21. Due vecchi nemici al bar

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Il vecchio cliente avanzò barcollando verso Abe. 

Charlie, dietro il bancone, lasciò cadere lo straccio con cui stava asciugando dei bicchieri da poco lavati. Ted, John, Ed e Jeffrey ripresero le stecche da biliardo che avevano posato poco prima, pronti a fracassarle sulla testa dell'uomo appena entrato dalla porta.

Ma prima ancora che potessero compiere un passo avanti, Abe alzò la mano e fermò i suoi tirapiedi con un gesto. Poi sorrise all'uomo, oramai distante solo qualche passo dal suo sgabello. 

«Anche a un vecchio come me, la vita non smette di riservare sorprese. Da quella porta sono passati uomini comuni, rockstar, re e presidenti, ma è la prima volta che passa un Reietto.»

Maikus si fermò a mezzo metro da Abe, che non si era mosso dal suo sgabello. 

«Questa volta sono davvero curioso. Siediti e spiega.»

Dal nulla, comparve uno sgabello di fianco a quello di Abe. Maikus si accomodò esitante, non se l'era immaginata a quel modo. A dire il vero, non immaginava nemmeno che sarebbe stato ancora vivo arrivati a quel punto. Sempre che vivo fosse la parola giusta.

«Sono anni che mi sfuggi, che fai fuori tutti quelli che mando a cercarti e alla fine ti presenti qui da me, come se nulla fosse.» Abe afferrò il telecomando e spense la tv. Restò in silenzio, in attesa che Maikus si decidesse a parlare. Ma il silenzio continuò. «Che succede, ti si è annodata la lingua? Charlie, dagli da bere.»

«Non voglio nulla.»

«Oh, a chi la racconti. Tutti vogliono qualcosa. Specie quelli che arrivano fin qui. Sputa il rospo.»

«C'è uno dei vostri...»

«Uno dei nostri, vorrai dire. Sei un Reietto, ma non sei diverso da noi.»

Maikus strinse i denti per tenere a freno la lingua: era in balia di quell'uomo e quell'uomo era pericoloso, doveva scegliere bene le parole da usare. «Uno dei vostri... sta facendo del male a una persona.»

«È ciò che fanno... ciò che avresti dovuto fare anche tu, Reietto.»

«È una persona a cui tengo.»

«Fammi indovinare, una donna?»

Maikus abbassò lo sguardo per un attimo e poi lo ripuntò su Abe, per non mostrarsi debole. «Sì.»

«Maikus, Maikus, Maikus... a furia di passare il tuo tempo con loro cominci a somigliargli. Siete sposati, o come si dice fidanzati?»

Maikus scosse la testa. «Ci conosciamo appena.»

«E tu vieni fin qui, da me, per una donna che conosci appena? Potrei staccarti la testa prima ancora che tu dica "cazzo"» in quel momento, il sorriso del vecchio Abe avrebbe gelato l'inferno.

«Non lo farai.»

«E cosa te lo fa pensare?»

«Sono pronto a tornare sui miei passi» Maikus lesse negli occhi di Abe l'avidità. «La mia anima è l'unica che hai incatenato senza possederla, sono pronto a dartela.»

«Per una donna?»

«Già.»

«Non ti facevo così idiota, Reietto.»

«Su una cosa hai ragione, Abe. Sono più simile a loro, agli umani, che a voi. A furia di startene rinchiuso qua dentro hai dimenticato cosa vuol dire.»

Abe scosse la testa, infastidito dall'insolenza di quel ragazzino. «Dimentichi con chi parli. Gli umani li ho conosciuti tutti: non c'è niente di peggio di loro. Cosa provi per questa donna? Amore?»

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