Sta volta mi ha beccato, mentre uscivo di soppiatto dalla finestra, ha alzato le orecchie, ha storto la testolina e si è alzato sulle zampette, non potevo lasciarlo lì da solo.
Far passare il cucciolo dal buco è stato semplice visto le sue ridotte dimensioni.
È sdraiato sulla mia pancia, ho portato una piccola coperta, è ancora piccolo e ho paura che non abbia difese alte, certo non fa freddo, anzi, ma qui nel campetto tira sempre un bel venticello, che in pieno estate è più che piacevole.
Devo proprio trovargli un nome. Oltre ad essere dolce, gioca molto, si addormenta e gioca di nuovo, sembra un bambino piccolo.
All'improvviso si alza, si gira verso l'entrata del campo, tende le orecchie e la coda. Alzo il viso, e sul momento mi viene un infarto, c'è un ombra alta vicino all'entrata, tremo perché sono una fifona fin da piccola, quando i ragazzi mi spaventavano a scuola raccontandomi storie strane.
Mi ragomitolo.
Ma il cucciolo scappa dalle mie mani e corre in direzione dell'entrata. D'istinto mi tappo gli occhi, e quella maledetta ombra è già dentro il campo, il cane abbaia, io me la sto facendo sotto.
- Ora ti porti anche lui qui?-
Non sono mai stata così felice di sentire quella voce, mi alzo e mi precipito verso di lui, gli tocco il petto e constato che è davvero lui.
Non so perché mi sono spaventata così tanto.
- Ehi, perché tremi?- mi chiede Tommaso.
Mi prende i polsi e mi allontana. Sono stata proprio stupida a precipitarmi verso di lui, cosa penserà? Che sono lunatica: l'ultima volta gli dico che non lo voglio incontrare e ora gli corro in braccio.
- Io...io, beh mi era sembrato di...- non saprei neanche cosa dirgli.
- Che c'è? Sei strana- ammette e io non posso dargli torto.
Mi sorpassa e si siede al mio posto, il cucciolo gli corre in braccio, e contrariamente a ciò che pensavo, lo accarezza e ci gioca.
È in tuta, ha le gote rosse, un po' di occhiaie, e in mezzo alla fronte un cipiglio come se avesse qualche preoccupazione.
- Hai qualche problema?- mi tappo subito la bocca, io e il mio maledetto vizio di parlare ad alta voce.
- Sarei io quello che ha dei problemi? Piccola, qua la ragazza notturna con il viso pallido sei tu- ride
Ha un sorriso molto confortevole, caldo, ti fa sentire a casa, peccato che sorrida tanto quanto piove nel deserto. Mai.
- Mi sono spaventata- ammetto
- Io non ho fatto nulla questa volta- replica curioso.
- Lo so, ma il cane ha cominciato ad abbaiare, ho visto un ombra e mi è venuta in mente la storia che mi raccontavano da bambina-
Mi incita ad andare avanti con una mossa del capo.
- Mi è sempre piaciuto venire qui nel campo, quando mi sono trasferita, di pomeriggio, dopo gli allenamenti dei bambini, venivo e stavo a guardare il tramonto. Ai ragazzi non andava giù che io stessi lì, quindi mi raccontavano sempre la storia dell'allenatore impazzito- finisco e noto che mi sta prestando attenzione.
Guardo il cielo e ripenso a tutte le cattiverie che mi dicevano. Sento, inspiegabilmente, l'esigenza di rivelargli altro.
- Mi prendevano in giro, a scuola, nei parchi, durante le gite, ero sempre sola e loro non aiutavano la mia integrazione, sfruttavano la mia debolezza, sono sempre stata una fifona. Un giorno mi ribellai, mi dissero che se fossi riuscita a superare una notte nel campo da calcio mi avrebbero lasciato in pace- sembra strano ma è come quando ti togli un sassolino dalla scarpa, che per troppo tempo ti ha disturbato.
Sento la sua presenza vicino a me. Quasi come se volesse invitarmi a finire la mia storia.
- Prima di andarsene mi spaventarono con quella storia dell'allenatore morto negli spogliatoi e che si aggira qui di notte. So che penserai che sia stupida, anzi lascia stare, non ti ho detto nulla- tutto mi esce d'un fiato, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sono sempre la stessa cretina, perché gli racconto cose così mie, che non ho mai detto a nessuno? Perché non tengo la bocca chiusa? Ora avrà altre informazioni per prendersi gioco di me.
- Il mio educatore mi insegnò a non avere paura del buio. I ragazzi più grandi sono molto aggressivi e stupidi, tormentavano senza motivo i più deboli. Il tempo mi ha insegnato che devi essere forte, devi saperti difendere. Si divertivano a spegnere le luci dei bagni, a fare rumori e poi a lanciare bidoni- parla all'improvviso, condividendo con me, una sconosciuta, un ricordo.
Come? Ho capito bene? Bidoni? Sono perplessa. E lui se ne accorge.
- Sì, riempivano bidoni di acqua e fango, a volte di spazzatura della cucina dell'orfanotrofio, a volte acqua e ghiaccio e li tiravano sui bambini piccoli o deboli. Quando mi hai chiesto di immaginare un cucciolo che per anni sopporta secchiate di acqua gelata, ho pensato a me- il tono non gli si inclina minimamente, e lo ammiro per questo.
Ora in parte capisco le sue parole, il dolore e il male che ha conosciuto e sopportato, la rabbia che porta dentro. È un dettaglio del suo passato, che ha condiviso con me, non so perché ma mi sento speciale, onorata, penso che non ne parli volentieri.
- Pensavo che Moki fosse adatto al tuo cane, è un nome da duro- ha cambiato discorso subito, si alza e io lo imito e lo abbraccio.
Sono piccola in confronto a lui.
Arrivo al suo petto.- Ognuno conosce forme diverse di male, non devi farti divorare da esso, non vivi così- sento di doverlo proteggere, non so spiegare cosa mi spinga a questo contatto ma è più forte di ogni spiegazione razionale.
Mi stacco perché mi accorgo che ho esagerato come sempre, mi sono fatta impietosire da quello che mi ha detto, ma a lui avrà dato fastidio il mio gesto, non ha ricambiato, è rimasto lì, fermo e duro come il ghiaccio.
Volevo in un certo senso ringraziare, l'altra volta fu lui a dirmi parole confortevoli.
- Se sei solo il male può diventarti amico- mi risponde, mi guarda negli occhi, guarda il cielo e se ne va, così come è arrivato, in silenzio.
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Primo passo in avanti tra i due, finalmente Tommaso riesce ad aprirsi e a non essere aggressivo, ma al sorgere del sole, tornerà il solito? 🌸🌸
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LE STELLE DELLA NOSTRA VITA
RomansaUna trasfusione di sangue che tiene in ballo due vite, che rappresenta il punto di rottura e contemporaneamente di unione dei loro destini, che finiscono per correre paralleli per anni fino a incrociarsi. Alcuni dicono che il destino è già scritto...