Capitolo 22

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Camminava nella sua elegante uniforme, sfilando con quel corpo perfetto, lo sguardo serio e il passo svelto.
Casey Johnson era il frutto proibito di chiunque, con quei lunghi capelli color oro, e gli occhi blu come il mare, era riuscita a far innamorare fin troppi ragazzi all'interno di quell'aeroporto.
Il cameriere al bar continuava a sfoggiare le sue abilità nei disegni con la schiuma del suo cappuccino ogni singola mattina, nell'invano tentativo di impressionarla, e anche quando Casey senza mostrare il minimo apprezzamento, rovinava il suo lavoro gettando quantità industriali di zucchero nella sua tazza, il ragazzo da dietro al bancone continuava a penderle dalle labbra senza alcuna dignità. Per non parlare di quanto sembrasse ridicolo e seccante ai suoi occhi, il logorroico agente della zona controlli che imperterrito non la lasciva mai in pace un attimo, continuando a raccontarle la stessa identica storia della vecchietta salvata da un borseggio ogni qualvolta che Casey dovesse lavorare al suo fianco, certo che nelle vesti di eroe/salvatore di nonnine indifese, avrebbe sicuramente fatto breccia nel cuore della ragazza.
Peccato però che Casey non fosse minimamente interessata a nessuno di loro. In realtà sembrava non importarle proprio di nessuno. Negli ultimi tempi era diventata così apatica e indifferente a qualunque ragazzo le si avvicinasse, che quasi iniziava a chiedersi se davvero ci fosse ancora un cuore dentro di lei a mantenerla in vita. Si sentiva così sola e annoiata che aveva quasi dimenticato cosa si provasse ad essere felici.
Non ricordava nemmeno l'ultima volta che poteva dire di esser stata davvero felice.
Tutto questo la rattristava terribilmente, ma sebbene le numerose opportunità che le si presentavano davanti di continuo, Casey non riusciva nemmeno proprio ad essere felice. Si rifiutava perfino di tentare, preferendo la solitudine e la monotonia a qualunque forma di divertimento avrebbe potuto trovare in tutti quei ragazzi.
Si chiese se tutto questo fosse in qualche modo colpa di Peter, come sempre, e in quell'esatto momento la figura di un ragazzo alto, dalle spalle larghe e dalla testa dorata, per metà nascosta sotto un berretto nero, la fece imbambolare.
"Ehi c'è Cas, vai da lei!" esordì Evan guardando con la coda dell'occhio la ragazza seduta al bancone, e dando un colpo alla spalla del suo amico.
Peter si voltò istintivamente, e quando la riconobbe, non poté fare a meno di sorridere. Ma Casey, che era stata beccata a fissarlo, distolse lo sguardo imbarazzata, non preoccupandosi minimamente di ricambiare quel sorriso.
"Va' da lei!" insistette ancora Evan, dando una spinta al suo amico.
Così Peter si diresse verso la ragazza, non smettendo di sorridere e muovendosi sicuro di sé in quella divisa che sembrava essergli stata cucita addosso.
"Ehi!" la salutò imbarazzato, portandosi una mano dietro il capo agitato.
Casey, che stava fingendo di non averlo affatto notato, al suono della sua voce, si raddrizzò sul posto sollevando lo sguardo su di lui. "Peter" lo salutò, mentre le sue gote arrossivano.
La ragazza notò Evan a pochi passi da loro, così sorridendogli lo salutò con un cenno della mano solare come sempre.
"Crede che mi colpirai in faccia da un momento all'altro, non lo farai vero?" le chiese fingendo di essere sul serio preoccupato.
Lo guardò inarcando un sopracciglio sorpresa "Tu non darmi nessun motivo per farlo" lo avvertì.
Peter accennò una risata non poi così tranquillo "È così che tratti chi non ti ha mollato nemmeno per un attimo durante il tuo post-sbronza? È un pugno in faccia che merito?" scherzò il ragazzo.
"Mi stai davvero chiedendo cosa penso che tu meriti?" chiese Casey, guardandolo di sottecchi.
Peter aggrottò le sopracciglia sorpreso da quella risposta, mostrando un chiaro segno di delusione sul viso, sul quale improvvisamente era sparito anche l'accenno di un sorriso.
"Non ti colpirò" disse poi Casey sospirando, e guardando oltre le spalle del ragazzo, verso un gruppo di passeggeri.
"Va tutto bene?" le chiese Peter, piegandosi sul bancone, l'espressione preoccupata.
Casey fissò il suo sguardo di un freddo blu in quello del ragazzo "Va tutto bene" rispose semplicemente.
"Non è vero" disse Peter, scrutandola con lo sguardo.
"Cosa te lo fa pensare?" chiese Casey, aggrottando le sopracciglia.
"Dimmi che va tutto bene guardandomi negli occhi" al suono di quelle parole Casey si immobilizzò.
Era ciò che le diceva quando sentiva che le stava mentendo, era l'unico modo che Peter aveva per capire davvero quando Casey voleva nascondergli come stesse realmente. Così, sentendosi sotto analisi, e anche tremendamente in imbarazzo, e notando come Peter si ostinasse a comportarsi come se fra i due ogni cosa fosse al suo posto, provò a dimostrargli la veridicità delle sue parole. Così sollevò il capo, e incastrando il suo sguardo con quello di Peter, lo guardò con aria di sfida.
"Va tutto bene" disse solo irremovibile.
Peter deglutì poco convinto "Hai imparato a farlo" le disse poi.
"Cosa?" chiese confusa Casey.
"Mentire guardando negli occhi la persona che hai davanti, non riuscivi a farlo prima, capivo sempre quando si trattava di una bugia" le spiegò, la delusione nei suoi occhi.
Realizzare che qualcosa in lei fosse cambiata da quando non stavano più insieme, lo preoccupava terribilmente. Era come se ogni minimo cambiamento avesse potuto compromettere il modo in cui Casey lo avrebbe guardato, il modo in cui gli avrebbe parlato.
"Smettila di analizzare ogni mio comportamento, mi fai andare in paranoia!" lo rimproverò.
"Non ti sto analizzando, semplicemente non posso fare a meno di notare che stai cercando di nascondermi qualcosa" le rispose serio, mentre Casey impallidiva.
"Sei irritante Peter" disse Casey, mettendosi in piedi di scatto, sul punto di andare via.
"Ehi, che ti prende?" le chiese preoccupato e colpito dal suo atteggiamento, piazzandosi di fronte a lei e impedendole così di proseguire.
"Ho detto che va tutto bene, lasciami in pace!" ripeté Casey, mentre lo sguardo le accese il viso.
"Cas, non va affatto bene, non provare a nasconderlo. Se non vuoi dirmi cosa succede smetterò di chiedertelo, ma non allontanarmi, non ancora una volta" la implorò, lo sguardo ferito e stanco.
"Devo andare" disse con voce tremante, voltandosi istantaneamente per poi correre via, lasciandolo da solo ancora una volta.
Peter rimase immobile guardandola andar via, arrabbiato, deluso e preoccupato. Lo faceva andare fuori di testa, sapere che qualcosa la turbasse ma allo stesso tempo sentirsi continuamente rifiutato, come se qualunque suo tentativo di aiutarla fosse destinato a fallire già in partenza. Si sentiva impotente, inutile, e il modo in cui continuava ad allontanarlo, nonostante quello che fosse successo negli ultimi giorni fra i due, non faceva che alimentare la rabbia in lui.
Le rivolse un ultimo sguardo, mentre si accorse come orgogliosa Casey si asciugava gli occhi umidi, preoccupandosi di non farsi notare da nessuno. Trattenne un ringhio, poi sentì Evan avvicinarsi e poggiargli una mano sulle spalle, nell'invano tentativo di confortarlo.
"Cos'è successo?" gli chiese preoccupato.
Peter fissò i suoi occhi verdi colmi di lacrime in quelli di Evan, tentò di ricacciare dentro la disperazione strofinandosi il palmo della mano contro il viso, poi aprì bocca "Finirà davvero per colpirmi stavolta, ma non m'importa" esordì iniziando a muoversi verso la direzione in cui aveva visto correre via Casey.

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