Tommaso

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La vedi quella stella? È la stella della felicità, un giorno la raggiungerai e io sarò la persona più felice di questo mondo.

Rivedo i suoi capelli lunghi e splendenti, il suo caloroso sorriso, mentre allungo la mano verso di lei, qualcuno mi prende dalle spalle e mi trascina, mi strattona.

Le luci si fanno via via più tenue fino a scomparire, l'odore dell'ambiente è troppo familiare, le voci che seguono pure.

Anche lei se ne andrà, come hanno fatto tutti, dov'è Luca per salvarti?
LUCA, LUCA, LUCA.

Hai perso, di nuovo.
Sei solo, e lo resterai per sempre.

Mi risveglio sudato e agitato.
Mi volto per essere sicuro che lei sia ancora qua e il mio cuore prova un rapido sollievo nel vederla appisolata al mio fianco.

Perché?
Perché non mi lasciano in pace.

I ricordi di quel orfanotrofio li odio profondamente.

Mi fanno tornare alla mente anni passati solo, in cui ero chiuso, sordo ad ogni stimolo, e poi gli anni della crescita, la mia ricerca fissa del brivido, le sfide, il gioco con le carte, tanti errori.

Moki tende le sue orecchie e si stira un po' prima di venire sopra di me. Mi lecca e lo lascio fare.

Mi alzo e mi sciacquo la faccia.
Alla vecchia maniera metto un po' di dentifricio nelle dita e mi lavo come posso i denti, aggiungendo alla fine gli sciacqui con il collutorio.

Metto il guinzaglio al cane e lo porto con me a passeggiare. È ancora tutto buio, non sono neanche le sei del mattino. Camminiamo per molto, un po' rido dentro di me, qualche mese fa stavo per investire una ragazza e un cane, e ora sto portando quest'ultimo a passeggio e quell'angelo mi ha preso con sé.

Quando stiamo tornando indietro sento un buon odore, e voltandomi a destra vedo un panificio aperto, entro e una donna molto gentile e con un sorriso stampato mi accoglie, all'inizio mi turba, ma tengo a mente i suoi insegnamenti, Ester mi ha detto di ricambiare, un po' in imbarazzo le sorrido.

- Vorrei due brioche, grazie- meglio del previsto, non è così difficile.

Mi chiede il gusto.

- Oh, giusto, non so cosa le piaccia...- lo dico molto a bassa voce ma credo che lei mi senta.

- Sei molto caro a portare la colazione alla tua fidanzata, sono sicura che al cioccolato vada bene, vedrai-

La ringrazio ancora ed esco con una strana emozione.
Forse le persone sono sempre state gentili con me ma non me ne ero mai accorto.

Entro a casa e la vedo mezza inginocchiata, si sta allacciando una scarpa mentre infila una felpa. Mi fa ridere.

Mi piace guardarla, è sempre bella, come fa?

È comodo stare in mezzo alle sue braccia, un posto sicuro, caloroso.
Un posto che non voglio perdere.

È profonda, la storia mi piace e sono sicuro che è così perché ha messo qualcosa di suo nel racconto. Vedere che ha ancora speranza, che ci prova, senza esitare, che si butta, che cerca la sua luce verde, mi fa sentire un po' un vigliacco, io ho sempre allontanato quel concetto dalla mia vita.

La mia giustificazione è sempre stata se non speri, nessuno potrà più deluderti.
Ripenso a un caloroso estate di due anni fa, eravamo a Palermo, in spiaggia, molte famiglie si stavano già sistemando, nonostante fossero le sette del mattino. Luca e io dovevamo parlare.
- Questo non è ciò che voglio, non più, non avrò avuto una madre e un padre che mi chiedono se ho fatto i compiti, che vogliano conoscere la mia fidanzata, che si preoccuppino per la mia salute, ma siamo grandi abbastanza per capire quale vita ci aspetta se continuamo così-

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