Capitolo 40

75 5 5
                                    

"Mi sono accorto che l'amavo, quando nel mio letto avevo l'insonnia, e nel suo dormivo"

Evan stava sdraiato sul grande letto a baldacchino, mentre il vento muoveva la tenda bianca dell'enorme finestra, e lui aspettava che Hazel lo raggiungesse a letto.
Poteva guardarsi allo specchio, e sentire Hazel canticchiare sotto la doccia.
Poi guardandosi intorno, notò le fotografie sul cassettone, capovolte all'ingiù. I nonni di Hazel, avevano smesso di fissarlo e tenerlo d'occhio, e adesso Evan sorrideva divertito.
"Hai davvero nascosto le foto dei tuoi nonni?" gridò Evan, mentre Hazel si affacciava dal bagno nella grande stanza, intenta a lavarsi i denti nel suo accappatoio.
Fece spallucce, poi si sciacquò la bocca "Sai, sono felice che i miei nonni non siano dei fanatici cattolici. Avremmo dovuto metter via anche crocifissi e inquietanti statuine" gli rispose, asciugandosi il viso con un asciugamano.
Evan rise - nella casa dei suoi nonni c'era un crocifisso in ogni stanza, ma erano le porcellane degli angeli paffuti di sua nonna a terrorizzarlo davvero.
Hazel uscì finalmente dal bagno, con indosso una semplice maglia lunga che le arrivava a mala pena a metà cosce, poi saltò sul letto a fianco ad Evan.
"Adoro i modellini di barche e le ceramiche di pesci, ma non sopporterei degli altarini polverosi in giro per tutta la casa" disse, fiondandosi fra le braccia di Evan.
Il moro sorrise - il nonno di Hazel aveva l'ossessione per il mare e le barche, il suo per l'esercito e i fucili.
Hazel invece, sembrava più ossessionata dalla sua macchina fotografica, così adesso, era stesa su di lui intenta a rivedere le foto scattate quella notte.
Vide la foto che aveva scattato al mare, poi una serie di tentativi di scattare delle belle foto, indubbiamente falliti. Casey si era divertita a cimentarsi un po' nel ruolo della fotografa professionista, e adesso la memoria della reflex di Hazel, era piena di foto sfocate fatte al falò, e autoscatti che ritraevano la sua amica e Peter intenti a fare delle divertenti smorfie all'obbiettivo. Poi la foto che Casey aveva scattato a lei e ad Evan poco prima sulla spiaggia, le apparve davanti agli occhi, così un sorriso da vera idiota illuminò il viso di Hazel.
"Casey non sa affatto come prendere la giusta inquadratura o mettere a fuoco un'immagine, ma questa" esordì, indicando lo schermo della sua reflex "Questa è davvero una bella foto" il sorriso sulle sue labbra.
Anche Evan sorrise "Dovrebbero usare questa come copertina del prossimo film strappalacrime che uscirà nelle sale" suggerì il ragazzo.
Hazel sollevò il capo "La nostra non è affatto una storia strappalacrime" gli disse sbuffando, mentre Evan le accarezzava delicatamente un braccio.
"Hai ragione, e poi chi andrebbe a vedere un film su noi due?" chiese ridendo il ragazzo.
Hazel gli sorrise, poi si sollevò mettendosi a cavalcioni su di lui. Si fermò a guardarlo per qualche istante, poi inevitabilmente, la sua attenzione venne catturata dal disegno della cicatrice di Evan.
Posò una mano sul suo petto nudo, lì dove soli pochi mesi prima, i punti freschi di sutura facevano sussultare Evan per il dolore ogni qualvolta che qualcuno lo avesse anche solo sfiorato in quel preciso punto. Ma adesso, sentiva a mala pena le dita di Hazel accarezzargli la sua cicatrice, intento ad osservarla con attenzione seduta su di lui.
Le sembrava bellissima così com'era: senza un filo di trucco, coi capelli umidicci acconciati in una lunga treccia disordinata che adesso le ricadeva su una spalla, l'aria seria e pensierosa, e il viso stanco e delicato.
"Hazel" la richiamò Evan tenendo lo sguardo basso, d'improvviso più serio.
La mora sollevò il capo accennando un sorriso, mentre Evan ritornava a parlarle "Tu non mi lasceresti mai con una lettera o un messaggio, mentre io sono dall'altro lato del mondo a rischiare la mia vita, giusto?" le chiese, con le spalle appoggiate alla testiera del letto.
Hazel dischiuse le labbra, capendo all'istante cosa tormentasse Evan adesso.
Aveva probabilmente visto il film del quale avevano tanto parlato con Casey e Peter quella sera, e adesso sembrava non riuscire proprio a non immedesimarsi nel protagonista di quella storia. Si era chiesto quante fossero effettivamente le cose che aveva in comune con lui, e se la sua storia con Hazel rientrasse nella lista.
Hazel lo guardava sorpresa, mentre con le dita gli accarezzava le rigide linee del viso, poi Evan parlò ancora "Probabilmente non lo sai, ma anche Casey ha lasciato Peter con una telefonata, mentre lui era a Baghdad con me, e spesso si preferisce dare una notizia del genere con un messaggio, piuttosto che aspettare il termine della missione e ragionare insieme faccia a faccia" continuò il ragazzo, la paura e la paranoia nelle sue parole.
Hazel lo fermò prima di sentire un'altra parola "Evan" lo sguardo puntato in quello blu come il mare del ragazzo "Perché mai dovrei lasciarti?" gli chiese confusa, le sopracciglia aggrottate e il sorriso innocente.
Evan avrebbe saputo dirle un milione di ragioni per le quali sarebbe valsa la pena lasciarlo, ma preferì non dirle cosa pensava lui. Voleva solo capire fino a che punto la loro fosse davvero una storia impossibile, una relazione pronta ad essere distrutta non appena i chilometri fra Hazel e lui sarebbero aumentati, e con essi anche le paure, i dubbi, e la nostalgia.
"Hazel, sono serio" le disse guardandola negli occhi.
La ragazza sospirò, poi riprese a parlare "Non ti lascerei mai con una telefonata nemmeno se tu fossi qui a Santa Ana. Non occorrerebbe che tu sia in Iraq a rischiare la tua vita, per farmi agire con un minimo di buon senso semmai dovessi decidere di lasciarti" gli rispose più seria di quanto perfino lei si aspettasse di sembrare.
"Non so perché Casey abbia lasciato Peter per telefono mentre voi due eravate lì, ma io non sono lei, e non sarei mai così vigliacca dal mollarti con una lettera, una telefonata, o in qualunque altro modo che non sia parlandoti faccia a faccia" gli spiegò, gesticolando nervosa davanti al viso del ragazzo.
Evan abbassò il capo, poi sorrise "Hai dato della vigliacca alla tua migliore amica?" le chiese scherzoso ritornando a guardarla.
"Tu hai dato della vigliacca a me pensando che io sia capace di farti una cosa del genere" rispose, dandogli un pugnetto sulla spalla.
Evan le sorrise sollevato, poi fece scivolare le sue dita lungo le esili braccia di Hazel, adesso rilassate sul suo addome nudo e scolpito.
La fece rabbrividire, poi le sistemò alcune ciocche di capelli sfuggite alla sua treccia dietro un orecchio "In ogni caso, non credo partirò per adesso" le disse sorridendole sereno.
Anche Hazel gli sorrise, sorpresa e contenta di sentirgli dire proprio quelle parole. Suonavano rassicuranti alle sue orecchie, e sapere che almeno per ora, Evan non l'avrebbe lasciata sola, le scaldava il cuore e le dava sicurezza, una sicurezza che sembrava riuscire a trovare solo a fianco di quel ragazzo.
Si fiondò fra le sue braccia, mentre dolce Evan la stringeva contro il suo petto. Rimasero così per alcuni istanti, poi Hazel si allontanò da lui, gettandosi sulle sue labbra come se proprio in quell'esatto momento, lei non avesse bisogno di nient'altro se non di un suo bacio.
Le sue piccole mani stringevano il collo di Evan, e le lunghe dita premevano forte fra i suoi capelli.
Lui le cingeva i fianchi, si lasciava baciare tenendo gli occhi chiusi, mentre ogni sua paranoia veniva affogata in quel bacio.
Hazel continuava a premere contro le sue morbide labbra, i loro respiri si confondevano, e i loro corpi fremevano stretti l'uno contro l'altro.
Le mani di Evan cominciarono a muoversi senza alcun controllo: si posarono sul viso di Hazel, poi scivolarono lungo il suo collo, il petto, attraversarono l'addome, i fianchi, continuando a toccare per tutto il tempo il solo morbido cotone della maglietta che Hazel aveva indosso. Scesero ancora di più, e senza riflettere per un solo istante, Evan le guidò al di sotto della maglietta di Hazel, continuando ad accarezzarla, ad esplorare ogni millimetro del suo corpo con le sue sole mani, tremando agitato sulla sua pelle, e baciandola mentre tutto attorno a loro spariva velocemente.
Con le sue mani percorreva le linee del suo corpo mentre Hazel faceva lo stesso seduta su di lui, stringendo le cosce attorno al suo bacino, e premendo le sue mani contro il suo addome perfetto.
Non sentivano niente: le risate di Casey e Peter nell'altra stanza, il vento far gelare l'aria, nemmeno il profumo di lavanda che le lenzuola pulite emanavano attorno a loro. Sentivano solo un incontenibile bisogno l'uno dell'altra, come se per tutta la vita avessero cercato quella sensazione di pace in milioni di baci, ma soltanto adesso sembravano esser riusciti a percepirla davvero.
Evan strinse i pugni attorno alla maglietta di Hazel, poi sollevandola piano, gliela sfilò in un secondo, mentre lei lo aiutava a toglierla via. Si sorrisero, perfettamente consapevoli di tutto, di ogni loro bacio, di ogni loro carezza, e di qualunque altra cosa sarebbe seguita dopo.
Hazel rimase in intimo su di lui, coperta, lì dove la maglietta non c'era più, dalle sole braccia di Evan.
Tremava, forse per il vento freddo che impetuoso continuava a far danzare la tenda della finestra, ma più probabilmente, perché agitata ed emozionata per quello che stava accadendo ora fra lei ed Evan.
La sentì fremere, mentre continuava a baciarlo e a tremare sotto il suo tocco, poi la abbracciò, con una mano scostò le coperte, e con l'altra la strinse contro il suo petto.
I loro corpi ruotarono, e con essi anche le loro posizioni. Hazel adesso era distesa sotto di lui, le sue gambe strette attorno alla vita di Evan, e le sue labbra ancora impegnate in quel bacio.
Si sentiva come in paradiso, lì in quel letto con lui, mentre tutto, tranne loro, perdeva importanza.
Le labbra di Evan si spostarono sul suo collo, dolci e fuori controllo, scivolarono lungo il suo petto, per poi posarsi sull'addome. Hazel incurvò la schiena, sorrise involontariamente, poi sentì i suoi muscoli rilassarsi piano.
Non aveva più freddo, non sentiva più nessun bisogno, tutto le sembrava perfetto: Evan e lei abbracciati sotto le coperte, il buio nella stanza che sembrava quasi metterli al sicuro da qualunque cosa avesse potuto ostacolare il loro rapporto, e i loro corpi che insieme si muovevano fuori controllo, senza alcuna esitazione, decisi e sicuri.
Nessuno dei due avrebbe potuto chiedere di più.
Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento.
E nessuno, se non l'uno all'altra, avrebbe mai potuto renderli più felici di quanto già fossero in quel preciso momento.

What do I stand for?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora