1.5

514 45 19
                                    

Arrivo sulla collina, subito un venticello abbastanza fresco mi accoglie, e io rabbrividisco per poi stringermi nella giacca.
Mettere i pantaloncini non è stata una buona idea.

«Ecco dov'era la mia giacca, la cercavo.»
Ashton fa la sua entrata, appoggiandosi all'albero.
Mi mordo il labbro per non sorridere, stasera è bello, davvero bello. Il suo volto è illuminato per metà dalla luce della luna, le sue mani sono nelle tasche della tuta dal tessuto leggero e i suoi occhi sembrano più chiari.

«Se mi guardi ancora, mi sciupi.» ride lui divertito, mentre, io alzo gli occhi al cielo.
«Non ti stavo guardando. Guardavo l'albero.»
«L'albero?»
«L'albero.»

«Hai intenzione di fingerti Superman con la mia giacca sulle spalle?»
Sorrido al ricordo e lui fa lo stesso, guardando come la sua giacca mi vada larga.
«Mi prendevi anche in braccio, per quello che potevi, facendomi volare.»

La bambina dalle trecce bionde, entra nella stanza del suo amico. Entrambi avevano cinque anni, ma erano più svegli e perspicaci di molti bambini della loro età.

«Ashy!» urla la piccola Mia, entrando nella stanza tappezzata di poster di supereroi.
Subito, il piccolo bimbo dai ricci dorati corre verso di lei abbracciandola.
Mia, si staccò, e alzando un po' la testa, a causa dell'altezza di Ashton, nota che lui era molto triste. Ashton era un bambino molto solare ed era strano vedere il suo umore così basso.

«Cos'è successo?» domandò Mia timorosa.
«I-io non sembro un mostro delle fogne, vero?»
«Chi è stato il cattivo che l'ha detto!?» urlò la bambina, rossa di rabbia. Non riusciva a non arrabbiarsi, qualcuno aveva insultato il suo amico, e lei doveva proteggerlo.
«Non importa, è stato solo un bimbo sciocco.» sorrise leggermente, non volendo far preoccupare la bambina.
Ad Ashton non era mai piaciuto quando le persone si preoccupavano per lui, non voleva rattristarle con i suoi problemi.

Mia stava pensando ad un modo per far sorridere Ashton, non le piaceva vederlo in quello stato.
Vide una giacca rossa del riccio sulla sedia girevole, e la prese, sotto il suo sguardo confuso.
La mise addosso a mo' di mantello per poi salire sulla sedia e saltare giù da essa.
«SuperMia è tornata per far sorridere Ashton!» ridacchiò andando verso il bambino che sorrise.
«Preferisco quando giochiamo al principe e alla principessa che sconfiggono i draghi.» borbottò lui, ma nonostante questo continuava a sorridere divertito.
«E perché?»
«Perché quando giochiamo al principe e alla principessa che sconfiggono i draghi, ti fai dare i bacini sulle guance.»

La bambina arrossì e sembrava ancora più minuta stringendosi nella giacca del riccio.
Lui sorrise e le si avvicinò porgendole la guancia, scostando alcuni ricciolini che gli cadono sulla fronte.
La bambina, si avvicinò a lui ancora rossa, per poi baciargli la guancia.

«Nei film si danno dei bacetti più belli» sbuffò il bimbo.
«Quando saremo grandi te li darò come nei film! Tu lancerai sassi alla mia finestra, sta attento a non romperla, e io scenderò da te. Poi mi darai la mano e mi porterai nel nostro posto speciale, la collina dietro il liceo,» la bambina si fermò e un sorrisone a trentadue denti si fa spazio sul suo viso. «ed è lì che ci daremo un bacio come nei film.»

«Non sono all'altezza di queste cose!»
«Lo sei!»

Ashton mi guarda e arriccia leggermente il naso.
«Forse ho ancora bisogno di SuperMia per sorridere.»

Hi!
Dire che questo capitolo è trash è poco (la storia è un trash continuo).
Grazie tantissimo per le mille e passa visualizzazioni! Non me ne sarei mai aspettate così tante.
Ancora grazie,

Cliché || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora