Tommaso

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Non volevo farle male.
È una zuccona che non guarda mai dove va. Se cammina per strada così, non mi sorprende se la investono.

Mi rimprovera di averle fatto male.
Mi accusa di non averle chiesto scusa.
Quella mocciosa non sa che mi sono trattenuto dal non farle le mie scuse.

Appena l'ho vista per terra, le labbra si sono schiuse, so cosa avrebbero pronunciato se io non mi fossi controllato.

Devo fare il bravo amico, perciò la prendo in giro.
Ho un piano da seguire, mi sorprendo di essermi impegnato a pensare a come comportarmi.

Non l'ho mai fatto. Non sono un Casanova, non sono stato con mille donne. Quando ne avevo voglia mi divertivo, incontri  superficiali nei bar, in discoteca. Con quel tipo di ragazze mi sono sempre lasciato guidare dall'istinto, l'obiettivo era sempre uno: staccare il cervello per mezz'ora. Non avevo bisogno di pensare, nè  paura di comportarmi male, delle conseguenze delle mie parole.

Ora mi trovo a pianificare, a immaginare le sue reazioni.

È una perdita di tempo obiettivamente, ma, inconsciamente mi piace.

Si tocca piano piano il nasino, devo averle fatto male.

Mi piace osservarla, sembra una piccola bambina, il punto in cui l'ho presa in pieno è rosso. Le sue mani massaggiano con cautela, dal dolore le luccicano gli occhi, leggermente arrossati al contorno, sbatte più volte le ciglia.

Occhi così, cavolo, ti lasciano con il desiderio di guardare e guardare ancora.

La delicatezza del suo volto è il primo assaggio di un piatto proibito.
Se scendo ad osservare il resto, resisterò?

Ha le spalle strette e piccole, sembra potersi rompere da un momento all'altro. Però io credo  che potrebbe essere una bomba se sfruttasse bene la sua energia.

La mia attenzione si ferma.

Ha tolto la felpa, non l'avesse fatto.

Ne ho visti di seni. Grandi, piccoli.

Che differenza fa? se la donna con cui stai non è quella con cui hai intenzione di costruire un futuro? Se il suo fisico rappresenta solo una porta di uscita momentanea dai problemi?

La risposta è nessuna.

Adesso, sento il sangue ribollire, formicolii partono dalle spalle e si spargono sulle braccia.

La maglia vorrei strapargliela.

Balenano qua e là i suoi seni.
Sono tonici, ben alzati, nonostante non indossi il reggiseno, sono molto candidi. Il color della sua pelle, in contrasto con il rosato dei capezzoli.

Trattieniti, respira soldato.

Mi giro, non solo per non vederla più, ma perché devo anche coprire la erezione evidente con questa tuta che mi ha dato.

La seguo mentre si dirige in cucina suppongo.

- Hai del ghiaccio da mettere sul naso?- le chiedo.
Si volta.
Cazzo.

Non so perché. I miei occhi vedono tutto a rallentatore. I cappelli volano, le circondano il viso, ricadono come seta sulle sue spalle, i seni mi guardano, mi invitano. Le labbra, quelle mi uccidono.

Perché mi sembra così bella?

Comincia a ridere sotto ai baffi.
Ho l'esigenza di muovermi, morirò sotto questa tortura.
Mi dondolo, come se stessi aspettando.

- Perché ridi ora?- sono curioso di sapere cosa le passa per la mente

Devo sentirla più vicina. Voglio testare il mio autocontrollo.

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