20. Un vecchio che guarda tutto il giorno la tv

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 Ricordate che vi avevo detto che, se fossi riuscito, questa settimana vi avrei fatto una sorpresa per festeggiare il raggiungimento dei 20 capitoli?  
Beh, ci sono riuscito! Doppio aggiornamento: oggi e domani ;)
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Abe era maledettamente vecchio. Il suo volto era un intrico di rughe, lì dove la pelle non era coperta dalla folta barba e dai lunghi capelli bianchi come zucchero. A vederlo si sarebbe detto che era l'uomo più vecchio della terra, ma lui sapeva bene che non era vero.
Anche se vecchio quasi quanto il mondo, il suo corpo era scattante, gli occhi erano vispi e aveva sempre un ghigno goliardico pronto a sbocciargli sulle labbra. Passava le sue giornate in una vecchia bettola, che aveva costruito con le sue stesse mani. Trovarla non era facile. Si sedeva su uno degli sgabelli di fronte al bancone, il barista gli versava un drink e lui lo sorseggiava piano, facendo schioccare le labbra umide dopo ogni sorso, per esprimere la sua soddisfazione.

Charlie, il barista, ci sapeva fare. Era lì, dietro quel bancone, da quarantanove anni. Era stato un ragazzaccio ai suoi tempi, di quelli che agli occhi di molti agiscono senza alcuna logica. A suo modo era una celebrità fuori da quella bettola ai confini del tempo e dello spazio, dove tutti lo credevano a marcire in qualche prigione degli Stati Uniti. Magari sì, la carcassa sgraziata che chiamava corpo era da qualche parte dietro una fila di sbarre, ma il vero Charlie era lì, da quarantanove anni, da quando aveva macchiato le sue mani del sangue di sette persone. Da allora era lì a preparare drink per il vecchio Abe. Quando Charlie era giovane, confuso, arrabbiato e sbandato, il vecchio Abe l'aveva accolto con l'amore che il padre che non aveva mai avuto e la madre che aveva sempre odiato non gli avevano saputo dare. Era questo che faceva Abe, accoglieva le persone che nessuno amava. Lui stesso di amore ne aveva ricevuto poco.

Ma la soddisfazione di Abe non era dovuta solo alla bontà dei drink di Charlie, ma soprattutto a quel che vedeva in tv. Il televisore, in alto nell'angolo sopra al bancone, era un vecchio modello, di quelli col tubo catodico e trasmetteva ventiquattro ore su ventiquattro il programma preferito di Abe. Sullo schermo, una donna stava precipitando dal tredicesimo piano di un grattacielo. Abe la vide cadere e spiaccicarsi sul marciapiede, come se fosse sporto anche lui dalla finestra da cui la donna era precipitata. Da lì su, il corpo spiaccicato sul grigio marciapiede assomigliava a un'innocente macchia di salsa. Il giorno dopo, i giornali avrebbero parlato di quel volo come di un'incidente, una fatalità, ma tutto quello che passava sulla tv di Abe non era mai una fatalità. Se la donna, una famosa avvocatessa di New York, avesse potuto parlare, avrebbe detto che era stata un'ombra a spingerla giù dalla finestra... un'ombra comparsa dal nulla che somigliava terribilmente a quel tizio che aveva fatto condannare qualche mese prima alla sedia elettrica, chiudendo un occhio davanti ai dubbi sulla sua vera colpevolezza, attratta da una parcella a cinque zeri. E avrebbe detto la verità. Quel che Abe vedeva sullo schermo della sua tv era esattamente ciò che l'ombra vedeva attraverso i suoi occhi, dalla finestra di quel tredicesimo piano.

Lo schermo della tv vibrò per un po', l'immagine che c'era in quel momento si frantumò in centinaia di pixel e fu sostituita da una nuova. Ora sullo schermo c'era la stanza buia di una ragazzina. Abe capì subito di chi si trattava: era uno dei suoi migliori ultimi acquisti, si chiamava, se ricordava bene, Naomi. 

«Ragazzi! Silenzio lì dietro! Fatemi sentire!»

Abe urlò quei tre rimproveri uno dietro l'altro e Ted, John, Ed e Jeffrey che stavano giocando a biliardo alle spalle di Abe interruppero immediatamente i loro schiamazzi. Quando il capo parlava, loro obbedivano: sommato, il conto dei quattro arrivava a novanta vittime, ma quando il vecchio parlava erano come agnellini.

Abe tornò a rivolgere lo sguardo alla tv. Quella ragazza era una vera furia, una fuoriclasse: ora stava spezzando le gambe di una sua coetanea che invocava pietà. Inutilmente. Con lei era stato generoso, aveva visto qualcosa e le aveva dato poteri che altri avevano solo sognato, ma stava facendo un buon lavoro: stava senza dubbio ripagando la sua generosità.

Fu mentre Abe guardava Naomi massacrare Chloe Brown che la porta della bettola si aprì.

Il vecchio si voltò verso la porta, insieme a tutti gli altri presenti nella stamberga, curiosi di scoprire chi fosse il nuovo cliente di Abe .

Era, invece, un vecchio cliente.


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Rieccoci con il primo capitolo di questo doppio appuntamento settimanale!

Spiegazioni: me le avete chieste in tanti... ed eccole qui!

Questo capitolo e ancor più il ventunesimo vi daranno alcuni indizi per scoprire il segreto dietro la vicenda di Naomi&co. 

Ovviamente, sono nelle stile di Knock: strani, criptici, con un mistero svelato e tre nuovi all'orizzonte. Dovrete saper cercarli bene. ;) 

Per questo capitolo vi do un consiglio: fate molta molta moltissima attenzione ai nomi!

Spero che abbiate gradito il capitolo e la sorpresa: fatemelo sapere con un commento, una stella o un messaggio.

E come sempre, grazie per aver letto fin qui!


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