Giorno 18 - Scocca la scintilla per la coccinella?

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[Marinette]

Mi risvegliai su un letto che ormai era divenuto anche fun troppo familiare. E tra braccia che avevo imparato a conoscere.
Mi girai lentamente sotto le coperte, arrivando a fronteggiare il ragazzo accoccolato sul materasso.
Guardai il suo viso. Sembrava talmente sereno da farmi dimenticare per un momento tutto quello che era accaduto nelle settimane precedenti.
I capelli biondi gli ricadevano sulle palpebre chiuse, mentre la bocca era leggermente aperta.
Sbaglio, o sta russando?
Sorrisi.
Provai ad infilare un dito sotto la sua maschera, ma questa non si sollevò nemmeno di un millimetro. Faceva parte del costume di Chat Noir, imperniato di magia in modo tale che nessuno potesse levarglielo.
Il ragazzo mugugnò, stringendo l'abbraccio su di me. Mi ritrovai ancora più vicina a lui, con il viso appoggiato al suo petto. Nel silenzio, udivo perfettamente il ritmo del suo respiro e del suo cuore. Profondo e regolare. Rilassante.
Chiudi gli occhi, respirando il suo profumo.
Mi sentivo ancora i muscoli intorpiditi e doloranti. Lo sforzo che avevo richiesto al mio corpo era stato eccessivo. Purificare l'akuma senza far uso della magia di Tikki non era stata una buona idea. Dovevo cercare di capire cosa stesse succedendo.
<Mmmm>.
Sollevai nuovamente lo sguardo.
Chat di morse un labbro. Era talmente vicino che sarebbe bastato pochissimo per azzerare quella distanza.
Arrossii all'immagine che era comparsa nella mia mente.
Chiusi gli occhi, schiaffeggiandomi mentalmente. Che razza di pensieri dovevano venirmi in un momento del genere?
Chat era un ladro e io mi ero prefissata di fermarlo e di smascherarlo. Quel suo atteggiamento strafottente e donnaiolo mi aveva sempre infastidito. Quindi non potevo ora farmi battere il cuore per lui. Giusto?
<Mmm... Puu... principessa>.
<Chat>. Iniziai a scuoterlo, cercando di svegliarlo.
Schiuse un occhio, puntando una pupilla verde su di me.
<Principessa?>.
<Buongiorno Chat> lo salutai, allontanandolo leggermente. <Abbiamo dormito bene?>.
Si stiracchiò, allungandosi come fanno i gatti appena svegli.
Mi alzai, per andare a scostare le tende e cercare di capire che ore erano, ma le gambe non riuscirono a reggermi e ripiombai seduta sul materasso.
<Vai con calma, puuurr-incipessa> ridacchiò Chat, venendo al mio fianco. <Il giardino non è il miglio posto per schiacciare un pisolino, cosa ci facevi là?>.
Ricordavo di aver perduto i sensi subito dopo averlo mandato via. Doveva avermi ritrovata quando ormai la trasformazione era finita. Il mio segreto era quindi salvo, anche se non sarei riuscita a mantenerlo ancora per molto. Soprattutto ora che c'era anche Tikki in quella casa. A proposito, chissà dove si era andata a nascondere?
<Ero venuta a vedere cosa stesse accadendo. C'era un gran baccano>.
Roger era stato posseduto da un'akuma e io non avevo potuto impedirlo perché avevo perso tempo a casa di Chat. Dovevo fare una scelta: o chiudere la faccenda con il ladro, oppure lasciar perdere e tornare alla mia solita vita.

[Chat Noir]

Marinette si era improvvisamente fatta seria. Con la fronte corrucciata e i denti che mordicchiavano il labbro inferiore, mi ricordava moltissimo la mia Lady. Anche lei faceva sempre così quando doveva pensare.
Mi ritrovai a fissarla come un idiota.
Lei tentò nuovamente di alzarsi, reggendosi sulle gambe malferme. L'ultima volta che l'avevo vista così debole era stato dopo l'esperienza con quel pomodoro di Le Dessinateur.
Scostò le tende, permettendo alla luce del sole di entrare nella stanza. A giudicare dalla sua intensità, doveva essere il primo pomeriggio.
<Non ho mai passato tanto tempo a letto, come in questo periodo> rise lei, lasciando cadere la storia al suo posto. Intorno a noi tornò la penombra.
<Dimmi Chat> iniziò poi a dire, evitando rigorosamente di voltarsi verso di me. Dalla testa incassata nelle spalle capivo quanto la mettesse a disagio quello che stava per chiedermi. <Perché mi stai trattenendo qui? Cosa vuoi ottenere?>.
Il silenzio che seguì nascondeva molte parole e domande.
Già, perché Marinette si trovava lì? Era per la statuetta che Plagg mi aveva detto di recuperare da casa sua? No. Quella l'avrei potuta rubare in qualsiasi momento, e senza doverla sequestrare.
All'inizio mi aveva incuriosito quella ragazza. Una semplice adolescente che per un motivo a me ancora ignoto era arrivata al punto di pedinarmi da sola, senza l'aiuto della polizia. Nei giorni seguenti avevo continuato ad avvertire quella strana sensazione di familiarità e, allo stesso tempo, mistero che mi trasmetteva. Volevo capire chi fosse in realtà, e cosa la rendesse così... speciale.
E così avevo finito per abituarmi alla sua presenza. Per provare gelosia nei suoi confronti, come se mi appartenesse.
<Non mi vuoi rispondere?>.
Finalmente si girò, anche se con qualche esitazione.  Ma nel frattempo io mi ero avvicinato a lei.
L'anello iniziò a scandire il tempo che mancava alla fine della mia trasformazione.
Le coprì gli occhi con una mano, mentre con l'altra me la portai vicina. Unii le nostre labbra in un fugace e delicato contatto. Lei trattenne il respiro, probabilmente sorpresa da quanto stava accadendo.
Avvertii la magia di Plagg dissolversi. Socchiusi le palpebre e vidi la luminescenza verde acceso illuminare lo spazio intorno a noi.
La tensione dei miei muscoli, causata dall'avere la mia vera identità allo scoperto e per il mio gesto impulsivo, si rifletteva in quelle di lei.
Rimasi lì, senza sapere come comportarmi. Poi sentii che lei accoglieva quel contatto, sciogliendo la rigidezza di qualche secondo prima.
Mi lasciai andare e ci scambiammo un vero bacio. Uno di quelli che ti fanno perdere la testa e dimenticare di tutto.
Forse quella era la risposta alle mie domande. Forse era quello il motivo che mi aveva portato a tenerla con me, sin dall'inizio.

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