Capitolo 24

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Harry aveva deciso di tornare a casa da solo, troppo sconvolto dalla questione.
Mi aveva raccontato che suo padre era morto e non posso neanche immaginare cosa avesse provato nello scoprire che in realtà è vivo e vegeto.

Forse un po' malato di mente, ma vivo.
Io ero rimasta in camera a guardare il soffitto e ogni tanto mi alzavo per controllare se Louis e Niall non stessero incendiando la cucina, dato che avevano deciso di cucinare.

Ogni tanto li sentivo battibeccare su come condire la pasta o semplicemente sul come regolare il fuoco del fornello.

Domani mattina sarei uscita con Matt per andare a comprare un nuovo cellulare e delle nuove creme per il mio livido, che fortunatamente stava guarendo, ma aveva comunque bisogno di cure.

Per una sera non mangiammo pizza, ma un po' di pollo fritto e patate arrosto.
"Sai come hanno fatto ad avere il numero di Zayn?" Mi chiese Niall mentre Louis ammirava il suo pollo fritto, rigirandoselo fra le dita.
"Non ne ho idea." Gli dissi, fissando Louis e ridendo silenziosamente per non farlo distrarre da ciò che stava facendo.
"Ma che cazzo stai facendo?" Rise anche Niall risvegliando l'amico da quell'incantesimo.

"Scusatemi." Si unì anche lui dando finalmente un morso al pollo.
"Se andassimo a fare visita ad Harry?" Dissi tra un boccone e l'altro, i due si fermarono con la bocca piena di pollo, guardandomi stupefatti.
"È Harry." Disse Louis sputando da tutte le parti facendomi ridere a squarciagola per l'espressione disgustata di Niall che stava guardando l'amico.

"Noi stasera dobbiamo andare da Zayn, ha bisogno di aiuto." Mi informò Niall appena aver finito di ridere, io annuiì finendo la cena.

I ragazzi andarono via poco dopo lasciandomi a casa.
Non avevo voglia di stare sul divano e non avevo neanche un libro da leggere. Non sapevo giocare a solitario e il cellulare era fuori uso, inoltre, non avevo sonno.

Indossai una felpa, dato che in quesi giorni il tempo non era uno dei migliori, un paio di leggings e le mie solite nike. Per fortuna gli autobus passavano fino a sera tardi, quindi presi il numero 9 che si fermava poco prima dell'ingresso della sua casa.
In giro c'erano ancora alcune persone, ma non molte. Le giornate si stava allungando ed era un bene per questa città vedere qualcuno uscire di sua spontanea volontà.

Non feci caso di essere già arrivata a destinazione che corsi subito fuori, rischiando di incastrarmi tra le porte del bus.
Prima che partisse mi scusai con l'autista che mi lanciò un'occhiataccia.

Avanzai a passi lenti osservandomi un po' intorno.
Quando arrivai davanti alla sua porta esitai un po' prima di suonare il campanello.
Era già dieci minuti che aspettavo lì fuori e non mi aveva ancora aperto, forse non era in casa o forse non aveva voglia di parlare. Mo affacciai alla sua finestra, notando che tutte le luci erano spente, mi allontanai, dunque, da quella casa e decisi di fare una passeggiata in città.

So che non fosse sicuro per una come me uscire da sola, ma non volevo che questi pazzi non mi permettessero neanche di fare una passeggiata o di respirare un po' d'aria.

Era anche vero che ero una calamita per i guai, ma ormai sapevo cavarmela con questi tipi di problemi. Erano già molti mesi che vivevo qui e, avendo una bella memoria, avevo già memorizzato molte strade e quartieri. Ne avevo studiato i tipi di persone che li frequentavano.

Essendo sabato sera vi erano molte più persone rispetto ad altri giorni. Ovviamente erano presenti anche gli ubriaconi depravati, ma cercavo sempre di stare molto lontana da loro.

Non avendo una meta precisa decisi di fare visita a Tommy.
Entrai lentamente nel locale pieno di persone. L'anziano era intendo a discutere con una ragazza, evidentemente ubriaca.

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