I tuoi segreti e la tua tomba

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Santa Ana Courthouse,
tre anni prima

L'aula era affollata, le panche di legno levigato erano quasi tutte occupate da decine di persone, la maggior parte delle quali indossava una divisa, e sedeva sul lato sinistro della grande sala. Proprio lì il giudice Johnson attendeva in silenzio seduto accanto al suo avvocato in prima fila, mentre il loro numeroso gruppo di sostenitori parlottava alle loro spalle in attesa che il processo riprendesse, e il giudice Walsh, amico e socio di Johnson, rientrasse in aula pronto ad ascoltare i testimoni.
Dall'altro lato, Julian Milkovich non smetteva di battere freneticamente un piede sul parquet, mentre l'avvocato d'ufficio a lui assegnatogli cercava in ogni modo di rimanere calmo continuando a sfogliare decine di fogli sulla scrivania alla quale era seduto. Dietro di loro, non c'era nessun altro oltre il fratello maggiore di Julian, Greg, che amareggiato fissava un punto indefinito davanti a lui, e Logan Burrows, amico e socio negli affari criminali del fratello Liam e di Julian, che con aria sospetta, fissava il giudice Johnson e il suo costoso avvocato intenti a parlare sotto voce.
Ormai spazientito, e pienamente consapevole del suo ingiusto destino, Julian si voltò verso il fratello, gli sorrise, poi mimò qualche parola "Andrà tutto bene" lo rassicurò fingendosi calmo "Ti voglio bene, Greg" aggiunse infine con le lacrime agli occhi.
Poi il campanello suonò ancora, l'avvocato Andrews gli toccò una spalla, e Julian si mise in piedi, le manette ai polsi e le mani sudate.
Si sporse in avanti, diede un'occhiata alla sua destra, e quando scorse il volto fin troppo calmo di Robert Johnson che al fianco del suo avvocato, si comportava proprio come l'uomo più tranquillo su tutta la Terra, finalmente il giudice Walsh fece il suo ingresso.
Raggiunse la sua postazione nel punto più alto dell'intera aula, al suo seguito due guardie intente a scortarlo, e una donna che con fare diffidente prendeva posto accanto a lui con un computer sotto braccio. Julian la vide accenderlo, poi collegarlo velocemente ad un proiettore davanti a lei, mentre il giudice Walsh cominciava a parlare.
"Ho ancora due testimoni da ascoltare prima di congedarmi per decidere il verdetto. Avvocato Lewis, qui leggo che è l'accusa a portare alla sbarra i due testimoni, è corretto?" chiese Walsh esaminando con attenzione il fascicolo nelle sue mani attraverso le sue spesse lenti.
"È così vostro onore: chiamo a testimoniare Rebecca Smith" annunciò l'avvocato Lewis, un uomo dalla carnagione scura e con indosso un completo blu da milioni di dollari.
Colei che doveva essere la signorina Smith si mise in piedi, poi raggiunse velocemente il banco dei testimoni scortata da un'agente della polizia.
Lewis, l'avvocato del signor Johnson si mise in piedi, abbottonò la sua giacca, e dopo essersi schiarito la voce, cominciò ad interrogare la giovane donna dai capelli rossi.
"Signorina Smith, lei lavorava come segretaria del giudice Johnson fino a circa un anno fa, non è così?" chiese il giovane avvocato inarcando un sopracciglio.
"Sì" annuì la donna dall'aria terrorizzata.
"Ed era in servizio quando Julian Milkovich e il suo complice hanno fatto irruzione armati nell'ufficio del giudice Johnson?" domandò Lewis.
"Obiezione: il mio cliente non aveva con sè alcuna arma" precisò l'avvocato di Julian.
"Accolta" rispose il giudice Walsh.
"Riformulo: Signorina Smith ha visto Julian Milkovich e il suo complice armato, entrare nell'ufficio del giudice Johnson dopo l'orario di lavoro?" ripeté Lewis, mentre Robert Johnson lo guardava inarcando un sopracciglio con espressione compiaciuta.
Fissava la donna con attenzione, poi come se fosse riuscito a richiamare la sua attenzione col suo semplice sguardo, la convinse a guardarlo negli occhi. Ammiccò un inquietante sorriso, mentre Julian notò la donna deglutire intimorita da lontano.
"Quel pomeriggio ero di turno, ma non ho visto nessuno entrare in ufficio dopo il turno di lavoro. Gli appuntamenti del giudice Johnson erano ormai finiti, e in quel piano, non c'era nessun altro oltre me, il giudice Johnson e le guardie" rispose sincera, continuando a strofinare le mani sul suo tailleur nervosa.
Julian fece un sospirò, sollevato dal notare che almeno quella donna non stesse complottando contro di lui.
Lewis annuì, poi prese un fascicolo in mano "Signorina Smith, dai filmati della sicurezza che abbiamo raccolto, risulta che lei abbia lasciato la struttura alle sette e quarantatré, ben diciassette minuti prima della fine del suo turno. È stato il giudice a chiederle di andare via?" chiese Lewis, mostrando quel fascicolo al giudice Walsh, che provvisto di lenti accorreva ad esaminare anche quella prova.
"No, son andata via in seguito ad una chiamata al mio ufficio da parte di un numero sconosciuto, che dopo avermi avvisato di aver consegnato alcuni documenti per il giudice giù nella hall, ha riattaccato senza dirmi altro" rispose la donna avvicinando il viso al microfono del banco testimoni.
"Così qualcuno ha fatto in modo che lei si allontanasse prima della fine del suo turno, e prima ancora che anche il giudice lasciasse il suo ufficio, non è così?" chiese conferma Lewis.
"È corretto" rispose la donna.
Julian, che in ansia notò il suo avvocato irrigidirsi sul posto, sbiancò di colpo, poi in preda al panico sussurrò "Nessuno di noi ha mai chiamato quella donna" chiarì al suo avvocato.
Ma poi Lewis attirò di nuovo la sua attenzione "Vostro onore, ho già provveduto ad analizzare tutti i tabulati telefonici dell'ufficio in questione, e come può vedere" disse porgendo al giudice Walsh ancora altri fascicoli "La chiamata sconosciuta ricevuta dalla signorina Smith alle sette e trentadue, risulta provenire proprio da un telefono pubblico a qualche isolato dalla sede dell'ufficio legale del giudice Johnson, esattamente tra la Quinta e la Lexington Avenue, a cinquecento metri da Johnson" spiegò Lewis sicuro di sè.
"Obiezione: il filmato che vede il mio cliente attraversare il piano dell'ufficio del giudice segna le sette e cinquantadue, il mio cliente non avrebbe avuto il tempo necessario per arrivare nella sede dell'ufficio se avesse fatto lui quella chiamata da quel telefono pubblico" sentenziò l'avvocato Andrews mettendosi in piedi.
"Accolta! Avvocato Lewis, la sua è solo una supposizione. Non sappiamo se gli imputati Milkovich e Burrows avessero un complice all'esterno della struttura" esordì il giudice Walsh.
"Vostro onore, mi permetta di chiamare il secondo testimone. Sono sicuro la penserà diversamente dopo aver sentito la sua testimonianza" rispose Lewis affatto preoccupato.
Il giudice Walsh annuì "Fate entrare il secondo testimone" ordinò, così la segretaria Rebecca Smith venne scortata via, e un nuovo testimone prese il suo posto.
"A testimoniare contro l'imputato Julian Milkovich è Peter Collins" annunciò Andrews, mentre il ragazzo dai capelli biondi guardava di fronte a sè con un'espressione agghiacciante.
Ci volle qualche istante prima che Julian realizzasse chi fosse il ragazzo seduto a pochi passi da lui. Lo guardava paonazzo, gli occhi sgranati e le labbra secche, mentre il suo avvocato spostava agitato qualche foglio sulla scrivania, e col passare dei secondi, Julian vedeva sempre meno chiaro su quella storia.
"Io lo conosco" disse al suo avvocato sotto voce "Lo conosce?" fece in tempo a chiedere solamente l'avvocato Andrews, prima che il giudice Walsh ricominciasse a parlare.
"Vostro onore, Peter Collins è da pochi mesi entrato nell'esercito, ma un anno fa lavorava come addetto alla sicurezza presso la sede legale del giudice Johnson. Può confermare, signor Collins?" chiese l'avvocato Lewis muovendosi sicuro di sè davanti al banco dei testimoni.
"Confermo" disse solo Peter, l'aria affranta e la voce rauca.
"Signor Collins, sembra sia stato lei a fornire alla polizia i filmati delle telecamere di sorveglianza di quella sera, è corretto?" chiese Lewis guardando fisso negli occhi il ragazzo.
"È così" rispose secco Peter.
"Vostro onore, se mi permette vorrei esporle uno di questi filmati" parlò l'avvocato Lewis, puntando un piccolo telecomando contro il proiettore già pronto a fianco a lui.
Il filmato in bianco e nero partì, l'attenzione di tutti i presenti venne catturata da quelle immagini, mentre la vista di Julian cominciava ad annebbiarsi davanti quella scena riprodotta sul proiettore. Lui e Liam Burrows furono subito riconosciuti da tutti, mentre di corsa attraversavano il corridoio che portava verso l'ufficio del giudice Johnson. I volti scoperti e i loro atteggiamenti privi di alcun suono, a causa dei filmati senza audio, palesarono le loro intenzioni agli occhi di tutti.
Con calma e per niente preoccupati, Julian e Liam Burrows entrarono nell'ufficio di Robert Johnson, che con fare teatrale, si finse sorpreso e anche un po' spaventato dal loro arrivo.
Qualche gesto un po' troppo azzardato, e la recita sempre più credibile del giudice Johnson, furono sufficienti per convincere tutti a credere a quel presunto ma del tutto falso attentato alla vita del giudice Robert Johnson.
Julian fissava il proiettore sconvolto, completamente ignaro dell'esistenza di quel video.
L'avvocato Lewis nel frattempo, indicava un punto preciso in quel filmato "E adesso Burrows tira fuori la pistola e la punta contro il mio cliente, il giudice Johnson, minacciandolo di sparare, o almeno è questo che le immagini lasciano chiaramente intendere, Vostro onore".
Tutti i presenti si guardarono intorno sconvolti, mentre Julian chiudeva gli occhi davanti quell'accusa inattaccabile ormai sconfitto. Nessuno avrebbe mai più creduto alla sua versione, d'altronde chi avrebbe mai creduto all'innocenza di un delinquente come lui? Chi avrebbe creduto che la sua non fosse affatto una richiesta d'estorsione, ma solo il tentativo di riscatto di un importante debito del giudice Johnson?
"Signor Collins, lei cosa ha fatto dopo essersi accorto della presenza di questi due criminali nell'ufficio del giudice Johnson?" chiese l'avvocato Lewis.
"Ho chiamato la polizia, ma poi qualcos'altro mi ha insospettito. Dalle telecamere del parcheggio sotterraneo ho visto un furgone sospetto parcheggiato accanto ad un'uscita di sicurezza, ma dopo l'arrivo della polizia, è completamente sparito" spiegò, mentre Lewis mostrava alcuni fermimmagine dal filmato del parcheggio.
"Vostro onore, questa è la prova che Milkovich e Burrows non erano soli. Qualcuno li ha aiutati, qualcuno ha tentato di farli scappare, e probabilmente si tratta della stessa persona che ha chiamato la signorina Smith per convincerla ad allontanarsi" concluse Lewis guardando fisso negli occhi il giudice Walsh, fingendosi certo della credibilità delle sue accuse, e riuscendo a convincere tutti della colpevolezza di Liam Burrows e Julian Milkovich.
Dei sospiri e qualche verso di sorpresa ruppero il silenzio in aula, mentre Julian paralizzato sulla sua sedia non riusciva a non fare niente che non fosse divorare con lo sguardo il testimone ancora seduto dietro il bancone, sconvolto e non del tutto certo che ad aver testimoniato il falso contro di lui, fosse stato proprio uno dei suoi più cari vecchi amici.
"Devono aver presentato quel filmato come prova sotto chiave, non è nella lista delle prove" disse sotto voce l'avvocato Andrews, che in preda al panico fissava il suo cliente sotto accusa.
"Ci hanno incastrati" disse sotto voce Julian digrignando i denti, lo sguardo carico di rabbia puntato verso Peter Collins, il testimone alla sbarra.
"Signor Milkovich, non c'è molto altro che io possa fare adesso" aggiunse Andrews, non badando molto alle ultime parole di Julian.
"Dovevano solo darci i nostri soldi" continuò Julian incredulo, abbassando lo sguardo sconfitto.
"Vista l'evidente conferma data da quest'ultima prova, sono già pronto per deliberare la mia sentenza" esordì il giudice Walsh attirando su di sè l'attenzione di tutti i presenti.
Gli avvocati Andrews e Lewis si misero in piedi, lo stesso fecero il giudice Johnson e l'imputato Julian Milkovich, poi Walsh riprese a parlare "Dopo aver visionato attentamente le prove, aver ascoltato i testimoni e letto le vostre deposizioni, come giudice di questa corte, dichiaro l'imputato Julian Milkovich colpevole con l'accusa di tentata estorsione ai danni del giudice Robert Johnson, e lo condanno a 3 anni nel penitenziario di massima sicurezza di Foxriver" deliberò, mentre due agenti cominciavano ad avvicinarsi a Julian.
"Così è deciso, l'udienza è sciolta!" aggiunse, battendo forte il suo martello.
Peter si guardava intorno confuso, sentendosi senz'altro più colpevole di quanto dovesse sentirsi Julian.
Robert Johnson sorrideva soddisfatto, non prestando nemmeno troppa attenzione al ragazzo che aveva appena dichiarato il falso solo per salvare il suo sporco titolo di giudice corrotto e infame.
Julian Milkovich invece, porgeva i suoi polsi ammanettati alle due guardie completamente muto, poi i due agenti, cominciarono a spintonarlo malamente verso l'uscita.
Tutti in quell'aula erano certi della colpevolezza di Julian, adesso perfino il suo avvocato cominciava a crederci un po' di più. Ben presto però le cose sarebbero cambiate per tutti.

Solo un anno dopo infatti, il giudice Johnson avrebbe ricevuto la sua diagnosi, e in pochi mesi, il suo tumore ai polmoni lo avrebbe portato sotto terra.
Robert Johnson avrebbe smesso di mentire, di abusare del suo potere e di prendersi gioco della povera gente, ma i suoi segreti non sarebbero morti con lui. Infatti, le centinaia di prove truccate, i testimoni corrotti, e le sue ingiuste condanne, lo avrebbero per sempre perseguitato, fino alla sua tomba, anche a distanza di anni.
E fu esattamente grazie alle sporche tracce lasciate su migliaia di fascicoli conservati in casa sua, che Casey, sua figlia, presto sarebbe riuscita finalmente a costruire pezzo dopo pezzo, l'identikit del terribile criminale che Johnson si ostinava a fingere di non essere.
A un anno dalla sua morte infatti, Casey avrebbe finalmente scoperto che genere di persona fosse in realtà il tanto rispettato giudice Johnson, Julian Milkovich sarebbe uscito di prigione, ma quel terribile segreto avrebbe comunque rischiato di distruggere la vita di un innocente, pesando sulla coscienza di Peter per il resto dei suoi giorni.

Spazio autrice

Avete presente quando vi ho detto che in poco tempo le cose avrebbero iniziato a complicarsi?
Ecco, era esattamente questo che intendevo!
Quello che avete appena letto è un flashback, come avrete notato infatti, il giudice Johnson è ancora vivo, Julian Milkovich, vecchio amico di Peter e Evan, non è ancora finito in prigione, e Peter invece è appena entrato nell'esercito grazie all'aiuto del padre di Casey.
Ovviamente, se ho deciso di raccontarvi nel dettaglio il processo a Julian Milkovich, è perché è importane che voi conosciate anche quanto accaduto a questo personaggio, prima di leggere i prossimi capitoli.
Se ricordate infatti, negli scorsi capitoli Peter ha detto di volerlo incontrare di nuovo per chiedergli scusa, e per questo potreste trovarlo di nuovo nei prossimi capitoli.
Spero di non aver gettato troppa carne sul fuoco con questo capitolo, ma ho pensato a lungo se postare o no un capitolo che parlasse proprio della questione Johnson VS Milkovich, e alla fine ho deciso che fosse necessario per permettervi di capire.
Per questo, vorrei tanto sapere se anche voi, dopo aver letto questo capitolo, la pensate come me, o se invece iniziate a sentirvi più confuse di prima.
Ovviamente, sono qui se voleste chiedermi chiarimenti o dubbi riguardo l'intera faccenda.
In ogni caso, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e come sempre, aspetto con ansia i vostri commenti!
Ci vediamo presto,

Hazel Evans

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