23) Sto ancora provando a lasciarti andare

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Odio quando mi guardi così.
Ho portato gli occhi e il cuore con me, stasera, da Milano fino a Roma.
Vengo a vederti in concerto come se nulla fosse, mi prometto.
Non sarò sola, ma circondata di amici in comune che continueranno a prenderti per il culo a tua insaputa per tutto il tempo, e io non potrò avere modo di rimanere intrappolata nella tua musica magica, emozionarmi e commuovermi.
Invece, il tuo sguardo sa sempre come trovarmi e raggiungermi.
Ogni cosa che tu guardi si innamora.
Di te.
Senza tutta questa fretta che ti assale potresti amarmi?
Verrebbe da chiederti, mentre la penombra ti nasconde da chi non sa incontrare il tuo universo.
Ma più mi guardo intorno, circondata ancora una volta dalla tua gente, più mi accorgo che fai lo stesso effetto a gran parte di loro.

Sei diventato quasi irraggiungibile, e questo mi spaventa.
Probabilmente è uno dei tanti motivi che ti hanno fatto allontanare da me.
Credi continuamente di poter incontrare un'anima affine, non ti accontenti.
Siamo uguali in questo.
Tu non sai vivere senza sogni, e non ti perdono.
Perché io nonostante tutto, non so vivere senza te.
Mi sono trasformata nella donna che ho sempre detestato: fragile, ancorata ai sentimenti.
Eppure, tento di mostrarti sempre la parte che adori: quella indipendente, che non si arrende, che possiede un posto nel mondo al di là di te.
Mentre tu pian piano ti evolvi nell'uomo che ho sempre evitato: incoerente, incostante, egoista.
O almeno, mi autoconvinco che sia così, affinché possa sentire meno la tua mancanza.
È sempre bello osservarti da lontano, fare la cosa che ami di più al mondo.
Non hai filtri sul palco, sei te stesso, in controluce si riescono a percepire tutti gli spigoli della tua personalità, e le sfaccettature della tua lealtà.
Non sai mentire, non hai saputo farlo neanche con me.
E per una come me, che è sempre stata abituata a chiudere in maniera drammatica ogni relazione, il fatto di essere riuscita a mantenere un rapporto quasi amichevole con te è una benedizione.
Hai sanato anche la mia indole rancorosa.
Avresti dovuto fare tu un passo verso di me, medita il mio orgoglio, ma sono stata capace di accontanare anche lui.
Non basta mai, lasciarsi trasportare verso luoghi inesplorati che solo le noti soavi della tua angelica voce, mi hanno fatto scoprire.
Rende umani i doni divini.
Reali, tutti i misteri.
Posso ritornare immersa in quelle distese di verdi campi in fiore, solo in quel frangente, in cui vorrei fuggire via da una vita, che non ci vuole insieme.

È una scena già rivista.
Tu che saluti il pubblico, prima che pian piano si appresta ad abbandonare il teatro.
Io che di soppiatto mi faccio largo fra gli addetti ai lavori per trovarti dietro le quinte.
Stavolta non dividiamo un camerino, non consumiamo un divano di fortuna con la nostra passione.
Non ti aiuterò a rivestirti.
Non mi lascerai l'ultimo sorso della tua birra, me ne hai appena stappata una e me la stai porgendo.
Mi dici che se voglio, ci sono anche dei bicchieri.
Posso servirmi da sola.
Credi che adesso che ci siamo lasciati, io sia tornata ad essere la signorina perbene che usa il bon ton anche nelle situazioni che non lo prevedono.
Vieni smentito dalla mia prontezza nel afferrare quella bottiglia, per fare un brindisi.

Brindo al tuo successo, indubbio e immutato.
Al tuo talento in evoluzione.
Brindi a me, al lavoro che mi sta salvando dall'ansia di volerti ancora accanto.
Brindiamo a noi, che inaspettatamente abbiamo capito che quella condizione si può dimostrare in maniera diversa.
Che possiamo esserci l'uno per l'altro, senza dover necessariamente perderci.

Quella fiamma che abbiamo tentato di spegnere per stare meno male, ci fa ribollire il sangue.
Sembriamo starci stretti, nei nostri corpi che predicano distanza dalla punta all'altra di una sala invasa di volti e poca fiducia.
Perché se ti fidassi di una soltanto di quelle persone, quasi quanto ti fidi di me, non staresti implorando di abbandonare quella moltitudine di chiacchere a cui non vuoi partecipare.
Trovi il coraggio di avvicinarti, mi prendi per mano come se fosse il gesto più normale e nessuno osa dirti nulla perché al volere di tutti, sono ancora la tua donna.
Scivoli una mano sulla tasca dei tuoi pantaloni ed estrai un accendino, con cui accendi la tua prima sigaretta da quando sono qui.
Un'uscita secondaria da cui nessuno si aspetta che tu esca, una presa d'aria da cui avvelenarti di fumo.
Suona un po come un controsenso.
E tu ne sei l'esempio vivente.
Ma io, non sono da meno.
Anni di lotte a predicare di odiare il fumo, e poi, mi ritrovo qui ad implorare i minuti di non passare, affinché quel nostro dolce far niente, in totale silenzio, duri quanto più possibile.

L'ossigeno non è respirare {Ermal & Frida}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora