Capitolo 43

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Aveva smesso di piovere, così, proprio come in quel cielo cupo, anche nella testa di Evan la tempesta si era placata improvvisamente.
Lui continuava a piangere avvinghiato ad Hazel, mentre Noah lo fissava alle loro spalle sconvolto, con le braccia aperte e le mani sporche di sangue.
Peter invece, si era mosso ancora verso Hazel e Evan, così adesso, aspettava soltanto che i due finalmente gli dicessero qualcosa che potesse rassicurarlo.
Nessuno di loro stava bene: Hazel era terrorizzata, Evan invece era di nuovo quel ragazzo traumatizzato dalla guerra, vittima facile di improvvisi attacchi di rabbia, tipici di chi come lui, non riusciva più a tollerare alcun tipo di provocazione; e Noah Keller, era ormai più di una semplice provocazione per lui.
Peter si mosse verso di loro pestando il terreno bagnato sotto i suoi piedi, cauto e preoccupato, così quando Evan sentì i suoi passi, lentamente si staccò da Hazel.
Si guardarono negli occhi in silenzio, poi Peter si avvicinò ad Hazel, e quando Evan vide la sua pistola passare velocemente dalle mani di lei a quelle del suo migliore amico, qualcosa nei suoi occhi ritornò a bruciare come un fuoco pronto a ridurre in cenere qualunque cosa.
Guardò Hazel preoccupato, poi Peter, e solo in quel momento sembrò iniziare a capire cosa fosse davvero successo, così indietreggiò piano.
Vide le mani di Hazel tremare, poi si accorse del sangue sulle sue. Si portò due dita alle labbra, quasi sfiorò il taglio profondo all'angolo della sua bocca, mentre piano continuava a muoversi all'indietro.
"Cosa ho fatto?" si chiese a bassa voce, guardandosi intorno spaesato.
Posò una mano sulla sua fondina, mentre sconvolto fissava ancora la pistola che adesso Peter teneva stretta in una mano.
Hazel ansimava paralizzata, così Evan la guardò ancora una volta, poi in preda al panico si precipitò di nuovo verso di lei.
"Cosa è successo? Ti ho fatto del male?" le chiese spaventato, stringendola dalle spalle.
Hazel impallidì, sussultando terrorizzata: aveva paura, quel genere di paura con la quale non avrebbe mai pensato di dover fare i conti.
Paura di essere toccata, paura di essere stretta, paura di trovarsi di nuovo così vicina a qualcuno. Amava Evan, ma ogni parte del suo corpo adesso, le diceva di stargli lontana, di ritrarsi al suo tocco, e di scappare via da lui.
Desiderava che Evan le stesse lontano, e che Noah invece sparisse completamente.
Tenere Noah a debita distanza da lei non le sarebbe bastato, lo voleva dimenticare, ma non come avrebbe voluto dimenticare la sua storia con lui per non starci più troppo male, adesso, Hazel voleva davvero eliminare quel ragazzo dalla sua vita radicalmente.
Voleva lavare via dalla sua pelle il modo in cui l'aveva toccata, tentando di scoprirla, di spogliarla. Voleva sputare fuori dalla sua bocca il sapore disgustoso dei baci di Noah. Voleva eliminare dalla sua mente il modo in cui l'aveva spinta contro quel muro trattenendola col suo corpo, incatenandola con le mani attorno ai suoi esili polsi, come delle catene dalle quali non era sicura sarebbe riuscita a liberarsi.
"N-no, tu non hai fatto niente" rispose Hazel, non lasciando che le mani di Evan si posassero a lungo su di lei.
La delusione sul viso di Evan e l'insicurezza nei suoi occhi, la fecero rabbrividire, ma il senso di colpa che adesso provava Hazel per aver allontanato Evan, non sarebbe mai bastato a spezzare le distanze che aveva appena messo fra loro.
Evan guardò di nuovo le sue mani piene di graffi e lividi, se le porto sul viso, poi fino ai capelli, stringendoli forte in due pugni quasi come se volesse strapparseli via.
Si voltò, poi si piegò sulle sue ginocchia, nascondendo il capo fra le sue braccia, e cominciando a ricordare pian piano ciò che era appena successo.
Riprese a piangere, arrabbiato e disperato, non riuscendo a credere a ciò che aveva fatto.
"Evan" lo chiamò Peter preoccupato, poi il moro si rimise in piedi, asciugandosi le lacrime con le maniche della sua giacca, e prendendo ancora un respiro profondo.
"I-Io ho bisogno di stare un po' da solo" disse, dando ancora le spalle ad Hazel e Peter, mentre non sembrava preoccuparsi minimamente degli altri presenti.
Improvvisamente si mosse, iniziò a incamminarsi verso l'uscita, mentre tentava di tamponare il sangue sul suo labbro col tessuto pesante della sua giacca.
Sentì i passi di Peter muoversi verso di lui, così fermandosi di colpo aprì di nuovo bocca "Ho detto che voglio stare solo, non seguirmi, Pet" gli intimò, continuando a dargli le spalle, il capo chino e la voce tremante.
Hazel vide Peter immobilizzarsi ad un tratto, poi Evan riprendere a camminare.
Le distanze fra loro aumentavano lentamente, Evan stava andando via, ma Hazel non era più così sicura che tenerlo lontano fosse davvero ciò che voleva.
Sentì il cuore stringersi nel suo petto, il vento freddo gelarle le braccia nude, poi la mano di qualcuno posarsi sulla sua spalla.
Sussultò, ma quando vide Ian accanto a lei guardarla preoccupato, la paura di essere toccata, di trovarsi così estremamente vicino a qualcuno, improvvisamente svanì.
"Hazel" la chiamò suo fratello.
Lo guardò dritto negli occhi, poi scoppiò in lacrime portandosi le mani sulla fronte e stringendole contro le sue tempie sconvolta.
Ian la fissava spaventato, così impulsivamente la strinse contro il suo petto, accarezzandole il capo e tentando di rassicurarla carezza dopo carezza.
Hazel tremava stretta fra le sue braccia, mentre Casey, Peter e Noah stavano lì immobili mentre assistevano a quella triste scena.
"Va tutto bene, sta' tranquilla" le disse piano in un orecchio.
"Non è vero, Ian" rispose Hazel strozzando le sue parole in un angosciante pianto.

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