La centrale era silenziosa e scura, esattamente come ogni altro edificio del quartiere a quell'ora. Solamente qualche agente particolarmente dedito al proprio lavoro e il capo della polizia ancora abitavano quel luogo, conferendogli identità. Quattro mura e un tetto sono sufficienti a delimitare un edificio, ma ciò che conta davvero è il significato di cui viene investito. Ad esempio, la centrale avrebbe potuto essere un negozio, se al suo interno non vi lavorassero i tutori dell'ordine. Non era la superficie a stabilire chi, o cosa, era una persona o un oggetto. No, quello che contava era l'essenza.
Questi i pensieri del capo della polizia che, in quella notte, aveva letto e riletto i fascicoli riguardanti il suo pensiero fisso: il ladro Chat Noir e la sua nemesi Ladybug. Due teenager sbucati dal nulla e dotati di poteri che definire sovrumani era ancora poco. Cosa conferiva loro quelle capacità incredibili? Distruggere qualunque cosa con un semplice tocco e riparare ogni disastro come se non fosse mai accaduto. Due poteri opposti e complementari, che andavano a colmare le lacune dell'altro come fossero fatti per stare insieme.
《Signore》 un timido richiamo da parte della recluta più giovane dell'intero distretto scosse l'uomo,destandolo dalla sua riflessione.
Il capo della polizia alzò gli occhi, nuovamente attenti e lucidi. Con un cenno del capo, appena percettibile, invitò il ragazzo a parlare.
《Signore, ci sono delle persone che vogliono parlare con lei》.
L'uomo chiuse gli occhi, protendendo il capo verso l'alto. Era il suo modo per dire "ok, falli passare", ma lo utilizzava solamente con quei pochi fidati con cui passava abbastanza tempo da sapere che non c'era bisogno di palesare la propria superiorità. Bisognava ricordare spesso chi comandava lì dentro, ma non con quei pochi che in quel momento stavano passando la notte in centrale.
Il giovane agente fece il saluto militare - un retaggio dall'accademia - e andò a chiamare i signori che attendevano pazientemente in un'altra stanza. L'uomo, molto alto e robusto, aveva grandi mani sempre un po' sporche di farina e un paio di baffetti che, insieme al caratteristico sorriso bonaccione, gli conferivano un'aria amichevole. Al suo fianco, una donna la metà di lui, con riconoscibili tratti asiatici e corti capelli scuri, tendenti al blu. Le sue piccole e affusolate dita stringevano quelle del marito, anche se sarebbe stato più esatto dire il contrario.
《Signori Dupain, da questa parte》 li invitò l'agente.
Tom e Sabine percorsero titubanti il corridoio che li separava dall'ufficio del capo della polizia.
L'atmosfera stanca della notte era soppiantata da quella frenetica dell'aspettattiva. Ogni tutore dell'ordine lì presente si interrogava sulla presenza dei due civili a quell'ora, come se si aspettassero che da loro giungesse la risposta ai loro problemi.
Sabine strinse la mano al marito, inquieta. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma sentiva che era sbagliato essere lì. Ma la sua ragione da mamma continuava a mettere a tacere quella sesazione. Per il bene di Marinette.
《Signore, i signori Dupain-Cheng》 li presentò il giovane poliziotto, dopo aver chiuso la porta a vetri dell'ufficio.
Il capo della polizia indicò le due sedie di fronte alla propria scrivania, esortandoli a mettersi comodi.
Dopo essersi scambiati un'occhiata nervosa, i due coniugi fecero ciò che era stato loro suggerito.
《Allora signori Dupain-Cheng, cosa posso fare per voi?》.
Sabine scosse la testa, guardando il marito. Lui rispose con un debole sorriso prima di iniziare la sua spiegazione.
《Nostra figlia, Marinette, è stata rapita》 affermò deciso Tom, con la voce leggermente incrinata dall'emozione.
《Ne siete certi?》 chiese il poliziotto, sperando non fosse una delle solite bravate da ragazzini. Gli era già capitato di aver a che fare con genitori esauriti che, dopo appena qualche ora di assenza dei figli, avevano contattato la polizia denunciandone la sparizione.
《È una questione seria》 si intromise Sabine, fissando adirata l'uomo. 《Chat Noir ha rapito nostra figlia》. La donna fece scivolare il cellulare sulla scrivania dell'agente. Il giovane poliziotto si avvicinò dietro alle spalle del proprio capo e sbirciò ciò che il suo superiore stava guardando. Era un semplice messaggio da una certa Marinette, anche se era firmato "Chat Noir". Sicuramente uno scherzo.
《Signori, non abbiamo tempo per queste...》.
《Taci!》.
Il giovane venne colto di sorpresa dal tono basso e concitato del suo capo. Un ghigno non potè non dipingerglisi sul viso. Finalmente quel ladruncolo aveva commesso un passo falso.
《Scusate, voi siete il signor...?》 continuò passando dal marito alla moglie in attesa della loro risposta.
《Tom》.
《E io Sabine》.
《Piacere. Chiamatemi pure Roger》.
Il capo della polizia strinse la mano ai due coniugi, improvvisamente più cordiale e disposto ad ascoltarli.
《Allora, spiegatemi nei particolari cosa è accaduto》.
Sabine si mosse agitata sulla sedia di cortesia. Qualcosa nel cambio di espressione di Roger le fece rizzare i corti peli sulle braccia. Strinse la mano al marito, confusa da quella sgradevole sensazione.
《Circa due settimane fa, ci è arrivato questo messaggio. Abbiamo controllato la camera di nostra figlia e lei era sparita》 riassunse brevemente Tom. Faticava a rimanere seduto per le contrastanti emozioni che si agitavano nel suo corpo massiccio. Rabbia. Timore. Ansia.
《Due settimane fa...》 riflettè Roger. Era la stessa notte in cui Chat Noir aveva rubato Tempostosa.
《Il giorno dopo ci ha chiamato Marinette e ci ha assicurato che era tutto uno scherzo》 continuò Sabine con gli occhi lucidi. 《Ha detto di essere via con la scuola, ma abbiamo controllato ed era tutta una bugia》.
《Quel teppista deve averla costretta a dirci quelle falsità!》 sbottò Tom, battendo un pugno sulla scrivania. La tazzina di caffè oscillò pericolosamente, fortunatamente senza rovesciarsi.
《Ma non avrebbe senso!》 lo contradisse la moglie. 《Allora perchè avrebbe richiesto la statuina in cambio?》.
《Aspettate un momento! Di quale statuina state parlando?》. Roger bloccò i due coniugi, che avevano iniziato ad estrometterlo dalla discussione.
《Di una scultura a forma di coccinella che la mia famiglia si passa da generazioni》 spiegò pacata Sabine, ricordando con un sorriso il momento in cui la nonna le aveva consegnato quel cimelio di famiglia.
《E perchè Chat Noir vorrebbe qualcosa del genere? Ha qualche valore?》.
La donna scosse la testa. Ad eccezzione della famiglia Cheng, nessun altro avrebbe potuto considerare preziosa quella coccinella.
Roger si grattò i capelli sotto il cappello di servizio, pensieroso.
Ricapitolando, Chat aveva rapito una ragazzina figlia di umili panettieri, e aveva chiesto in cambio una statuina priva di alcun apparente valore. Tutto ciò era capitato due settimane prima, in occasione del furto di Tempestosa.
Qualcosa non quadrava in tutta questa faccenda.
《Come mai avete aspettato tanto a denunciare la scomparsa?》 chiese guardingo il capo della polizia.
Tom e Sabine si scambiarono un'occhiata preoccupata e colpevole allo stesso tempo.
《Marinette sparisce spesso per ore o qualche giorno. Subito avevamo pensato potesse cavarsela da sola》 si scusò la donna, abbassando il capo. Si vergognava di se stessa per aver sottovalutato la faccenda.
《Capisco》. In realtà Roger non comprendeva. Anche lui aveva una figlia e non riusciva ad immaginare di prendere alla leggera un fatto del genere.
Il capo della polizia procedette con il verbale e rassicurò i genitori che avrebbero fatto il possibile per riportare a casa la figlia. Li accompagnò fino alle porte a vetri scorrevoli della centrale - un'idea del sindaco per il riqualificamento delle strutture urbane - e li salutò con una stretta vigorosa. Sabine sembrò restia a stringergli la mano. Avvertiva un'aura oscura circondare quell'uomo.
Roger tornò al suo ufficio richiamando tutta la sua squadra.
《Cosa succede signore?》. Il vice fu il primo a porre la domanda che tutti lì si stavano ponendo.
《Chat si è sbilanciato. È la nostra occasione per catturarlo》. La chiave di tutto era quella ragazza. Marinette. Se Chat aveva richiesto che il riscatto venisse pagato dopo trenta giorni, doveva voler dire qualcosa.
Roger accarezzò il suo prezioso fischietto, regalo della figlia. Il piccolo oggetto risplendette di oscurità e le pupille del capo della polizia, per un momento, si tinsero di nero.
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Il Gatto e la Coccinella
FanficParigi è alle prese con un ladro abilissimo e di cui non si sa nulla, se non il suo nome: Chat noir. La polizia non riesce a fronteggiarlo. L' unica che sembra riuscire a tenergli testa è una supereroina arrivata da non si sa dove: Ladybug. Una ser...