10) Sembri debole

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Rebecca era incantata dalla maestosità della location in cui si sarebbe scatenata fra qualche ora, continuava a scattare foto da quando un addetto ai lavori, ci aveva permesso di entrare.
Nella sua ingenuità non si era resa conto che tutto quel via vai di gente, era dovuto alla presenza di Ermal.
In realtà, neanche quest'ultimo era al corrente della nostra visita.

Era venuta trovarmi da qualche giorno, affrontando un volo da sola, con una nostra amica che lavorava come hostess e con molta discrezione avevamo poi raggiunto la Sicilia, da Milano.

Era elettrizzata per via del concerto di Ermal, che si sarebbe tenuto quella sera a Taormina, aveva scelto lei stessa questa data, acquistato i biglietti e chiesto a me di accompagnarla.

Sapeva che non le sarebbero serviti quei convenevoli, che mi bastava parlare con  un qualsiasi membro della troupe che seguiva Ermal per farglielo incontrare di persona, ma lei non voleva usare scorciatoie.
Ma continuare a sognare ed immaginarlo quasi irraggiungibile.

Mi aveva chiamata con impazienza, per scegliere con cura il vestitino che avrebbe indossato e riempirmi di domande su qualsiasi cosa appariva come una novità ai suoi occhi. Nei vicoli di quel Borgo senza tempo.

La calura, non fermò la nostra passeggiata. Una granita mangiata in fretta e poi altri passi a piedi fino al Teatro antico, ancora chiuso al pubblico.

Mi ero scambiata dei messaggi con Andrea, sapevo che loro erano già all'interno.
Mentre io ed Ermal, continuavamo ad ignorarci, per alleviare tutto il nervosismo che ci aveva divorato nelle ultime settimane, che avevamo trascorso volutamente separati.

Il primo a raggiungerci fu Andrea, che mi salutò in un modo così caloroso, da far storcere il naso a Rebecca, che non era aggiornata circa la nostra forte amicizia.

«Chi sei?» Disse salutandolo con sospetto.

«Sono un amico della zia e...il chitarrista di Ermal!» Rispose con un inglese improvvisato che fece scappare un sorriso alla mia piccoletta, che svanito quell'attimo di confusione, iniziò ad apprezzare il fascino di Vigentini, scrutandolo con aria incuriosita.

Passarono a salutarci tutti i membri della band e altri assistenti che conoscevo di vista, mentre ci sedemmo in un angolino, per non disturbare la sistemazione della messa in scena.
Ermal era sicuramente chiuso da qualche parte, ancora ignaro di tutto.
E ne ebbi la certezza dallo sguardo che ci rivolse uscendo con disinvoltura da una delle uscite laterali, prestandosi a raggiungere il palco per il soundcheck.

Sorrise, fiondandosi di corsa verso di noi.
Mia nipote, stringeva la mia mano, con un espressione incredula tra la felicità e la commozione.

«Ciao tesoro!» La salutò con un tono di voce estremamente dolce, che non ero mai riuscita a cogliere, mentre Rebecca le si lanciò tra le braccia, come lo conoscesse da sempre.
Si era fidata della sua stretta, così come me ne ero sempre fidata io.

Aveva nascosto la sua testa nell'incavo del collo di Ermal, nascosta in quell'abbraccio così intenso che non ebbi la forza di interrompere.

Le accarezzava i capelli, mentre con le braccia con cui la afferrava, stava attento a non squalcire le pieghe del vestitino in cui era avvolta.

«Cosa ci fai qui?» Sussurrò fra i suoi capelli lunghissimi che erano sparsi addosso a lui.

«Sono venuta per te!» Rispose lei, con una sincerità che le invidiavo.
Così come invidiavo la facilità con cui si era posta a lui, col cuore in mano.

Rivolse uno sguardo appagato verso di me, dopo aver riportato a terra Rebecca.
La aiutò riordinare il vestito, prima di accarezzarla ancora e darle un piccolo pizzico in guancia, seguito da un tenero bacio.

L'ossigeno non è respirare {Ermal & Frida}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora