Capitolo 26

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"Look at the stars,
look how they shine for you
and everything you do
Yeah, they were all yellow"
Yellow, Coldplay

"Avanti, non preoccuparti! Ian tornerà tra qualche ora, e Maddie si comporta già come se non fossimo sorelle e non vivessimo sotto lo stesso tetto, figurati se si preoccuperà minimamente di te!" gli disse, scendendo dall'auto entusiasta, per poi poggiarsi allo sportello nell'attesa che Evan facesse lo stesso.
Il ragazzo sospirò, non poi così convinto che seguirla in casa fosse davvero una buona idea, poi si arrese "Dove hai detto che sono i tuoi?" le chiese, scendendo anche lui dalla sua auto, e infilando le sue chiavi in tasca.
"Mia madre è fuori città per un campionato di matematica con la sua classe, mio padre invece ha il turno di notte in ospedale" gli ripeté, sorridendogli soddisfatta "Ed Ian? Sei sicura che è uscito? Se dovesse trovarmi qui a quest'ora, dopo l'ultima volta-" Hazel alzò gli occhi in cielo, prendendolo per mano e trascinandolo verso la porta d'ingresso.
"Evan, sta' tranquillo" gli disse, voltandosi di scatto verso di lui, e poggiando le sue spalle contro la porta ancora chiusa "Voglio solo che tu veda una cosa, l'ultima sorpresa per oggi, lo prometto" continuò, guardandolo dal basso verso l'alto con quei suoi occhioni marroni luminosi, il sorriso stampato sul suo volto.
Evan inarcò un sopracciglio, carezzandole la linea del suo contorno viso con una delicatezza che fece rabbrividire Hazel istantaneamente, le sorrise, poi annuì cedendo, così la mora si voltò di nuovo, e infilando le sue chiavi nella serratura della porta, con un gesto scaltro la aprì.
Senza preoccuparsi di poter svegliare Maddie al piano di sopra, o Aaron nella sua cuccia sul retro, si tolse i suoi stivaletti gettandoli ai piedi dell'attaccapanni, posò le chiavi sul tavolino di cristallo, e lanciò la sua giacca sul divano a pochi passi da lei, il tutto facendo più chiasso di quanto ne avesse fatto l'auto di Evan parcheggiandosi davanti il vialetto.
Il moro, che aveva fatto attenzione a non sbattere la porta d'ingresso alle sue spalle, e adesso si preoccupava di non fare troppo rumore col suo passo pesante, la guardava zitto implorandola di fare più piano, e pregando che sua sorella Madison non scendesse da un momento all'altro assonnacchiata. Ci teneva davvero a conoscere la più piccola dei Donovan, ma avrebbe di certo preferito presentarsi in un altro momento, e non quando nel bel mezzo della notte si intrufolava di nascosto in casa sua.
Hazel, che era scesa di qualche centimetro dai suoi stivaletti, lo guardava divertita, e già in cima alle scale gli faceva segno di raggiungerla. Cercando di non preoccuparsi troppo, e di concentrarsi solo su di lei, si affrettò a salire le scale velocemente ma in silenzio. La seguì fino in camera sua, e non appena entrato nella grande stanza sorrise, riconoscendo quel luogo ormai così accogliente e familiare. Hazel si gettò di peso sul suo letto, facendo tremare le molle del materasso sotto di lei, poi notando Evan imbambolato e fermo ad ammirare l'intera stanza attorno a lui, richiamò la sua attenzione tirandogli un peluche, che però vista la sua pessima mira, finì invece per colpire una fotografia appesa alla parete esattamente dietro Evan, così nell'esatto istante in cui spaventato si girò, ecco che la fotografia cadde rovinosamente a terra.
Il tonfo della caduta spinse Evan a precipitarsi a chiudere la porta velocemente, ancora una volta preoccupato di svegliare Madison, nella stanza di fronte a quella di Hazel.
Sentì la mora scoppiare in una fragorosa risata, mentre divertita e intenerita allo stesso tempo, continuava a guardarlo seduta sul suo letto.
"Rilassati, Madison ha il sonno pesante" lo rassicurò, facendogli spazio sul letto.
Sospirando Evan si incamminò verso il grande letto, si tolse le sue vans con un gesto veloce, poi si sedette accanto a lei.
Si sdraiarono l'uno accanto all'altra, sospirarono simultaneamente, poi fissarono lo sguardo sul soffitto spiovente sopra i loro visi. Hazel avvicinò una mano a quella di Evan, che gliela strinse forte, non distogliendo lo sguardo dal soffitto bianco. La luce gialla dei lampioni sulla strada, attraversava le serrande della grande finestra dietro di loro, proiettando il disegno di una stramba ombra sulla parete davanti a loro.
"Com'è vivere in una base militare?" gli chiese curiosa, giocando con le sue dita, ma non guardandolo nemmeno con la coda dell'occhio.
Evan colpito tardò a rispondere, le strinse la mano sollevandola sopra il suo fianco sinistro, poi disegnandole qualcosa sul palmo con un polpastrello, provò a rispondere "È noioso, la maggior parte delle volte. Se non fosse per i ragazzi e il sergente Cooper, che è più simile ad un amico che ad un mio superiore, probabilmente avrei già preso le mie cose e scelto di prestare servizio continuando a vivere nella mia casa" le spiegò "Il cibo fa schifo, sebbene spesso io provi a cucinare qualcosa di commestibile durante i miei turni alla mensa. Ci sono orari molto rigidi da rispettare, un bagno in comune per tutti i ragazzi che vivono nello stesso piano, e i rimproveri quotidiani e spesso esagerati di capitani presuntuosi che la maggior parte delle volte abusano solo del loro potere" continuò "Insomma, è davvero fantastico vivere in caserma!" concluse, facendo ridere Hazel.
"Perché hai scelto di vivere lì?" gli chiese confusa, aggrottando un sopracciglio.
"Pensi che vivere coi miei sia davvero meglio che vivere coi miei migliori amici?" scherzò. Hazel credeva davvero che lo fosse. "Non mi dispiace così tanto vivere lì, in fin dei conti laggiù ho la mia seconda famiglia, i miei spazi, e in qualche assurdo modo mi sento davvero più libero e indipendente. Se prestassi servizio pur continuando a vivere coi miei, non saprei come allenarmi, esercitarmi, o gestire il mio tempo libero. Immagina quanto ancora più tardi potrei fare se non avessi il sergente Cooper o Peter, a buttarmi giù dal letto ogni mattina" la fece riflettere accennando una risata, consapevole del suo serio problema con la lunga serie di ritardi che aveva al suo seguito.
"Mi piacerebbe vedere il posto in cui vivi: la mensa, il campo d'addestramento, per non parlare del... poligono, giusto?" gli chiese Hazel, mettendosi seduta e facendo sobbalzare Evan ancora sdraiato.
Le sorrise, poi sollevandosi piano, rispose "Non hai ancora vinto la nostra scommessa!" le ricordò, ammiccando un sorriso sghembo.
"Ma accadrà presto" lo avvisò mettendosi in piedi, e posizionandosi davanti la grande finestra, l'ombra del suo corpo disegnata sul pavimento.
Mentre Hazel stava in piedi lì colpita da quella strana luce così artificiale ma anche così ammaliante, Evan rimase in silenzio a guardarla per qualche secondo, finché non la vide spalancare la finestra e alzare la serranda, facendo un chiasso tremendo.
"Shhh!" la rimproverò scattando in piedi e poggiando le sue grandi mani su quelle di Hazel che tenevano stretta l'avvolgibile.
"Dio sembri mia madre che mi intima di stare zitta quando in tv mandano quelle assurde telenovele spagnole" gli disse, mentre Evan le liberava piano le mani.
Senza ricevere risposta, saltò sul davanzale della finestra, portando le gambe verso l'esterno "Cosa diavolo fai?" quasi strillò Evan non riuscendo a trattenersi, acchiappando il corpo esile di Hazel fra le sue braccia e trattenendola verso l'interno.
Hazel scoppiò a ridere, lasciandosi abbracciare e trovandolo incredibilmente dolce e protettivo "Non tenterò il suicidio gettandomi dalla finestra, non sarebbe una morte abbastanza originale e degna di una psicopatica come me, non credi?" gli chiese tranquilla ancora lì seduta sul davanzale. Con gli occhi sgranati dallo spavento, il volto pallido, e le braccia ancora attorno alle spalle della mora, si girò a guardarla incredulo "Tu sei davvero da internare" le disse piano, le labbra a pochi centimetri dal viso di Hazel, che imbambolata continuava a fissargliele. Spostò lo sguardo sui suoi occhi blu, poi con un sorriso inquietante ad illuminarle il volto disse "E non hai ancora visto niente".
Piantò i polsi sul davanzale, lasciando penzolare le gambe dalla finestra, l'unica dalla quale si poteva scorgere un po' di luce fra tutte quelle della grande casa, poi con una spinta in avanti, si buttò.
Con un gesto scaltro Evan la prese per un polso, e solo quando la vide in piedi davanti a lui, notò il tetto tappezzato di tegole sotto i piedi scalzi della ragazza.
Tenendola ancora stretta per un polso, spostò lo sguardo dal corpo perfettamente diritto e stabile di Hazel, al suo viso, mentre la mora cercava ad ogni costo di non scoppiare a ridergli dritto in faccia.
"Ah" disse solo Evan, guardandola sorpreso "Credevo non ci fosse nulla, quaggiù" continuò, indicando col capo il tetto sotto i piedi della mora.
Hazel riuscì a trasformare quella che sarebbe stata una rumorosa e inappropriata risata, in un sorriso intenerito e colpito, poi con la mano libera, prese quella di Evan che non ancora mollava la stretta sul suo polso, e stringendola forte, lo invitò a raggiungerla.
"Vieni fuori" gli disse, mentre lo guardava emozionata.
Senza pensarci un attimo Evan poggiò una mano sul davanzale, e con un salto agile e deciso, oltrepassò la finestra. In piedi dietro la mora, si aggrappò ai suoi fianchi, sollevando lo sguardo verso la strada costeggiata da bellissime villette su entrambi i lati, e rimanendo incantato da quel quadro urbano così familiare e suggestivo.
"Seguimi" gli disse, iniziando a camminare fra le tegole. Si sedette con le ginocchia strette al petto, stringendosi nella sua giacca. Dalla coscia che l'abito di Hazel aveva lasciato scoperta, Evan notò la pelle d'oca estendersi lungo tutta la gamba, così la seguì sedendosi accanto a lei, e circondando le sue spalle in un abbraccio, nel tentativo di proteggerla da quel leggero vento fresco.
La sentì posare il capo sulla sua clavicola destra, così poggiò il mento sui suoi capelli, e dolcemente iniziò a carezzarle il volto. Hazel chiuse gli occhi, respirando profondamente "Di solito la sera, prima di mettermi a letto, esco sempre qui fuori per stare un po' da sola e rilassarmi" gli spiegò, tenendo sempre gli occhi chiusi.
"È il mio posto" continuò, schiudendo le palpebre, certa che se avesse tenuto ancora per poco gli occhi chiusi, lì comodamente poggiata su Evan, avrebbe sicuramente finito per addormentarsi.
"Mi piace" esordì il ragazzo, continuando a guardarsi intorno affascinato.
"È tranquillo, e si possono vedere le stelle" disse, alzando gli occhi verso il cielo notturno. Hazel lo seguì, poi sorridendo, si fermò a guardare il viso di Evan, non preoccupandosi delle stelle che luminose spiccavano in mezzo al nero della notte.
Quando Evan se ne accorse, inarcò un sopracciglio imbarazzato, non riuscendo a nascondere le sue gote rosse nemmeno nell'ombra che la casa dietro di lui gli proiettava su un lato del viso.
Hazel sorrise "Non riuscirò mai ad abituarmi" disse senza alcun imbarazzo e non distogliendo minimamente lo sguardo dal suo viso. Evan aggrottò le sopracciglia "A cosa?" le chiese confuso.
"A te" rispose subito Hazel, continuando a sorridere imbambolata. "È una buona cosa?" le chiese ridendo.
"Evan tu non hai molta autostima, non è vero?" gli chiese. "Autostima?" ripeté il ragazzo.
"Non hai idea di che cosa sia" scherzò la ragazza ridendo "Cosa pensi di te quando ti guardi allo specchio?" gli chiese poi seria.
"Non ho mai il tempo di farlo per bene, sono sempre di fretta, lo sai" scherzò il moro.
"Sul serio, Evan. Quando ti guardo penso che tu sia davvero bello. Ogni volta che ti guardo sembri diventare sempre più bello. E non sto parlando solo del tuo aspetto, perché insomma, oggettivamente sei davvero bello" ripeté ancora una volta quella parola, arrossendo rapidamente e non riuscendo a guardarlo in faccia, mentre Evan sorrideva "Hai un corpo perfetto, un sorriso dolcissimo e degli occhi" non riuscì a completare la sua frase, adesso che aveva riacquistato il contatto visivo con quegli occhi blu come l'oceano. "Ma tu Evan sei bello in tutti i sensi. E la tua umiltà, il fatto che tu non riesca nemmeno a sentirmi dire quanto io ti trovi bello, ne è la perfetta dimostrazione" gli spiegò.
Colpito e lusingato, era rimasto ad ascoltarla attento, e soltanto quando Hazel ebbe finito, provò a dire qualcosa "Nessuno me lo aveva mai detto prima" le confessò.
Hazel inarcò un sopracciglio "Mi prendi in giro? Nessuno aveva mai fatto apprezzamenti sul tuo aspetto fisico?" gli chiese incredula.
Evan sorrise "Nessuno mi ha mai definito una bella persona" si spiegò meglio "Mi hanno detto che sono un incredibile cecchino, un eccezionale cuoco, uno dei soldati più forti della mia base, un ottimo chitarrista, ma mai mi avevano chiamato bella persona" continuò stupito.
"Non capisco perché nessuno lo abbia mai fatto" gli rispose confusa Hazel.
"Probabilmente non avrebbe comunque avuto la stessa importanza che ha adesso per me, sentirmelo dire da te" le confessò sincero, guardandola negli occhi.
Hazel sorrise, sentendosi onorata e avvertendo il suo cuore sciogliersi nel petto, poi posò di nuovo il viso sul petto del ragazzo, che con le braccia tese dietro la sua schiena, sorreggeva il corpo esile della ragazza.
"Succede anche a me" disse poi Evan, guardando la strada sotto di loro.
"Mh?" mugugnò Hazel, chiudendo gli occhi stanca ma ancora sveglia.
"Ogni volta che ti guardo sembri inevitabilmente più bella, e non riesco a capire come questo sia possibile" le confessò entusiasta.
Hazel aprì di colpo gli occhi, il viso ancora contro il petto di Evan "Non la penserai ancora così quando fra poco mi toglierò questo vestito, e indosserò il mio largo e comodo pigiama rosa" gli disse, accennando una risata.
Evan sorrise divertito, poi proseguì "Tutte le volte che mi è capitato di incontrare una bella ragazza, qualcuno di simpatico e gentile, non riuscivo mai ad andare oltre, a legarmi in qualche modo a ciò che si celava dietro un bel viso incipriato ed un modo di fare attraente. Nessuna mi andava bene, e niente poteva essere più frustrante. Mi sono sempre chiesto se il problema fossi io, se avessi delle aspettative troppo alte, e chiaramente non sto parlando di aspetto fisico" continuò a pensare ad alta voce Evan, abbandonando velocemente l'immagine di Hazel con un bizarro pigiama rosa indosso nella sua testa.
"Non hai aspettative troppo alte: insomma, stai uscendo con me, dici di trovare bella proprio me!" gli rispose ridendo Hazel.
"Ma adesso che ho incontrato te, ho capito che se ho dovuto aspettare fino a questo momento, per sentirmi finalmente legato a qualcuno, significa che non c'è alcun problema in me, è che è tutta una questione di tempo e pazienza" la ignorò, continuando a blaterare.
"Se avessi saputo che tutti quei tentativi falliti, tutte quelle volte che ho pensato di rimanere solo per il resto della mia vita, alla fine mi avrebbero portato da te, non ci sarei mai stato così male. D'altronde si racchiude tutto in momenti come questo, non è vero?" le chiese, così Hazel annuì, lasciandosi carezzare il contorno del viso dal suo tocco dolce.
Le sue palpebre si chiusero lentamente, mentre il suo corpo rilassato si addormentava sorretto dal petto di Evan, che incredulo aveva smesso di parlare.
Qualche secondo in silenzio, poi puntando di nuovo gli occhi su quel meraviglioso cielo, e sorridendo alle stelle, Evan aprì di nuovo bocca "Forse mi sto innamorando di te" esordì.
E fu in quel momento che Hazel sgranò gli occhi, sconvolta. "Forse è per questo che riesco finalmente a sentirmi legato a qualcuno, è grazie a te, sei quella persona che aspettavo da tutta una vita" continuò, il tono di voce sincero e emozionato.
Incredula Hazel si sollevò, poggiando una mano sul petto del ragazzo, e posizionandosi davanti a lui "Ti stai innamorando di me?" gli chiese, credendo di essersi sul serio addormentata e di stare semplicemente sognando.
Evan smise di guardare le stelle spostando lo sguardo sul viso di Hazel, adesso davanti a lui, poi sorridendo disse "Credo di sì" le rispose incredulo, gli occhi luminosi. Hazel si leccò le labbra, poi confusa rimase a guardarlo in silenzio per qualche secondo.
Era scossa, era rimasta colpita da quella rivelazione, e adesso non riusciva nemmeno a pensare, figuriamoci a parlare. Evan si stava innamorando di lei, Evan si stava legando a lei, e tutto questo non riusciva a far smettere di sorridere Hazel. Aveva perso la testa per quel ragazzo, si era sentita attratta da lui fin dal giorno in cui per la prima volta si erano rivolti la parola, e quando aveva iniziato a interessarsi a lui, al suo lavoro, ai suoi gusti, e alla sua vita, si era gettata nel vuoto da un alto precipizio dalla quale soltanto Evan avrebbe potuto acchiapparla, salvandola.
E adesso ecco che il ragazzo le aveva afferrato il polso, l'aveva presa salvandola da quella caduta, proprio come poco prima sul davanzale della finestra di camera sua. Le aveva confessato cosa credeva che gli stesse accadendo, e l'aveva tirata su da quella spaventosa altitudine, riponendola in salvo.
Hazel stava già innamorandosi di lui quando curiosa le aveva chiesto con chi si fosse azzuffato, quando si era preoccupata per lui, esaminando attentamente come si fosse conciato la mano dopo aver preso a pugni Logan.
Stava già legandosi a quel ragazzo quando al Jack's bar aveva lasciato che le insegnasse a giocare a biliardo.
Lo aveva trovato già bellissimo quando sul ciglio della strada, le aveva mostrato i suoi demoni, tentando di togliersi di dosso quella medaglia al valore che gli era stata donata, che lo dipingeva agli occhi di tutti, soprattutto a quelli di Hazel, come quel coraggioso eroe che lui non credeva minimamente di essere. Così solo in quel preciso momento, solo ascoltando le parole dolci di Evan, Hazel sentì finalmente di aver capito. Lei lo amava già, amava già ogni cosa di lui, dalla sua ossessione per i Clippers, al modo in cui sorrideva quando qualcuno gli dedicava dei complimenti. Ma soltanto adesso, riusciva ad ammetterlo.
Per settimane aveva negato tutto ogni qualvolta che Casey o Ian avevano provato a farle confessare il suo interesse per lui. E quando finalmente lo aveva fatto, non aveva comunque ancora capito di che genere di interesse si stesse trattando.
Quel tipo di legame che ti spinge a chiederti costantemente cosa fa quella persona, con chi è, e come sta. Se ti pensa, in che modo ti pensa, e se sente quel legame tanto forte quanto lo percepisci tu.
Sorrise, sorpresa e contenta, poi riuscì a dire qualcosa "Quindi pensi che se mi trovi bella, è perché ti stai innamorando di me?" gli chiese ancora.
"Non ho mai trovato nessuna così bella" le rispose. "Io non ho mai portato nessuno quassù" gli confessò Hazel, guardando fisso le labbra di lui.
Lentamente si avvicinò alla sua bocca, prendendogli il viso tra le mani, e posizionandosi a cavalcioni sopra il suo corpo. Posò le labbra su quelle di Evan, chiuse gli occhi, e delicatamente iniziò a baciarlo, come se nessuno dei loro baci fosse mai stato tanto significativo quanto quello.
Evan portò le mani su quelle di Hazel, attorno al suo collo, e quando avvertì in che modo stessero tremando, si accorse di come stava evidentemente soffrendo il freddo la ragazza sopra di lui. Provò a scaldarla, circondandole la vita e abbracciandola, ma il freddo raggiunse anche lui, provocandogli una serie brividi lungo le braccia. Così Hazel si staccò da lui, sorridendogli felice "Stai gelando, non è vero?" le chiese il ragazzo, prendendole poi le mani. La mora annuì, invitandolo a stringerla più forte "Direi che per stanotte abbiamo visto abbastanza stelle" le disse. Così la ragazza si sollevò da lui, Evan la seguì, e prendendole la mano, le fece strada verso la finestra.
Entrò per primo, svelto e agile proprio come il soldato che era, poi porse di nuovo la mano ad Hazel, che stringendola, mise un piede sul davanzale. Si alzò in piedi, abbassò la testa per rientrare dalla finestra, e facendo attenzione a non sbattere contro la serranda non ancora del tutto alzata, e quando con i piedi inchiodati sul davanzale, prese uno slancio per saltare, sbadata e assonnacchiata com'era, cadde finendo rovinosamente addosso ad Evan. Quest'ultimo, perdendo l'equilibrio, barcollò qualche istante, poi cadde a sua volta sul tappeto non poi così morbido sul parquet, finendo con le spalle per terra, ed Hazel ancora una volta su di lui.
"Aia!" ebbe solo il tempo di dire. Trattenendo una risata, Hazel lo guardò negli occhi divertita e colpevole, iniziando a massaggiargli il capo per cercare di alleviargli il dolore alla testa dovuto al colpo. Continuava a ridere e a ripetere "Scusami", non poi così desolata, mentre Evan la fissava divertito sotto di lei.
Poi qualcosa richiamò la loro attenzione, facendogli sussultare per lo spavento "Chi diavolo sei? Sono armata e non ho alcuna paura di spaccarti la faccia!" qualcuno gridò nell'ombra sul ciglio della porta.
Hazel sollevò lo sguardo spaventata, e quando nella penombra vide una figura snella ma non poi così alta, con quella che sembrava una mazza da baseball in mano, si alzò di colpo raddrizzandosi.
"Ti conviene uscire proprio come sei entrato, gettati da quella finestra o chiamerò-" continuò a strillare con un tono terrorizzato.
"Maddie!" parlò Hazel "Sono io! Metti giù quella mazza" la intimò, avvicinandosi a lei. Dopo alcuni istanti Maddie accese la luce, e quando si ritrovò sua sorella dritto davanti a lei, portò la mazza lungo i suoi fianchi, rivolgendo poi un'occhiata curiosa al ragazzo sullo sfondo disteso per terra immobile.
"Hazel?" disse sconvolta "Cosa diavolo facevi fuori?" le chiese "E lui chi è?" continuò, indicando Evan con la sua mazza.
Il moro agitato si mise finalmente in piedi, poi avvicinandosi ad Hazel, provò a dire qualcosa, riuscendo semplicemente a balbettare qualche sillaba in modo indecifrabile. Hazel lo guardò, non riuscendo a fare a meno di sorridere, divertita dal modo in cui imbarazzato Evan si era pietrificato d'un tratto "Lui è Evan" annunciò poi un po' a disagio.
"E sarebbe?" chiese ancora irritante Madison.
"Maddie, che succede? Perché gridavi?" sentirono poi tutti all'arrivo della signora Donovan. Hazel s'immobilizzò d'un tratto, rimanendo zitta a guardare sua madre in camicia da notte che sconvolta assisteva alla scena. Maddie invece continuava a guardare Evan con un sopracciglio inarcato e lo sguardo confuso.
"E tu saresti?" chiese ancora Carol Donovan, fissando sospettosa il ragazzo davanti a lei, che era diventato pallido d'un tratto.
"Ho sentito un forte rumore, pensavo fosse entrato qualcuno in casa, così mi sono precipitata qui" intervenne Madison, gesticolando con la sua mazza in mano.
Passando in rassegna i volti dei tre ragazzi, Carol si bagnò le labbra confusa, poi stringendosi nella sua lunga camicia da notte, ritornò a guardare Evan "Se non sei un ladro, chi diavolo sei?" gli chiese di nuovo.
Evan si fece coraggio, poi nervoso fece un passo in avanti verso Carol e Madison, e porgendo una mano alla donna, disse "S-sono Evan, è un piacere signora Donovan" disse, il tono di voce agitato, la mano che non cessava di tremare e le gote rosse. Carol inarcò un sopracciglio sorpresa, ignorando il gesto di Evan, poi ritornò a guardare sua figlia più grande, che imbarazzata distolse immediatamente lo sguardo, portandosi una mano al collo.
Sospirò, guardò di nuovo la mano del ragazzo ancora sospesa verso di lei, ma si limitò a indicarlo, e con un tono distaccato ma per niente scortese, cominciò a parlargli "Chiunque tu sia, Evan, non credo sia il momento adatto per delle presentazioni. Perfavore torna a casa e lascia che io ritorni a dormire, sono molto stanca e non ho alcuna voglia di-" stava per concludere.
"Vado subito via signora Donovan, mi scusi tanto" disse mortificato e imbarazzato il ragazzo. Si voltò per prendere la sua giacca, poi sorridendo dolce alla ragazza ancora immobile accanto a lui, disse "Buonanotte Hazel" riuscendo a percepire quanto in colpa ed estremamente a disagio si sentisse adesso la mora. "Mi dispiace" gli mimò con le labbra, mentre il ragazzo le dava un veloce bacio sulla tempia.
Evan le sorrise, poi le diede le spalle, e guardando mortificato la signora Donovan e la figlia minore, passò fra loro rapidamente. "Buonanotte signora Donovan" disse, rivolgendole un'occhiata gentile e imbarazzata, e non accorgendosi dell'arrivo di Ian.
"Cosa cazzo sta succedendo?" esordì il moro, facendo capolino sul ciglio della porta "Evan?" aggiunse poi, ritrovandosi davanti il moro. "C-ciao Ian" salutò anche lui balbettando. Poi svelto e passandogli di fianco, uscì fuori dalla stanza, dirigendosi verso l'uscita al piano di sotto. Sentita la porta chiudersi dopo pochi secondi, tutti e quattro i Donovan immobili e zitti all'interno di quella stanza, si guardarono sconvolti non emettendo alcun tipo di suono.
Poi Carol Donovan aprì di nuovo bocca "Domani mattina parleremo di quello che è appena successo" annunciò, puntando un dito contro Hazel "Per adesso ho solo bisogno di dormire" aggiunse, dando le spalle ai tre figli e dirigendosi verso la sua camera da letto. Finalmente Hazel sembrò tornare a respirare, deglutì sconvolta, poi si gettò di peso sul suo letto "Solo ad una squilibrata come te può venire in mente di portare il proprio ragazzo, di cui nessuno sapeva l'esistenza, in casa nel bel mezzo della notte" esordì Maddie, dando le spalle alla sorella e ritornando in camera sua, la mazza che seguiva il movimento del suo braccio destro.
Hazel roteò gli occhi irritata, ma consapevole di quanto effettivamente le si addicesse l'aggettivo squilibrata in quell'esatto momento. Ian nel frattempo, quasi soffocava impegnato a ridere a crepapelle "Cosa diavolo stavate facendo?" le chiese, sedendosi accanto a lei sul suo grande letto.
Hazel emise un verso privo di significato, poi si premette un cuscino contro il viso, sperando di cadere velocemente in un sonno lungo e profondo, che magari le avrebbe pure fatto dimenticare tutto. Non riusciva a credere che quello che era appena accaduto, fosse accaduto sul serio proprio a lei.
Era certa che sua madre fosse ancora in viaggio con la sua classe, e mai avrebbe potuto immaginare che una semplice caduta avrebbe potuto svegliare Maddie, colei che anche con il chiasso delle faccende di casa della signora Donovan, riusciva a dormire senza alcun problema.
"Eppure eravate entrambi vestiti" riflettè ad alta voce Ian, l'indice poggiato sul mento "Evan non era qui per farti compagnia sotto le coperte, non è vero?" chiese sfacciato alla mora. Hazel scoprì piano il suo viso spostando il cuscino, poi con una strana ma divertente smorfia disegnata sul viso, parlò "Non avevano alcuna intenzione di, lui stava solo, noi, argh!" strillò arrabbiata, nascondendosi di nuovo dietro il suo cuscino.
Ian si lasciò scappare una risata "Zel rilassati, non stavate facendo nulla di male!" provò a consolarla.
"Mi odierà a morte!" strillò contro il cotone del cuscino.
"Chi? Evan? Non ne sarebbe capace!" la rassicurò. Così Hazel finalmente si sollevò, mettendosi seduta e posando lo sguardo sul viso di Ian "Credevo che tornasse domani, e porca puttana, Maddie non sente mai nulla quando dorme!" spiegò incredula. Ian sorrise intenerito da quella scena "Non credevo nemmeno che tu fossi già rientrato" aggiunse.
"Non sono mai uscito" le disse ridendo "E sono felice di non averlo fatto, mi sarei perso tutto questo!" Hazel lo incenerì con lo sguardo.
"Scusa" il sorriso sghembo sul viso di Ian.
"Guarda il lato positivo, adesso Evan conosce pure mamma e Maddie, la cosa si fa proprio seria!" provò a sdrammatizzare.
"Adesso mi farà il terzo grado" si lamentò, lasciandosi cadere all'indietro.
"Sì, lo farà! E ti chiederà pure di presentarglielo per bene, ti farà la solita predica sulle giuste precauzioni da dover prendere quando si fa sesso, ti rinfaccerà ancora una volta la tua storia con Noah, e coglierà l'occasione per raccomandarti di non commettere più lo stesso sbaglio" la preparò, lo sguardo divertito.
"Ian, non sei d'aiuto!" disse, dandogli un pugno sul braccio.
"Avanti non fare così! Quel bel faccino avrà sicuramente fatto colpo anche sulla mamma!" provò a rassicurarla di nuovo.
"Non voleva nemmeno entrare, continuava a pregarmi di non fare chiasso" rifletté Hazel.
"Smettila di disperarti: dovrai semplicemente prepararti psicologicamente al discorsetto della mamma, sperare che Maddie non si lasci scappare nulla con papà, e preparare un discorso di scuse per il povero soldato!" la incitò, carezzandole un braccio.
"L'ho portato sul tetto" disse Hazel, ignorando qualunque cosa stesse dicendo Ian, lo sguardo puntato sul soffitto sopra la sua testa. Ian confuso sollevò il capo, curioso di capire cosa diavolo stesse fissando imbambolata sua sorella, poi ritornò a guardarla, "Sul tetto?" le chiese incredulo. Hazel annuì, non spostando minimamente lo sguardo "Tu non hai mai portato nessuno lassù" riflettè Ian.
"Ha detto che crede di starsi innamorando di me" aggiunse poi, raccontando tutto al suo confessore di fiducia.
Ian deglutì, non riuscendo a credere alle sue orecchie. Si distese accanto a lei, imitandola e posando lo sguardo sul soffitto bianco davanti ai suoi occhi "E tu?" le chiese.
"Io?" gli chiese, guardandolo attentamente "Anche tu credi di starti innamorando di lui?" fu più preciso.
Hazel sorrise "Sai già cosa credo" rispose.
Ian le prese la mano, intrecciando le dita con quelle di sua sorella, poi gliela strinse forte, ricominciando a parlare "L'ho sempre saputo" ammise.
Hazel schiuse le palpebre, il sorriso sul suo volto, la mano ancora stretta in quella di suo fratello "Zel?" la richiamò dopo pochi secondi "Sì?".
"Prometti che qualunque cosa accada fra te ed Evan, tu non permetterai che niente e nessuno ti facciano del male ancora una volta" le disse, anche lui chiudendo gli occhi. "Lo prometto" gli rispose, per poi addormentarsi poco dopo lì insieme al suo migliore amico.

Spazio autriceTADAAAN!Penso che questo sia uno dei capitoli più dolci e divertenti che io abbia mai scritto!Hazel e Evan hanno finalmente dichiarato il proprio amore l'uno all'altra, Hazel lo ha portato nel suo posto, Evan si sta lasciando andare ...

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Spazio autrice
TADAAAN!
Penso che questo sia uno dei capitoli più dolci e divertenti che io abbia mai scritto!
Hazel e Evan hanno finalmente dichiarato il proprio amore l'uno all'altra, Hazel lo ha portato nel suo posto, Evan si sta lasciando andare sempre di più grazie a lei, e nonostante il piccolo inconveniente con la
signora Donovan, tutto fra loro sembra andare a gonfie vele!
Mi ritrovo molto nel personaggio di Evan, nel suo passato da anima solitaria e la sua voglia, quasi bisogno, di sentirsi veramente amato, per questo tengo tanto a lui, e a descrivere al meglio quanto lui stia cambiando grazie alla presenza di Hazel.
Chissà se qualcuno di voi leggendo si è rispecchiato nelle parole di Evan, chissà se in fondo, ci sentiamo tutti un po' soli come lui si è sentito prima di incontrare Hazel... Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa pensate di Evan e di tutti gli altri personaggi, così non siate timidi, e fatevi avanti, anche in direct se preferite!
Un bacio ♥️

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