Capitolo 28

90 4 1
                                    

Sceso dal grosso furgone verde mimetico, seguì i suoi compagni che velocemente si dirigevano verso l'entrata dell'enorme aeroporto.
Col suo zaino in spalla, i pesanti anfibi ai piedi, e quegli occhi azzurro ghiaccio illuminati dai raggi del caldo sole, Evan sorrideva, sentendosi sereno. Era da tempo, fin troppo tempo, che non sentiva nemmeno la parvenza di un po' di serenità, e adesso, che percepiva quella tranquillità su ogni singolo centimetro della sua pelle, se la sarebbe goduta fin quando, ancora una volta, non avrebbe deciso di abbandonarlo di nuovo. Perché sebbene si sentisse proprio bene, lì sorridente nella sua divisa, non riusciva a convincersi che questa volta sarebbe durato un po' di più. A suo avviso, presto sarebbe di nuovo ritornato a preoccuparsi, a chiedersi confuso se avesse dovuto firmare o no per ripartire in missione, presto avrebbe dovuto fare di nuovo i conti con i suoi attacchi d'ansia, le sue notti insonni e i suoi incubi, ne era certo, seppur non riuscisse ad accettare ancora del tutto il suo triste destino da eterno infelice. Non se la vedeva proprio bene indosso, tutta quella felicità, così non poteva fare a meno di pensare che presto sarebbe di nuovo svanita nel nulla.
Provando ad ignorare quei cattivi pensieri, sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi quando vide da lontano parlare con un passeggero, colei che poteva ormai definire la sua ragazza. Non ne aveva una da tempo, anzi, probabilmente non ne aveva mai avuta una come lei, ecco perché si sentiva di poter considerare quella con Hazel, la sua prima vera relazione. Le si avvicinò, tenendosi saldo sulla schiena il suo zaino "Ciao piccola" disse, le guance rosse e il sorriso dolce. Hazel si voltò mentre il passeggero si allontanava, lo guardò sorpresa, il sorriso che d'improvviso le illuminò il viso. Non l'aveva mai chiamata così - pensò.
"Buongiorno soldato" ricambiò il saluto, avvicinandosi al suo viso e schioccandogli un veloce bacio sulle labbra morbide.
La ragazza si guardò intorno, accorgendosi solo poco dopo averlo baciato, di averlo fatto proprio davanti a centinaia di passeggeri, oltre ai colleghi, tra cui alcuni suoi superiori, che però sembravano non essersi accorti di nulla. Sorrise sollevata, mentre Evan la fissava sorpreso "Scusa, non avrei dovuto" gli disse, dando un'occhiata ai suoi compagni soldati che stavano ormai attraversando il varco prioritario, diretti verso la piccola caserma militare all'interno dell'area riservata ai controlli di sicurezza.
Il ragazzo rise "Non scusarti, non è proibito baciare un militare in pubblico. Solo la prossima volta assicuriamoci che il sergente Cooper non sia nei paraggi, ok?" le chiese sorridendole "L'ultima volta che ha beccato Peter e Casey a baciarsi sul posto di lavoro, non è finita proprio molto bene per nessuno dei due, specie per Pet" le raccontò, facendola sorridere.
Hazel cercò la sua mano non distogliendo per un solo istante lo sguardo da lui, e quando la trovò, gliela prese incastrando le piccole dita con quelle più grandi e ruvide del ragazzo "Ricordi cosa ci siamo detti l'ultima volta che proprio qui abbiamo parlato?" gli chiese, il sorriso sulle labbra.
Evan provò a ricordare "C'è qualche clausola nei loro contratti che vieta loro di salutare ed essere gentili?" gli ricordò, scimmiottando se stessa.
Evan sorrise al ricordo del giorno in cui per la prima volta si erano scambiati più di qualche semplice parola "Dovrei farti leggere il mio contratto qualche volta... Ti stupirebbe sapere quante cose possa fare in realtà un soldato in servizio!" le disse, la mano ancora stretta nella presa di Hazel.
La ragazza gli sorrise divertita, poi guardando dietro le grandi spalle del ragazzo, ad un tratto mollò la sua mano, si appese ad una spalla , e dandogli un altro bacio, stavolta sulla guancia, lo salutò "Arriva gente" disse "Ci vediamo a pranzo, ok?" gli chiese, mentre già sorrideva al gruppo di passeggeri che le venivano incontro.
"A dopo!" la salutò Evan, sistemandosi ancora una volta lo zaino in spalla, e dirigendosi verso la sua caserma, al seguito dei suoi compagni che ormai da un pezzo, lo avevano lasciato indietro.

"Così c'è qualcosa, o meglio qualcuno, che possa rappresentare davvero una distrazione per l'eccellente soldato Blake?" lo prese in giro Peter, mentre il moro lo raggiungeva.
Evan sorrise, mentre assaporava ancora il sapore di Hazel sulle sue labbra, poi dopo aver inserito la combinazione del suo armadietto, lo aprì, infilandovi dentro il suo grosso e pesante zaino.
"Hazel non è una distrazione" lo corresse il moro.
"Come chiameresti qualcuno con cui ti fermi a parlare durante il tuo orario di servizio, qualcuno con cui scegli di passare l'intero weekend, dimenticandoti dei tuoi allenamenti, le tue sedute di terapia, e più importante di tutti, il tuo migliore amico?" lo stuzzicò Peter, sistemandosi il suo gilet tattico sul petto.
"Non ho saltato i miei allenamenti, sono solo andato via prima della fine dell'addestramento di venerdì pomeriggio, e sì, forse ho saltato qualche seduta la scorsa settimana, ma fa nulla, ho già convinto Mavis di essermi ripreso quasi del tutto. E per quanto riguarda te, sbaglio o anche tu hai avuto da fare questo weekend?" chiese Evan, sorridendo sornione.
"Potrai anche aver già convinto Mavis di esser ormai guarito, ma sai benissimo che quelle sedute ti servono, Evan. E sì, anche io sono stato piuttosto impegnato questo fine settimana, ma tu come diavolo fai a saperlo?" chiese confuso Peter.
"Be' sai, si da il caso che Casey e Hazel siano così amiche da raccontarsi nei minimi dettagli cosa succede con noi due, così Cas ha raccontato di te e dell'aiuto che le hai dato ad Hazel..." stava per finire "Ed Hazel ha raccontato di ciò che è successo la notte scorsa a casa sua a Casey" completò Peter, lo sguardo divertito.
"In pratica: io so cosa hai combinato tu nel weekend, e tu sai cosa ho fatto io, ma noi due non ne abbiamo parlato neanche per sbaglio" rifletté ad alta voce confuso Evan. Peter rise "Proprio così!".
"Non ho mai provato così tanto imbarazzo in vita mia, prima di ritrovarmi di fronte alla madre di Hazel in camicia da notte l'altro giorno" si sfogò Evan, arrossendo al ricordo di ciò che era successo quella sera. Peter scoppiò in una fragorosa risata "Non facevate nulla di male quando è arrivata, giusto?" chiese curioso.
Evan pensò a quando scavalcando la finestra della camera di Hazel, lei gli era finita addosso facendolo cadere rovinosamente per terra "Niente di male, certo!" rispose il moro sorridendo.
"Come mai non sembri affatto convincente?" chiese Peter, sistemando delle munizioni nelle tasche del suo tattico.
"Sul serio, stavamo semplicemente... parlando" spiegò.
"Parlando di cosa?" fece irruzione all'improvviso nella loro conversazione John, facendo spaventare Evan che non lo aveva proprio visto arrivare.
Peter ed Evan si scambiarono qualche occhiata incerta, poi il biondino aprì bocca "Di quanto si incazzerà Cooper se non ci troverà alle postazioni entro qualche minuto" rispose deciso Peter, prendendo in mano la sua pistola e infilandola nella fondina.
Evan sospirò - come avrebbe dovuto comportarsi adesso?
John inarcò un sopracciglio, poi spostò lo sguardo su Evan, che a disagio cominciava ad innervosirsi "Ehi non ti vedo da venerdì, dove sei stato nel weekend?" chiese John, dando una pacca alla spalla del suo amico.
Evan finse un sorriso tranquillo mentre anche lui si allacciava il suo tattico "Dovevo andare in città venerdì, per questo sono andato via prima, dovevo partire presto" gli spiegò sincero.
"In città?" chiese stranito John.
"Sì, ho accompagnato - si bloccò all'istante, zittendosi prima di svelare il nome della persona in questione - Ehm, be' sì, ho passato proprio una bella serata a Los Angeles, dovremmo farci un salto qualche volta, sapete?" iniziò a sputare fuori una parola dietro l'altra nervoso.
Ma John percepì subito l'agitazione nella sua voce, così confuso aggrottò le sopracciglia, mentre Peter zitto continuava a fissarli perplesso.
"Stai parlando forse di un appuntamento con una ragazza?" tentò sorpreso il moro sorridendo sornione.
Evan arrossì velocemente, e non fu difficile per John scoprire quale sarebbe stata la sua risposta, adesso che lo guardava sorridere imbarazzato.
"Sei uscito con qualcuna!" esordì John entusiasta. "Shhh!" lo zittì Evan.
"Evan Blake è uscito con una ragazza!" disse un po' troppo forte "Cavolo Blake, da quanto tempo non te la spassavi un po' con qualcuno, eh?" sorrise poggiando una mano sulla spalla di Evan, fiero di lui.
"Da prima della missione in Iraq, ma non sono mica in astinenza, non ho ancora dimenticato com'è fatta una ragazza" chiarì Evan, chiudendo con un colpo il suo armadietto.
John rise "Hai ragione, è solo che in questi ultimi mesi sei stato così preso da ciò che è successo durante la vostra missione. E adesso stai addirittura uscendo con qualcuno" si spiegò meglio John.
"E già, un bel modo per riprendersi in mano la propria vita dopo aver rischiato di rimetterci la pelle in quell'incidente, eh?" gli chiese sorridente.
"Quale modo migliore?!" lo appoggiò il ragazzo.
Evan gli sorrise, non del tutto sicuro che dire a John di lui ed Hazel fosse davvero una buona idea. Lanciò un'occhiata perplessa al suo migliore amico, che fermo era rimasto ad ascoltarli fissandoli in silenzio, l'espressione indecifrabile sul suo volto.
"Sono contento che tu stia ritornando alla tua vecchia vita, era ora!" si congratulò John, un'altra pacca sulla spalla del suo amico. "Anche io" rispose contento Evan. Ancora qualche altro scambio di sorrisi amichevoli, poi John, con le mani in tasca e il berretto sul capo, si allontanò, diretto verso l'intero squadrone di soldati di turno quella mattina, che si erano già affrettati a prendere ognuno il proprio posto.
"Perché non gli hai detto che è di Hazel che si tratta?" chiese Peter curioso, quando John era ormai lontano.
"Qualcosa mi dice che John non la prenderà bene" rifletté Evan "Finirà per odiarmi" prevedette.

What do I stand for?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora