Voltri E Gelato

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Non capivo perché dovessimo andare fin là solo per un gelato.
Lorenzo non stava nella pelle, mi aveva detto di avere dei parenti a Genova, anzi aveva ripetuto talmente tante volte quanto fosse bella che mi ero convinta ad andare un weekend con lui a casa di sua nonna Matilde.

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Timbro il biglietto di fretta.
Saliamo sul treno poco prima che parta.
18 Luglio 1990 è la data che vedo sul biglietto, me lo rigiro fra le mani nervosa. Non mi sono mai allontanata così tanto senza la mia famiglia.
Lorenzo mi stringe la mano e mi sorride, non ho mai trovato tanto conforto e serenità nel stare insieme ad una persona.
Talvolta mi pare di provare sensazioni e sentimenti più grandi di me, così finisco per avere paura.
Chissà cosa penserà lui?
Sarò importante almeno la metà di quanto lui lo è per me?

Mi inizia a parlare di sua nonna, è vedova da molti anni, ma è molto allegra e con un gran senso dell'umorismo, ama i tulipani, infatti vuole fermarsi da qualche fioraio prima di prendere l'altro treno che ci porterà a...Voltri? Sì dovrebbe essere quello il nome giusto.

Mi addormento sulla sua spalla mentre mi parla del pesto di Prà e della focaccia di Priano.

- Piccola stiamo arrivando a Principe, ehi, devi alzarti-

È una stazione medio-grande, la struttura esterna però mi affascina, la forma a conca della stazione si adatta perfettamente ai negozi e hotel disposti a cerchio intorno ad essa.

Attraverso dritto la strada dalla stazione e mi affascina vedere con quale sicurezza Lorenzo si muova, sembra conoscerla a memoria.
Mi prende dalla mano e mi trascina con sé.

Scendiamo lungo una strada centrale e dai palazzi antichi, vedo così tanta gente impegnata, chi beve un caffè veloce, chi invece si accomoda nei tavolini fuori a leggere il giornale, chi fuma la pipa, le donne che spingono carozelle mentre si fanno aria con i ventagli.

- Eccoli lì, prendo due fiori e sono subito da te-
Annuisco.
Entra in un chioschetto verde ambulante con un insegna colorata: fiori.

Non l'ho mai visto così entusiasta. Torna con un sorriso smagliante ed un mazzo di tulipani gialli che mi trasmetteno felicità.

Vedo una cabina telefonica e gli chiedo di fermarsi.
Voglio avvisare mio padre che siamo quasi arrivati e che va tutto bene.

Rientriamo in stazione per non perdere il treno diretto a Voltri e sì questa volta sono sicura del nome, l'ho visto nel biglietto. Mentre aspettiamo nel binario 2 un signore con un macchina fotografica ci chiede se vogliamo una foto.
Due sorrisi e un flash.

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Fu lì che il mio cuore seppe di amarlo.

Io che odiavo viaggiare e separarmi dalla mia famiglia, avevo preso un treno per andare nella casa di una sconosciuta.

Io che non gradivo la  prenseza di molta gente intorno a me, ero finita circondata da un mucchio di persone che aspettavano il mio stesso treno.

Io che odiavo spostarmi in estate per via dell'afa, ero ora tutta sudata e spettinata.

Io che rifiutavo sempre le foto, mi trovavo abbracciata a questo ragazzo, a volte silenzioso, a volte chiacchierone, a volte dolce, altre distante. Sorridevo e forse lo facevo perché ero felice.

- Va tutto bene? - mi chiede Carlo.
Trasalisco dai miei ricordi mentre saliamo in macchina.
- Sì, si, certo-

- Sarai stanca, ti porto a casa e potrai riposare- mi dice con tono incerto, forse era più una mezza domanda.

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