Capitolo 30

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La mattina dopo mi svegliai a causa di un forte rumore. Dopo essermi rigirata nel letto, notai che Simone non era più accanto a me e quindi guardai l'orario sul mio telefono. Non era molto tardi e avrei comunque preferito dormire di più, ma volevo sapere dove si fosse cacciato il biondino e che cosa fosse stato quel rumore. Quindi mi alzai e scesi in soggiorno, dove però non trovai nessuno. Allora mi recai in cucina e vidi che Simone era ai fornelli e mi dava le spalle. Era intento a canticchiare una canzone e si muoveva di quà e di là con molta dimestichezza.
《Buongiorno》lo salutai, avanzando verso il frigorifero per bere l'acqua.
《Buongiorno, piccola》ricambiò il saluto, voltandosi per vedermi meglio.
《Che fai?》chiesi.
《Ti sto preparando la colazione... I tuoi genitori sono usciti da poco per fare delle commissioni e mi hanno detto che oggi andremo a pranzo a casa di tuo zio John》
Annuii e poi mi avvicinai per vedere cosa stesse preparando, ma lui me lo spiegò subito 《Uova strapazzate, bacon e pancake... e in frigo c'è anche del succo d'arancia! Colazione americana solo per te》sorrise.
《Grazie, non dovevi》ricambiai il sorriso.
《A Natale sono tutti più buoni!》
《Chi sei? Babbo Natale?》risi, contagiando anche lui.
《Cos'era quel rumore prima?》chiesi, cambiando argomento.
《Ho aperto uno stipo e una pentola mi stava per cadere addosso... Ma ho fatto in tempo a spostarmi e a non prenderla in faccia》
Scoppiai a ridere, immaginandomi la scena, e lui mi guardò male.
《Ti saresti rovinato quel bel faccino che ti ritrovi》lo presi in giro, cercando di smettere di ridere.
《Non sei divertente》
《Mi hai fatta svegliare però》
《Era anche ora che ti alzassi! Dormigliona》disse, prendendomi la faccia con due mani e lasciandomi un bacio sulla fronte.

Facemmo colazione insieme e continuammo a sfotterci per tutto il tempo, come due bambini. Amavo stare in sua compagnia, perché lui mi faceva stare bene, sempre. A mezzogiorno tornarono i miei genitori insieme a mia sorella e corsi in camera a cambiarmi per il pranzo. Indossai un maglione bianco molto lungo, che mi arrivava fino a metà coscia e che utilizzavo come vestito, delle calze non molto pesanti e degli stivaletti col tacco. Mi truccai come al solito, indossai i miei braccialetti e l'orologio e cercai di rendere i miei capelli presentabili. Mia sorella, invece, indossò un completo formato da una gonnellina molto ampia rossa e una camicetta bianca in pizzo, abbinato a delle calze e delle ballerine rosse. Mi chiese, infine, di truccarla e di farle una treccia.

Dopo pranzo, nel pomeriggio, io e Simone andammo a fare una passeggiata sulla spiaggia. Per fortuna quel giorno il sole splendeva alto nel cielo e non faceva molto freddo, ma c'era vento e il mare non era affatto calmo. Ci sedemmo sulla sabbia, non molto distanti dalla riva, uno accanto all'altro.
《Perché te ne sei voluta andare da casa di tuo zio?》mi chiese, improvvisamente.
《Volevo stare un po' con te, senza che nessuno possa interromperci... e devo anche parlarti di una cosa》spiegai, continuando a guardare l'enorme distesa d'acqua.
Era finalmente arrivato il momento di parlare di noi due, della nostra relazione, e di dirgli che lo amavo ancora. Avevo aspettato anche troppo.
《Anche io devo parlarti di una cosa》disse, sorprendendomi.
Forse dovevamo dirci la stessa cosa, oppure no. Il mio cuore cominciò a battere più forte nel petto e l'ansia aumentò. Simone era sicuramente più coraggioso e più schietto di me, quindi preferii che fosse lui il primo a parlare.
《Ah... Allora inizia tu》
《Sicura?》
《Sì, per favore》risposi, impaziente.
《Allora... Siccome sto cercando di recuperare il mio rapporto con te in tutti i modi, penso che sia doveroso raccontarti di una cosa successa prima che tu entrassi nella scuola》si fermò, guardandomi, ed io lo incitai a continuare.
《Voglio essere sincero, perché meriti di saperlo... Ma promettimi che non ti arrabbierai》mi prese per mano.
《Mi stai facendo preoccupare...》dissi, lasciando la presa.
Lui abbassò lo sguardo e sospirò, allora lo abbracciai per fargli forza. Mi stava spaventando e non poco... Ero curiosa di sapere cosa mi dovesse dire e allo stesso tempo non volevo saperlo.
《Il giorno della nostra rottura, la sera stessa, stavo troppo male e Luca, che era l'unico a sapere di noi due, ha insistito per farmi uscire con lui e gli altri... voleva farmi distrarre. Siamo andati in un locale e abbiamo cominciato a bere... Diciamo che mi sono lasciato andare un po' troppo ed ho esagerato...》si fermò un secondo e poi continuò 《Non so come, non me lo ricordo nemmeno... ho baciato Carmen e stavamo quasi per...》
《C-Cosa?!》balbettai, allontanandomi da lui.
《Ma ci siamo fermati subito, perché Luca ci ha visti e ci ha allontanati! È stato solo un bacio, niente di più. Eravamo ubriachi. Non volevamo, credimi! 》mi implorò, prendendomi di nuovo per mano.
《E perché non me lo hai detto prima?》chiesi, asciugandomi una lacrima dalla guancia. Non mi accorsi nemmeno di aver cominciato a piangere... Non mi aspettavo minimamente una notizia del genere. Era stato come strappare un cerotto, troppo velocemente.
《Non lo so... da quando sei tornata, le cose stavano andando bene tra di noi e non volevo che pensassi che sono come quei tipi che passano da una ragazza all'altra così velocemente... Emma, ti giuro che non ho mai smesso di amare te. Non provo niente per Carmen! Ti ripeto che eravamo ubriachi》
《Ho bisogno di stare sola... scusa》sussurrai e poi corsi via.

Non avevo una meta precisa. Quella notizia mi aveva veramente scossa e ferita. Sapevo che non era colpa sua e che ero stata io a provocare tutto ciò. Ero stata io a lasciarlo e a farlo soffrire in quel modo. Non me lo sarei mai perdonato... Simone aveva sempre avuto quella attitude da ragazzo freddo, strafottente e forte, ma in realtà era solo una corazza. Conoscendolo, ho capito quanto sia dolce, sensibile e fragile.
Però mi aveva tradita... anche se non stavamo più insieme quando è successo. Ma faceva lo stesso male sapere che un'altra ragazza avesse potuto anche solo baciarlo o toccarlo...
Dopo aver vagato un po' senza sosta, mi sedetti nel parco e cercai di calmarmi e di mettere fine alla moltitudine di pensieri che stavano turbando la mia mente. Cercai di guardare il lato positivo della cosa: aveva detto di non aver mai smesso di amare me. Tutti commettiamo degli errori... Ma non era stata colpa sua. Io avevo sbagliato a lasciarlo e a farlo soffrire. La colpa ti tutto questo era solo mia. Lui mi aveva perdonata, ma io non sarei mai riuscita a perdonare me stessa.

Decisi di ritornare a casa mia. Non sarei mai andata a casa di mio zio, dove c'erano tutti, perché avrebbero subito capito che c'era qualcosa che non andava e mi avrebbero riempita di domande. Avrei piuttosto preferito stare nella mia stanza e aspettare che i miei genitori e mia sorella tornassero a casa.
Qualche ora dopo sentii la porta di casa aprirsi e poi richiudersi. Dovevano essere i miei, quindi scesi le scale e andai a controllare. Con mia grande sorpresa non trovai i miei genitori, ma soltanto Simone seduto sul divano e con le mani sul viso. Non si era accorto della mia presenza, quindi rimasi ad osservarlo e poi mi sedetti accanto a lui. Notai che stava piangendo... e lui non lo faceva quasi mai. Mi sentii ancora più in colpa, quindi lo abbracciai e lui mi strinse forte a sé. Tra le sue braccia ebbi modo di sfogarmi in un pianto liberatorio.
《Scusa... Perdonami, davvero. È tutta colpa mia》sussurrai.
Lui si allontanò per guardarmi negli occhi e notai la sua espressione confusa.
《Non è colpa tua... Sono stato io a tradirti. Tu non hai nessuna colpa》
《Io ti ho lasciato e ti ho fatto soffrire... Non merito un ragazzo come te. Mi hai sempre trattata come una principessa, quando non me lo meritavo. Sei stato fin troppo buono con me》sussurrai, ancora tremando.
《Ehi... tranquilla. Io ti amo e non smetterò mai di farlo. Meriti tutto questo e anche altro... Emma, sei una ragazza speciale ed io non ce l'ho con te per avermi lasciato》disse, facendomi sedere sulle sue gambe e accarezzandomi il viso.
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo. Lui mi asciugò il volto dalle lacrime, che continuavano a scendere senza sosta.
《Non piangere, piccola... Il tuo biondino è qui》disse con aria scherzosa, facendomi sorridere.
《Grazie》
《Grazie a te per regalarmi questi splendidi sorrisi》sorrise anche lui, toccandomi la punta del naso con un dito.
《Tu sei bellissimo quando sorridi》
《Solo quando sorrido?》mi prese in giro.
《Anche quando fai lo stupido》risposi a tono.
《Tu sei sempre bellissima... anzi la più bella del mondo, della galassia...》
《Non esagerare!》risi, interrompendolo.
《Non sto esagerando! Tu sei...》questa volta lo interruppi con un bacio. Mi venne istintivo farlo. Mi erano mancate le sue labbra sulle mie, quel calore che mi trasmetteva quando eravamo vicini, le farfalle nello stomaco, i brividi dietro la schiena... Notai che inizialmente era sorpreso, ma poi ricambiò il bacio e mi strinse di più a sé. Ci staccammo quando rimanemmo entrambi senza fiato.
《Questo vuol dire che siamo tornati?》sussurrò, ancora vicino alle mie labbra.
《Un passo alla volta...》sorrisi.
《Se questo è il primo passo, allora non oso immaginare quali saranno gli altri!》esclamò, divertito. Scoppiai a ridere e affondai la testa nell'incavo del suo collo.
《Comunque, signorina... Mi devi ancora restituire i miei vestiti!》
《E se non volessi ridarteli?》
《Allora dovrai sopportare il mio solletico letale!》esclamò, cominciando a toccarmi la pancia.
《No, ti prego!》gli bloccai le mani e poi continuai 《I vestiti sono tutti tuoi》mi arresi.
Sorrise, soddisfatto, e poi disse《Adesso so come ricattarti!》
《Non ti permettere!》gli puntai un dito contro.
《Sei bella anche quando ti arrabbi》rise.
《Smettila!》sbuffai e lo abbracciai di nuovo.

// spazio autrice //

Buon sabato a tutti! Come state?❤
Vi confesso che non sono molto soddisfatta di questo capitolo... Ho impiegato tre giorni per scriverlo, quando di solito ci metto nemmeno un giorno. Non so cosa sia successo... non mi è mai capitato di non riuscire a scrivere😔
Spero comunque che vi piaccia❤

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