25) Non è mai per sempre

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Una tenace sopravvissuta che traeva splendore dalla luce che emanavano gli altri.
Ero sempre stata questa.

Quando, seppi dai social la notte che Ermal aveva appena trascorso, fu istintivo per me lasciare quell'appartamento che fino a qualche tempo prima dividevamo e mettermi alla sua ricerca.

Apprendere il suo malessere fisico da un post sui social, come eravamo arrivati a questo?
Penso, mentre cammino per raggiungere casa di Matteo, in cui so che si sta rifugiando da diversi giorni.
Ha passato una notte terribile che lo ha portato ad annullare un suo incontro con i fan.
Se non fosse qualcosa di grave, non avrebbe mai privato la sua gente dell'opportunità di vederlo per qualche ora.
Conosco Ermal troppo bene per affermare il contrario.

Sull'uscio della porta, trovo quel malpensante di Matteo, che negli ultimi tempi è tornato ad essere insopportabile nei miei riguardi.
È una delle persone meno obiettive che io conosca, quando si tratta del suo amico riccioluto.
Andrebbe in guerra contro chiunque, pur di non tradire mai la sua fiducia.
Apprezzo quella sua fedeltà incondizionata, ed è uno dei motivi per cui non gli esplodevo in faccia tutta la mia contrarietà a quel suo atteggiamento nei miei riguardi.
Era stato Ermal a voler stoppare la nostra relazione, non il contrario, avrei voluto urlare a quella sua pacioccona faccia da schiaffi, ma immaginai lo sapesse e fosse ugualmente contro di me a priori, per tutte le motivazioni elencate finora.
Non disse nulla oltre ad un saluto di circostanza, educato ma distante, fece segno di accomodarmi.

«Lui è di là.» disse indicandomi una porta chiusa.
Dovevo attraversare un piccolo corridoio per raggiungerla.
Bussai, dall'altra parte udì la voce stentata di Ermal.
«Matteo, solo se è davvero importante.»
Non aveva minimamente idea che dietro quella porta potessi esserci io e non il suo fido amico.

«In realtà sono io.» risposi, aprendo la porta.

La sua espressione era stupita, stava quasi per sorridere soddisfatto, ma poi le passò per la mente qualcosa che lo fece desistere dal farlo, o almeno così intuì da quei pochi secondi di silenzio.

«Spero sia importante!»
Il concetto valeva anche per me.

«Se stavi male, avrei voluto saperlo.»

«Non sei tu la causa.»

«Fa lo stesso.»

«Adesso sto bene, grazie della visita.»

Aveva davvero così poco da dirmi? Pensai, cercando di formulare una risposta.
Il suo tono scostante e duro, non mi aiutarono in quell'impresa.
Accanto è l'unico posto in cui nessuno soffre il silenzio, dedussi.
Così mi avvicinai al letto in cui stava seduto e mi sedetti.

Matteo urlò da fuori la stanza che stava andando a farsi un giro, apprezzai quel gesto di lasciarci soli, anche se la mia permanenza in quella stanza aveva i minuti contati.

Eppure, avevo ragione nell'affidare l'esito di quell'incontro alla magia che scaturiva dalla nostra vicinanza.
Mi rasserenava la consapevolezza di sortire un certo effetto in Ermal.

«Dovevi darmi la possibilità di starti vicino...»

«Ti avevo già fatto troppo male...»

«Avrei potuto sopportarlo...»

Avevi un debole per le mie mani. Per i miei capelli. Per tutto ciò che apparteneva alla mia esteriorità.
Qualcosa di me, ti pareva inedito, fissavi ogni mio particolare attento e meticoloso, respirando senza far rumore.

Portasti un ciuffo dei miei capelli, dietro l'orecchio e sfiorasti il mio viso lentamente, come volessi percepirne la consistenza sotto le dita.

«Speravo che venissi, ma non ci credevo...»

L'ossigeno non è respirare {Ermal & Frida}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora