JIMIN POV
È da quando sono entrati che non riesco a togliergli gli occhi di dosso. I due si sono seduti ad un tavolino molto distante dalla cassa. So che quello spilungone lo ha fatto sedere lí di proposito per farlo allontanare da me, ma di tutta risposta ho chiesto al mio collega di sostituirmi alla cassa, mentre io mi ritrovo a pulire i tavoli per ascoltare la conversazione.
“Nessuno fotte Park Jimin”.
<<Raccontami un pó di te. Come mai ti sei trasferito?>> sento dire dallo spilungone, che mi porge un informazione importante su un piatto d’argento.
<<Sono un produttore. È un lavoro molto appagante, ma mi costringe a muovermi spesso. Credo che questa volta sará l’ultima peró. Mi hanno assunto in un’azienda locale, che ha sede non molto distante da qui. Non so se la conosci, è quella dei BTS, quel gruppo che ha spopolato anche in America e...>> ascolto con attenzione ogni singola parola, ma sbotto di colpo quando sento nominare i miei Idol preferiti.
<<Hai detto BTS? Non ci credo! Sono i miei idoli!>> dico entusiasta mentre senza permesso mi siedo al tavolo con loro e continuo <<Mi sono tinto di rosa perché il mio ultimate bias ce li ha cosí >> e intanto mi si illuminano gli occhi. Sono sempre cosí quando parlo di loro.
<<Non è che me li faresti conoscere? Ti pregooo>> dico con occhi e labbruccio da cucciolo che solo io so fare. Ma mi ricompongo quando noto che entrambi mi stanno guardando confusi e al contempo divertiti. “Mi sa che ho detto troppo. Adesso penserá che sono un ragazzino rompipalle”.
Senza aspettare una loro risposta, comincio col dire <<Ehm, io mi chiamo Park Jimin, piacere>>.
<<Nessuno te lo ha chiesto>> risponde gelido il mio rivale.
<<È un piacere Jimin. Io sono Jeon Jungkook>> dice voltandosi a guardarmi dopo l’occhiata confusa che ha rivolto allo spilungone.
<<Ora che ti guardo meglio, somigli proprio a quel Park del gruppo. Wow, siete due gocce d’acqua>> mi riempio di orgoglio e gonfio il petto mentre ascolto queste parole.
<<Visto? Assomiglio ad un idol>> mi volto verso lo spilungone ricambiando la sua scortesia con una linguaccia e lui storce il labbro. Sono sicuro che dentro di lui sta rodendo. “Mi dispiace, ma questo bel fusto sarà mio” faccio intendere con le mie espressioni facciali.
All’improvviso, entrambi ci giriamo a guardare Jungkook che divertito è sbottato in una fragorosa risata. La sua risata è come musica.
Scoppiamo a ridere anche noi.
<<Vattene confetto, questo è il mio territorio>> mi dice bisbigliando al mio orecchio lo spilungone antipatico senza smettere di ridere.
<<Andró via dopo di te>> dico a bassa voce in tono finto amichevole.
Le minacce vanno avanti per un pó mentre in ogni modo cerchiamo di farci notare da Jungkook. Lo spilungone, di cui intanto ho saputo il nome, ha detto di essere uno stilista. Ci avrei scommesso, visto il suo completo un tantino esuberante.
“Io sono molto piú sobrio e bello di questo qui, pff” penso mentre ci scambiamo le nostre ormai solite occhiate.
Proprio non mi vanno a genio le persone che vogliono il mio “cibo”. Ho intenzione di mangiare di baci Jungkook dalla testa ai piedi, e non solo…
Forte del fatto che si sia appena trasferito qui da una cittá lontana, mi offro di fargli da guida turistica e finalmente ottengo il suo numero di telefono.
“Se continuo cosí, non ci vorrá molto perché entri nelle mie mutante” sorrido maliziosamente, ma Taehyung rendendosene conto mi sferra un calcio sullo stinco da sotto al tavolo.
<<Ahi! Ma che fai?>> gemo dal dolore e faccio la spia con Jungkook cercando di mettere il mio rivale in cattiva luce <<Questo quí mi ha appena dato un calcio>>.
<<Scusa, non l’ho fatto di proposito. Cercavo solo di accavallare le gambe>> dice il biondo con aria tanto innocente quanto ironica e guadagnandosi una mia occhiata truce. È vero, ho i capelli rosa, ma meglio non mettersi contro Park Jimin.
<<Ragazzi, non fate cosí. Ho capito cosa state cercando di fare>> dice il moro.
<<DAVVERO?!>> sbottiamo all’unisono io e Taehyung in pieno panico.
<<Posso essere amico di entrambi anche se non vi sopportate, state tranquilli>> sorride.
<<Ehm, giá. Hai ragione>> risponde Teahyung con un sorriso accennato, mentre mi sussurra all’orecchio <<Questo qui non ha capito niente. Io voglio solo scoparmelo>>.
<<Giá, ma mi sa che non è per niente gay>> continuo ció che probabilmente è anche il pensiero di Taehyung.
“Oh santo Bugs Bunny, aiutami tu” penso alzando gli occhi al cielo in segno di resa.
<<Scusate ragazzi, ma devo fare un salto all’agenzia. Hanno bisogno di parlarmi>> dice il moro dopo aver letto un messaggio sul cellulare. Quando si alza, ci alziamo anche io e il mio rivale.
Taehyung e Jungkook si stringono la mano.
“Devo fare qualcosa” penso torturandomi le labbra.
Mi avvicino a Jungkook che intanto sta indossando il cappotto e gli stampo un bacio proprio sulla guancia, davanti agli occhi di fuoco del biondo. In realtá, non so perché l’ho fatto e adesso mi sento totalmente imbarazzato.
<<Ehm…>> tentenna Jungkook.
<<Ah>> esclamo quando mi viene in mente una “buona” idea per non sembrare un pazzo. << il mio bis bis, forse bis bis bis nonno, era italiano. Lí si salutano cosí, perció..>>
<<Oh, ho capito, non scusarti. Ci vediamo ragazzi!>> e dopo aver salutato cordialmente sparisce oltre la porta del locale.Restiamo lí. Io mi lascio cadere sulla sedia sbuffando <<Puó esistere un ragazzo simile?>> e appoggio i gomiti sul tavolo, mentre con entrambe le mani sorreggo il mio viso imbronciato.
<<Ehi confetto!>> vengo richiamato dalla voce dello spilungone. <<Meglio che ti levi di torno. Quel coniglio è prenotato e indovina con chi scoperá?>> mi dice calcando sull’ultima parola.
Scatto all’in piedi. <<Scoperá con me>> questa volta calco io sull’ultima parola.
Ci fissiamo. Occhi negli occhi. Se fosse un anime ci sarebbero fulmini e saette ad alimentare i nostri sguardi di sfida.
<<Vedremo!>> sbottiamo insieme.
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I'M YOUR HOME | VKOOK
FanfictionJeon Jungkook si é appena trasferito in una nuova cittá. Di nuovo. Non é mai riuscito ad andare oltre nei rapporti interpersonali a causa dei suoi continui trasferimenti, ma questa volta si ritoverá ad essere conteso da due ragazzi che non gli daran...