12) Sono di nuovo qui con te

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Ti avviso poco prima del mio arrivo.
Mi hai aspettato a casa per evitare il bagno di folla in aeroporto, e ti assicuri che Andrea venga a prendermi al tuo posto.
Sembra passata un eternità da quando di corsa, ho chiuso dentro la valigia la vita che stavamo costruendo, senza più tirarla fuori, fino a questo momento.
Invece, era passato solo un mese.

«Hai qualcosa di diverso, forse perché non ti vedo da così tanto tempo.»
Esaspero una fetta temporale  minima, e la trasformo in qualcosa di estremamente prolungato.

«Anche tu.»

«Davvero? E cosa? Sono curiosa.»

«Non riservi a nessuno la dolcezza che ho visto in queste nei confronti di tua nipote.»

«È una bambina.» Ti correggo con prontezza, come fosse assolutamente naturale per me, dovermi comportare così con lei, essendo piccola.

«Sei stupenda quando sei con lei. »

«Io per quanto mi riguarda, volevo solo farti un apprezzamento fisico.»
Tento di portarti al centro dell'attenzione.

«E sentiamo, cosa vorresti dire?»

«Che la barba, dovresti lasciarla crescere più spesso.»

«La odiavi, fino a qualche mese fa.
Al primo accenno facevi una di quelle tue uscite infelici in cui alla fine, mi sentivo un barbone.»

«"Meta era chiuso il barbiere oggi?"» Dico, tentando di imitare lo stesso tono di voce che usavo, in quelle occasioni.

«La verità è che sei riuscito a farmi apprezzare anche tutto quello che credevo di detestare.» Rivelo, ancora, avvicinandomi a te.
Ho appena tolto la giacca, ad avvolgermi una gonna stampa Vichy e una stretta maglia bianca.
Le parole scorrono leggere e libere come un fiume verso il mare.

«Quindi in parole povere... »

«Non fare il finto tonto!» Ti
schernisco.
Stringo, qualche ciocca dei capelli che hai lasciato ancora lunghi, per mia modesta richiesta.
La loro consistenza morbida, come velluto, sembra andare d'accordo con il naturale movimento delle mie mani, mentre li attorciglio.

«Sai che mi fa impazzire tutto, di te.» Ammetto, all'angolo delle tue labbra, iniziando a baciarti con impeto, maledicendomi per non averlo fatto prima.

«E tu sai che tutto questo è assolutamente reciproco!»
Ti prendi una pausa dal nostro groviglio di sensazioni mai estinte, e poi ti lasci travolgere da quella danza che non lascia scampo, a cui puoi solo sottometterti.

«Vorrei poter avere una prova tangibile di questa tua ammissione.»

Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase, che mi trascini di peso su di te. Le mie gambe penzolanti tra i tuoi fianchi, mentre mi sorreggi senza sforzo e ti avvicini ad una parete liscia, di casa tua.
Di casa nostra.

Ti fermi per un attimo a guardarmi, come se volessi capire se ciò che sta per succedere è vero.
Realizzi che lo è e sorridi, e mi baci ancora velocemente, così tanto che i nostri denti si scontrano, perché impegnati a mostrare la loro felicità.

Da una parte una fasciatura, ricopre il tuo polso destro e mi chiedo perché ti sforzi a tenermi ben salda su di te, rischiando di farti ancora più male. Ti indico la mia volontà di liberarmi da quella presa, per mescolarmi fra le lenzuola, insieme alla tua pelle.

Scuoti la testa, «posso farcela», sussurri, affannato.
Al lato opposto, al polso sinistro, noto l'elastico che mi avevi rubato qualche mese fa, e te lo sfilo, facendo ciò che avevo sempre desiderato fare, guardando le foto e i video dei tuoi concerti, in cui ad un tratto, sollevavi i tuoi capelli, in un lento codino.

L'ossigeno non è respirare {Ermal & Frida}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora