dote> le dissi, andandomi a sedere vicino a lei. Non mi importava dei tre centimetri di polvere su cui stavo andando a posarmi: dovevo stare vicino al mio kwami.
<Tikki, senti....> iniziai con qualche titubanza. Forse non era il momento giusto per interrogarla su quanto accaduto, ma avevo bisogno di dare risposta ai miei dubbi.
<Marinette, devo parlarti>.

—— 🐞 ——

[Chat Noir]

<Plagg! Plagg!>.
Dove era andato a cacciarsi quel piccolo mangia-formaggio? Possibile che fosse scomparso nel nulla?
Mi sistemai per l'ennesima volta la mascherina nera sugli occhi. Non ne potevo più di indossarla. Quel pomeriggio ero stato tentato di rivelare a Marientte la smia vera identità, solo per non doverla più portare.
Tornato in camera, si chiuse la porta a chiave dietro le spalle. Gettò a terra quel travestimento e si lasciò cadere sul morbiso materasso. Anche Marinette si era come volatilizzata da un paio di ore. Era certo non avesse abbandonato la villa (il sistema di allarme sarebbe scattato altrimenti), quindi doveva essersi andata a nascondere da qualche parte. Magari stava cercando di capire cosa le fosse accaduto. Anche io avrei tanto voluto saperlo.
<Adrien, mi stavi cercando?>. Plagg passò attraverso la porta, svolazzando malinconicamente verso di me.
<Dove eri andato a finire?> chiesi, sollevando appena la nuca. Il mio piccolo compagno pareva preoccupato per qualcosa. <Cosa succede?>.
Finalmente Plagg alzò la testolina, mostrando al suo portatore le iridi cariche di rabbia e frustrazione.
<Ti stai innamorando, vero?>.
Preso alla sprovvista da quella domanda, non potei fare a meno di arrossire.
<Ma cosa ti salta in mente?! Non potrei mai innamorarmi di Marinette!> mi difesi, nascondendosi il viso tra le mani come una qualunque liceale.
<Oltre al fatto che non ho mai nominato Marinette> iniziò il dio quantistico. <Che razza di reazione è questa?>.
Gli lanciai contro il cuscino. Plagg lo schivò con facilità, venendo a posarsi sulla mia spalla.
<Che razza di domande mi fai, piuttosto!> sbottai, chiudendo gli occhi.
Lui rimase in silenzio, osservando il cielo notturno dalle enormi vetrate. Socchiusi un occhio e notai delle particolari luci risate a cui non avevo mai prestato attenzione.
<Da quando le stelle sono rosse?> chiesi.
<Quella è la costellazione della coccinella> mi spiegò il kwami nero continuando a mantenere fisso lo sguardo.
<Esattamente come la mia amata> sospirai.
<Ti andrebbe di ascoltare una storia?>.
Risi, incrociando le braccia sotto la nuca. <Cosa ti succede oggi? Sembri un vero saggio>.

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