Giorno 9 - L'infermiera coccinella

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Marinette

Guardai l'orologio appeso alla parete della cucina.
Erano le tre e ventisei.
Sospirai.
Non saprei spiegare il motivo, ma quella sera non riusciva proprio a prendere sonno.

<Magari potrei prepararmi una tisana> riflettei ad alta voce.

Aprii il frigorifero e osservai distrattamente ciò che vi era all'interno.
Gli occhi mi bruciavano per la stanchezza, eppure quella inquietudine non mi abbandanava.

<Ma Chat quando pensa di tornare?>.

Mi avvicinai la finestra e guardai fuori. Quella notte le stelle splendevano pigramente, mentre la luna, non ancora al massimo, le accompagnava con un po' più di vita.

E in mezzo all'oscurità, notai una pallina più scura sfrecciare in direzione della casa. Due fari verdi risaltavano al centro di quella cosa.

Aguzzai gli occhi per capire cosa fosse.

Si sarebbe schiantata proprio addosso alla finestra cui ero appoggiata.

La pallina penetrò il vetro, attraversandolo, e io mi ritrassi urlando.

<Plagg! Ma ti sembra il modo?!>.

Il piccolo kwami scosse la testa, come per riprendersi da un urto che nella realtà non c'era mai stato.

<Dobbiamomuoverci! SeguimiMarinette! Ahnoaspetta,forseservonodellebende! >.

Non capivo nulla di quello che stava dicendo. Il dio quantistico della sfortuna parlava troppo velocemente, senza nemmeno prendere fiato o staccare la parole l'una dall'altra.

<Calmo, Plagg. Spiegami cosa è successo> tentai di trnauillizzarlo.

<Non c'è tempo! Vieni subito con me. Andrien è stato ferito!> urlò disperato il gatto nero.

<Ma di chi stai...?> mi bloccai a metà frase. L'unica persona a cui poteva riferirsi era Chat.

<Chat è ferito? Chi è stato? Come è successo? Come sta?>. Mi precipitai contro la porta e la tirai con tutte le mie forze. Non ne voleva sapere di muoversi. Quello stupido aveva chiuso tutto e servivano le sue impronte per aprire tutto ciò che dava all'esterno.

<Maledizione!> imprecai.

<La finestra della sua camera deve essere rimasta aperta. Seguimi e prendi il kit di primo soccorso sotto il lavandino>.

Feci come mi era stato detto e corsi fino alla camera del ragazzo. Plagg aveva ragione: la finestra era aperta.

<Bene, muoviamoci>.

Spalancai l'anta e buttai in giardino la cassetta coi medicinali. Questa rimbalzò un paio di volte prima di fermarsi. Fortunatamente non si era rotta.

<Come pensi di scendere?> mi chiese il kwami, valutando l'altezza.

Presi una rincorsa e mi lanciai fuori. Mulinai le braccia e piegai le gambe per attutire la caduta. Era la prima volta che provavo certe peripezie senza i poteri di Ladybug.

Non appena i miei piedi toccarono il duro suolo, flettei le ginocchia, lanciandomi in avanti e facendo una capriola.

Una fitta partì da entrambe le caviglie, ma niente di grave.

<Sei pazza, ragazzina>.

Plagg mi passò a fianco, senza nemmeno darmi il tempo di riprendermi da quell'impresa. Agguantai la cassetta del primo soccorso e lo seguii nel buio del giardino.

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