Capitolo 27

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Il mattino seguente aprì gli occhi stranamente molto presto, per essere una che il sonno lo prendeva davvero troppo sul serio

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Il mattino seguente aprì gli occhi stranamente molto presto, per essere una che il sonno lo prendeva davvero troppo sul serio. Vide suo fratello accanto a lei raggomitolato su se stesso che stringeva al petto uno dei suoi peluche, sorrise trovandolo incredibilmente tenero, poi si ricordò perché si fosse addormentato lì con lei.
Sentì il rumore delle pentole, del getto dell'acqua, e un odore dolce ma anche un po' nauseante provenire dal piano di sotto, e il ricordò di sua madre della notte precedente, che in camicia da notte non smetteva di fissare Evan pallido come un vampiro, le strappò improvvisamente dal volto quel sorriso spensierato.
Si maledì per essere stata così stupida da non accorgersi dell'auto di sua madre nel vialetto di casa, per non aver pensato che potesse comunque tornare da un momento all'altro mentre spensierati lei ed Evan guardavano le stelle sul tetto. Si legò i capelli in una coda disordinata, poi si infilò una felpa infreddolita come sempre, e facendosi coraggio, decise che fosse arrivato il momento di affrontare finalmente sua madre. D'altronde si trattava di Carol Donovan, quella madre severa al punto giusto, ma pur sempre comprensiva, divertente e disponibile, soprattutto con i suoi figli. Non credeva che il suo rimprovero sarebbe stato poi così tanto duro, non almeno tanto severo e ingiusto come quelli che si aspettava di solito da suo padre. Era pronta, avrebbe raccontato a sua madre di Evan, e ne era certa, curiosa e pettegola com'era, Carol l'avrebbe ascoltata interessata dimenticandosi di quanto successo la notte precedente.
Entrò in cucina con passo felpato, imbarazzata e ancora un po' assonnacchiata.
Sua madre indaffarata a lavare i piatti, non si era ancora accorta del suo arrivo, così Hazel si sedette semplicemente alla penisola, versandosi del caffé in una grande tazza.
"Buongiorno" disse poi timida, sorseggiando del caffé.
Carol si voltò improvvisamente spaventata, lasciando cadere ai suoi piedi una grossa pentola "Cavolo Hazel!" strillò, portandosi una mano al petto.
Hazel trattenne una risata "Non mi hai sentita" disse sorridendole, e poggiando la tazza sul tavolo.
"Sei piuttosto brava a non saltare nell'occhio" commentò Carol, riprendendo la pentola da terra.
Hazel sorrise imbarazzata, prendendo un croissant dal vassoio al centro della penisola "Non così brava" disse, dandogli un morso.
Carol si voltò di nuovo verso la sua cucina, si versò qualcosa di fin troppo colorato e profumato in una tazza, poi si sedette di fronte alla figlia.
"Ne vuoi un po'?" le chiese gentile, indicando la sua tisana allo zenzero di un giallo non molto invitante.
"Preferisco il mio caffé" rispose Hazel, avvicinando la sua tazza alla bocca.
Carol annuì, rimase qualche secondo in silenzio, poi poggiando la sua tisana sul tavolo, iniziò.
"Quindi quel ragazzo, Evan, tu e lui state insieme?" chiese diretta.
"Sì, te lo avrei detto, ma non ero ancora sicura di cosa stesse accadendo tra me e lui. Ho solo cercato di prendere più tempo possibile" rispose agitata, la bocca e le mani sporche di zucchero a velo.
Sua madre deglutì, "Posso almeno sapere come lo hai conosciuto? Cosa fa nella vita, se è un delinquente, se è sposato e ha dei figli, e perché hai pensato che portarlo in casa senza che nessuno di noi fosse a conoscenza della sua esistenza, fosse davvero una buona idea?" ricominciò, l'aria confusa.
Hazel ancora una volta provò a trattenere una risata, in fin dei conti adorava quando sua madre s'impicciava nei suoi drammi amorosi in quel modo così premuroso e iperprotettivo, cercando di non risultare poi troppo invadente.
"Credevo che fossi ancora fuori città con i ragazzi della scuola, sapevo che papà dovesse lavorare in ospedale, e che Ian fosse fuori con i suoi amici" provò a spiegare, le gote rosse e l'aria dispiaciuta.
Adesso fu Carol a cercare di non scoppiare a ridere in faccia alla figlia, che agitata provava a dimostrare in qualunque modo le sue buone intenzioni.
"Sei proprio tale e quale a me!" esordì, sorseggiando fiera la sua tisana.
Hazel inarcò un sopracciglio confusa "Tu e i tuoi fratelli siete così convinti del fatto che voi e la vostra generazione, siate gli unici ribelli che han sfidato le regole rigide di genitori un po' severi! Son stata ragazza anch'io, hai idea di quante volte sono stata beccata nel garage della casa dei nonni con tuo padre?" le chiese divertita e nostalgica al ricordo di quei tempi.
Hazel rimase in silenzio incredula "Quindi non sei arrabbiata?" le chiese dopo qualche secondo.
"Sono solo dispiaciuta, avrei voluto che mi parlassi di questo nuovo ragazzo, soprattutto dopo tutto quello che è successo con Noah. Una volta non perdevi occasione per raccontarmi ogni cosa che riguardasse te e le tue relazioni, mi chiedevi consigli, opinioni, e soprattutto non ti nascondevi in camera tua con ragazzi di cui nemmeno so dell'esistenza" le spiegò, sembrando davvero ferita.
Hazel rimase a guardarla in silenzio, non riuscendo a trovare una sola parola che potesse giustificare il suo improvviso cambiamento.
In realtà non sapeva nemmeno lei perché d'un tratto avesse smesso di parlare con sua madre. Stava crescendo, e con lei anche i suoi problemi, e forse adesso si sentiva abbastanza preparata per poterli affrontare senza l'incoraggiamento di sua madre, o forse semplicemente negli ultimi mesi non aveva avuto granché da raccontare a sua madre riguardo la sua vita sentimentale.
Intenerita e dispiaciuta fissò lo sguardo negli occhi marroni della madre, si bagnò le labbra, poi provò a parlare "Ho conosciuto Evan a lavoro, è un soldato, uno dei migliori in realtà. È un ragazzo dolce, gentile e intelligente. Non è sposato, non ha figli, e non credo sia capace di pensare anche solo di poter fare qualcosa che possa farmi soffrire. È davvero splendido, mi ascolta e la sua sensibilità mi lascia ogni volta senza parole" disse senza prendere fiato nemmeno per un istante, gli occhi sognanti e il sorriso sulle labbra.
Sua madre la guardava colpita "Un soldato?" le chiese incredula.
Hazel annuì, sorseggiando il suo caffé "Si è arruolato subito dopo il diploma. Non hai idea di quanto sia altruista e coraggioso" spiegò meglio a sua madre.
"E cosa fa qui adesso?" chiese sinceramente interessata Carol.
Hazel deglutì "Lavora in aeroporto" disse solo. "Quindi si sta ancora addestrando?" le chiese la donna, il sopracciglio inarcato.
"In realtà ha già collezionato un paio di medaglie al valore" rispose fiera la ragazza "Ha rischiato la vita in una sparatoria all'inizio dell'anno, è per questo che adesso è di nuovo a casa. Sta cercando di... riprendersi" raccontò, un sottile velo di tristezza nel suo tono.
Carol la fissava in silenzio, colpita e sembrando sinceramente dispiaciuta "Sembra così giovane, ed è già stato mandato laggiù" rifletté ad alta voce la donna amareggiata.
"Evan ti direbbe che è questo lo scopo del suo lavoro. Andare in quei posti e salvare gente, è ciò che più gli sta al cuore" spiegò, lo sguardo assente fisso sulla superficie della penisola. In realtà non sembrava poi così fiera di quel modo di vedere le cose tipico di Evan. Per lui tutto ciò che contava, era salvare della gente, non aveva alcuna importanza se il prezzo da pagare fosse stato proprio la sua vita. Tutto si annullava dietro quell'unico gesto eroico, la sua famiglia, i suoi amici, forse anche Hazel, e il loro amore per lui, diventava all'improvviso meno importante davanti alla vita di qualcun altro in serio pericolo.
E tutto ciò non poteva che meravigliare ma al tempo stesso spaventare a morte Hazel. "Sembra un bravo ragazzo, con dei precisi principi e che sa esattamente quello che vuole" parlò la signora Donovan, richiamando l'attenzione della figlia. "Esatto" rispose semplicemente Hazel.
"Spero solo non si sia fatto un'idea sbagliata su di me! Io ho capito subito quanto gentile ed educato dovesse essere proprio dal modo in cui imbarazzato non smetteva di fissarmi ieri notte. Quanto a lui immagino adesso pensi che io sia una vecchia strega all'antica, non è vero?" chiese curiosa Carol. Hazel sorrise masticando il suo croissant "Non ho ancora avuto modo di chiederglielo, sai ieri è scappato via, a stento ha trovato il tempo di presentarsi" rispose.
Così Carol poggiò con un colpo deciso la sua tazza ormai vuota sul tavolo, "Che ne dici se lo invitassimo qui a casa per una cena?" esordì poi sorridendo entusiasta.
Hazel spalancò la bocca, la tazza che per poco non le scivolava dalle mani "Cosa?" quasi strillò.
"Dovresti dirgli di venire qui una di queste sere, potremmo presentarci meglio, fargli conoscere anche papà, e provare a convincerlo che non sono affatto la vecchia strega che lui crede io sia!" argomentò la sua proposta la donna.
Hazel inarcò un sopracciglio sorpresa "Invitarlo a cena?" ripeté.
"Proprio così! Voglio conoscerlo, capire se è davvero così incredibile come lo descrivi tu! Sarebbe un buon modo per spazzare via l'imbarazzo che si è creato fra noi ieri notte, non credi?" tentò di convincerla.
"Così dovrei invitarlo di nuovo qui in casa, ma sta volta per una cena con tutti i Donovan al completo?" chiese ancora una volta la mora.
"Non vuoi farlo?" disse confusa Carol.
"Sì, è solo che... Una cena con tutta la famiglia-" provò a formulare una frase di senso compiuto, che non risultasse nemmeno troppo scortese alle orecchie di sua madre.
"Oh non c'è bisogno che ci giri tanto intorno, se non vuoi ancora presentarcelo, rimanderemo questa cena e tu potrai tornare a nascondere ai tuoi genitori il tuo bel soldatino" la fece sentire in colpa Carol. Hazel roteò gli occhi - una cena con Evan era davvero quello che sua madre voleva?
Schioccò la lingua contro il palato, poi sorrise, rigirando il suo cucchiaino nella tazza ormai vuota "Glielo chiederò" si arrese alla fine.
Carol sollevò lo sguardo dalla sua tazza sorpresa "Venerdì sera, farò le mie lasagne!" strillò entusiasta e soddisfatta. Hazel sorrise colpita, poi mettendosi in piedi mostrò un sorriso sghembo "A delle condizioni però!" Carol inarcò un sopracciglio "Nessuno parlerà o semplicemente farà riferimenti a ciò che è successo stanotte" disse determinata.
Carol alzò le mani, sorridendo alla figlia beffarda, "Che è successo stanotte?" chiese poi Ian, sbadigliando assonnacchiato sul ciglio della porta.
Hazel e sua madre si guardarono confuse, poi posarono di nuovo lo sguardo sul moro "Ah già, voi due con Maddie e Evan in camera di Hazel nel bel mezzo della notte, adesso ricordo" gli si illuminò la lampadina.
"La mamma vuole che io inviti Evan a cena venerdì sera" gli raccontò. Ian rivolse uno sguardo sorpreso a sua sorella, poi sorrise sornione "Davvero?" chiese sedendosi accanto a sua sorella e iniziando a sgranocchiare dei cornflakes. Hazel annuì, prendendone un pugnetto e gettandoselo in bocca, chiaro segno di nervosismo "Oh, sarà divertente!" esordì Ian "Almeno lo spero" aggiunse poi, sorridendo ad Hazel.

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