2. Sei mesi

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Dieci giorni prima

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Dieci giorni prima.

«Sei stata strana per tutto il giorno» disse Rita, squadrando da capo a piedi Emma, la sua migliore amica. Emma smise di camminare e così fece anche Rita. Un gruppo di bambini sfrecciò in bici a loro fianco, schiamazzanti, contenti che la scuola fosse finalmente finita e pregustando già il tempo libero dell'estate, i giochi e le avventure. Tra Rita ed Emma invece era sospeso il silenzio.

Emma aprì bocca per rispondere, ma non fece in tempo nemmeno a riprendere fiato che la richiuse. Era ancora doloroso parlare di lei.

«Oggi sono sei mesi, lo so» disse Rita, leggendo nella mente dell'amica,evitandole di pronunciare quelle parole che per lei erano ancora così dolorose. Era ciò che Rita ed Emma facevano da sempre: proteggersi a vicenda, a ogni costo, ognuna pronta a farsi carico del dolore dell'altra. Rita si avvicinò a Emma e le diede la mano: la strinse forte. Poi sorrise, illuminando i suoi occhi azzurri e invincibili.«Hai visto Chris come ti guardava oggi?» Rita cambiò argomento e fece un passo avanti, trascinandosi dietro la sua amica, costringendola a camminare. «Ti mangiava con gli occhi.»

«Non è vero!» rispose Emma, arrossendo, agitandosi come un pesce fuor d'acqua per l'imbarazzo, ma sperando in cuor suo che fosse vero.

«Come sarebbe a dire "non è vero"? Ti mangiava con gli occhi, un pezzettino alla volta, gnam gnam» la canzonò Rita.

«Smettila!»

Ma Rita non la smise, perché è questo che fanno le amiche: continuano a provare a tirarti su, anche quando dici loro di smetterla.

E così, senza nemmeno accorgersene, arrivarono a casa di Emma, lì dove si sarebbero separate, che ridevano a crepapelle come due sceme,fregandosene delle occhiate oblique che chi passava di lì gli lanciava.

Rita avrebbe proseguito da sola per un altro pezzo di strada.

«Ehi, se credi che ti lascerò passare l'intera estate sdraiata su un divano ti sbagli di grosso! Ancora qualche giorno e avrò la patente e allora guai a chi proverà a fermarci!»

Si abbracciarono. Forte.

Rita salutò Emma sul vialetto di casa e si allontanò, per tornare alla strada.

«Rita?»

«Sì?»voltandosi, i capelli di Rita ondeggiarono davanti al suo viso.

«Dove pensi che sia?»

Parlava ancora di lei. Rita fu attraversata da un tremito di rabbia: perché Emma non riusciva ad andare avanti? Insieme stavano bene, solo loro due, che bisogno c'era di attaccarsi al passato in quel modo? Specie se il passato faceva così male...

Rita fece spallucce. «So solo dove saremo domani io e te: in piscina, a fare le sceme con il nuovo bagnino, prima che qualcun'altra arrivi prima di noi. Smettila di pensarci e scrivimi oggi pomeriggio!» si voltò e andò via, non dovevano parlare di lei, era meglio per entrambe.

Ma Emma non era come Rita, non riusciva a voltare le spalle al passato e semplicemente far finta che non fosse successo nulla. Il passato non smetteva di inseguirla, di marcarla stretta. E qualche volta, il passato la stringeva così forte da farle male.   


***

"Cosa diavolo è successo sei mesi fa?"


Spero che durante la lettura vi siate posti questa domanda, nel caso vuol dire che almeno un po' sono riuscito a incuriosirvi :)

Come sempre, grazie per aver letto fin qui!


Se questo capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere con un commento, una stella, un messaggio o un follow... insomma, come preferite! Le vostre opinioni danno senz'altro tanta energia per continuare a scrivere ;)

Il "gioco" che vi propongo questa volta è il seguente:

CHI È L'AMICA O L'AMICO CHE OGNI VOLTA FA DI TUTTO PER TIRARTI SU?

Faglielo sapere, inviandogli il link di questa storia ;)

Vi ricordo che Knock verrà aggiornato ogni martedì e venerdì!

A presto e grazie ancora!


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