9. Insieme

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Emma trasalì, conosceva quella voce, non ne aveva dubbi: era la voce di Naomi.

Guardò ancora l'interno della sua stanza. Null'altro che tenebre. Si ritrovò a battere i denti nel silenzio assoluto. I suoi occhi guardarono il muro accanto al letto...

Emma ingoiò la propria saliva, prima di parlare ancora.

«Naomi, sei tu?»

«Ciao, Emma. Mi sei mancata!» la stessa frase, la stessa voce metallica e distorta.

Questa volta la testa di Emma scattò, per intercettare il punto da cui veniva la voce, prima che tornasse il silenzio. Sulla scrivania della sua stanza, la spia verde delle casse bluetooth lampeggiava, come l'occhio di un gatto nella notte. Erano giorni che non le accendeva.

«Ciao, Emma. Mi sei mancata!»

Ancora quella frase, ancora quelle casse. E prima che Emma potesse ragionare, la voce tornò:

«Ciao, Emma. Mi sei mancata!»

Emma agì guidata dall'istinto, senza pensare. Estrasse il telefonino dalla tasca dei pantaloni. Quelle casse di certo non parlavano da sole, il segnale doveva venire da qualche parte. Emma osservò lo schermo dello smartphone. C'era un video. Un vecchio video che Naomi le aveva mandato quasi due anni prima, di ritorno da un viaggio.

«Ciao, Emma. Mi sei mancata!»

Era in quel modo che iniziava il video e ogni volta, subito dopo quella frase, anziché proseguire, tornava indietro, all'inizio, come se qualcuno lo riavviasse.

«Ciao, Em...»

Emma questa volta non lasciò che la frase venisse completata: tenne premuto il tasto per lo spegnimento del telefonino e la smorzò a metà. Anche le casse sulla scrivania, lontane almeno due metri da lei, si spensero. La stanza era nuovamente immersa nel buio, tagliato solo dal sottile e obliquo fascio di luce lunare che penetrava dalla finestra. Emma allungò il bracciò nella stanza, senza entrarvi, e tastò la parete alla ricerca dell'interruttore della luce. Lo trovò. Lo calò in basso, e poi lo tirò su e poi di nuovo giù, ma non successe nulla, la luce si rifiutava di accendersi.

Knock

Emma guardò la parete, era da lì che veniva quel battito. Era terrorizzata. Voleva fuggire, ma allo stesso tempo comprendere, capire una volta per tutte cosa stesse succedendo. Dopo una pausa di qualche secondo, arrivò anche il secondo rintocco. Knock.

Ogni muscolo di Emma s'irrigidì, tranne le sue labbra... la frase che le uscì dalla bocca stupì lei per prima: "Naomi, se sei tu, batti un solo colpo. Uno solo!"

Knock

Emma attese, ma non arrivò altro.

«Naomi...» la voce di Emma s'increspò, era a tanto da scoppiare in lacrime. Era terrorizzata. E allo stesso tempo felice, commossa, incredula. Naomi, la sua amica... l'amica che aveva temuto di aver perduto per sempre, in qualche modo era lì. «Naomi, se vuoi che entri, batti due colpi. Uno dietro l'altro.»

Knock Knock

Emma chiuse gli occhi. Stava per farlo, stava per entrare in quella stanza, mentre qualcosa era lì nel buio ad aspettarla. E quella cosa era era Naomi: doveva esserlo, lo sapeva, lo sentiva! Fece un passo in avanti, continuando a tenere gli occhi chiusi, come un suicida che si butta di sotto e non ha il coraggio di guardare la caduta. E poi fece un altro passo e un altro ancora. Non aveva bisogno di guardare per orientarsi: era cresciuta in quella stanza, la conosceva come le sue tasche. E i suoi piedi la portarono esattamente lì, dove la testa le diceva di fuggire e il cuore di andare: s'inginocchiò sul letto, il muro era a un palmo dal suo naso. Sollevò la mano, pronta a battere anche lei un colpo sul muro.

Knock

Batterono insieme, lei da un lato, Naomi dall'altro. Aspettarono insieme. Una lunga pausa. E poi: Knock. Di nuovo insieme. Emma e Naomi.

E allora Emma ricordò e tremò e sorrise, allo stesso tempo, perdendosi in un dolce ricordo di tanto tempo prima. E dopo giorni di dolore, di rimorsi, di rimpianti, di domande, tornò a sentire quel calore che un giorno alla volta, senza accorgersene, aveva finito per dimenticare: il calore di un'amica.


***

Per poco non saltavo il nostro appuntamento! Spero che l'attesa sia valsa la pena e che questo capitolo vi sia piaciuto.

Lo spero particolarmente, perché questo è uno dei capitoli a cui più tengo e che più mi ha coinvolto emotivamente nella sua scrittura. Knock non vuole essere solo paura e orrore: prima di ogni cosa, Knock è la storia di un'amicizia, una storia sull'amore e sul dolore che talvolta si nascondono nelle amicizie.

Grazie come sempre per aver letto fin qui, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con un commento, una stella o un messaggio :)

La domanda di questo capitolo è:

VOI SARESTE ENTRATE/I NELLA STANZA, COME HA FATTO EMMA, PUR DI "RITROVARE" UN AMICO O UN'AMICA?

Vi ricordo che Knock verrà aggiornato ogni martedì e venerdì.

Grazie ancora e a presto!


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