Giorno 8 - Un colpo andato a finire male

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Marinette

Mi stiracchiai nel letto. Per la prima volta da giorni, mi sentii sorprendentemente bene.

<Buongiorno, principessa> mi salutò Chat. Quel giorno indossava un paio di pantaloni da ginnastica grigi e una canotta nera molto aderente. Ah, già! E ovviamente la solita maschera nera a coprirgli gli occhi.

<'Giorno> ricambiai, sbadigliando. Mi misi a sedere sul materasso e mi osservai intorno. Avevo passato gli ultimi tre giorni chiusa in quella stanza insieme al ragazzo biondo che stava di fronte a me.

<Oggi come ci sentiamo?> mi chiese, appoggiando un bicchiere di succo di frutta sul comodino.

<Molto meglio, grazie>.

Chat era rimasto al mio fianco fino a che non si era abbassata la febbre. E a ben vedere, vorrei aggiungere! In fondo era colpa della sua stupida buca se ero stata male. Quale persona sana di mente scaverebbe una voragine in giardino e la riempirebbe di acqua gelida?

Il ragazzo si sedette vicino a me. Mi osservò dritto negli occhi e io mi ritrovai ipnotizzata da quelle iridi verdi. Erano... magnetiche. Lentamente avvicinò il suo viso al mio. Trattenni il fiato. Stava per... baciarmi?

Iniziai ad arrossire.

Invece, appoggiò semplicemente la sua fronte alla mia.

<La febbre è passata del tutto. Bene> constatò, comparando le nostre temperature. Si allontanò e, notanto la mia espressione da completa idiota, ghignò.

<Cosa c'è, puurr-incipessa? Speravi in qualcosa di più?>.

<C..come? Cosa? No! Assolutamente no!>. Lo spinsi via e uscii dalle coperte. Indossavo dei pantaloncini molto corti e una maglietta a maniche corte. In quei giorni aveva fatto sorprendentemente caldo, e Chat mi aveva procurato dei vestiti più leggeri.

Non che mi dispiacesse, solo che lasciavano scoperta molto pelle. E la cosa non mi piaceva affatto. Soprattutto se ero costretta a rimanere in compagnia di un dongiovanni come il biondino.

<Si capisce subito quando menti> mi canzonò. Afferrai un cuscino e glielo lanciai addosso. Le orecchie ancora più in fiamme di poco fa.

Non che sperassi in qualcosa, ma il mio cuore aveva iniziato a battere furiosamente per la vicinanza del viso del ragazzo.

<Stasera non ci sarò. Vedi di non finire dentro a qualche altra trappola> continuò a prendermi in giro lui, uscendo dalla stanza.

<Lo sai che tenterò comunque di andarmene> gli dissi, seguendolo. <Per quanto tempo pensi di tenermi qui?>.

<Fino a che i tuoi genitori non mi daranno quello che voglio>.

Non te lo daranno mai.

Pensai tra me e me.

<Non faresti prima a rubarlo per conto tuo?>.

<E privarmi della compagnia di questa bella signorina? Non ci penso proprio> scherzò il ragazzo.

<Perchè ti interessa tanto quella statuina?> chiesi allora. Pensavo che Chat rubasse solamente oggetti e manufatti di un certo valore. Stavolta, invece, si era fissato su una scultura di nessuna importanza. Certo, per me e la mia famiglia rappresentava un tesoro di famiglia. Era appartenuta alla nonna della mia mamma, e ce la tramandavamo di generazione in generazione. Era l'eredità della famiglia Cheng.

<Non penso siano affari tuoi come io scelga le mie prede> mi rispose lui con tono duro.

Rimasi spiazzata da quella reazione. In quella settimana avevo capito che c'erano alcuni argomenti di cui era meglio non parlare. La sua famiglia, il perchè possedesse dei vestiti da donna e ora quello. Reagiva ogni volta in modo esagerato. Si chiudeva come a riccio, difendendosi con spine di ostilità. Quante ferite aveva dovuto subire per arrivare a quel punto?

Il Gatto e la CoccinellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora