16. Silenzio

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«Ho solo una domanda... come fai a conoscere tutte queste cose?»

La domanda di Emma restò sospesa nell'aria, mentre la notte calava intorno alla casetta sull'albero. 

Maikus non rispose. Si limitò a fissare un punto oltre Emma, che era seduta di fronte a lui e dava le spalle alla finestra della casa di legno. Trascorsero alcuni istanti, in cui il silenzio fu pesante e ingombrante. Poi, all'improvviso, Maikus arricciò il naso e strinse i denti, in un'espressione minacciosa, che ricordava quella di un gatto. Emma si voltò di scatto e seguì lo sguardo di Maikus, piantandolo sullo stesso punto: Maikus e Emma guardarono insieme la finestra della camera di Emma. E mentre il primo parve riconoscere subito quel che vedeva, a Emma servì qualche istante per distinguere le tende e la figura che si nascondeva tra le loro pieghe. Naomi era lì alla finestra. Li stava osservando e la sua espressione non era diversa da quella di Maikus. Emma trasalì, ma prima ancora che la paura prendesse il sopravvento, a destabilizzarla ci pensò Maikus con quel che le disse.

«Ora devo andare!» 

Quando Emma tornò a guardarlo, Maikus era già in piedi «Andare? Come?! No, aspetta!» Non si era certo immaginata che tutto si concludesse così, con un paio di consigli di cui poteva farsene ben poco. 

«Ascolta, voglio aiutarti... e per farlo devo andare. Devo fare una cosa.»

«E io? Io cosa faccio intanto? Me ne ritorno lì dentro, con lei, e faccio finta di nulla?»

Maikus sollevò la botola della casa sull'albero e scese i primi gradini inchiodati al tronco. Poi guardò di nuovo Emma, prima di lanciarsi giù con un salto, e disse: «Tienila buona. Tornerò quanto prima e risolverò la faccenda. Ah, e quel gelato era buono... dobbiamo rifarlo!»

Emma lo guardò scomparire giù per la botola e poi dalla finestra della casetta lo seguì mentre attraversava il giardino e di fretta scendeva lungo la strada. Quando sparì all'orizzonte, Emma tornò a guardare la finestra della sua cameretta: Naomi non era lì.

Fuori cominciava a fare freddo, decise di rientrare in casa. Sua madre la aspettava nel salone. Dopo una settimana di turni di notte, finalmente sarebbe rimasta lì a casa. Al mattino, l'aveva lasciata nervosa e infastidita per essere stata svegliata dal campanello e ora la ritrovava con un sorriso curioso e malizioso stampato sul volto.

«Allora com'è andata? Raccontami tutto! Carino, anzi moooooooolto carino il tuo fidanzato!»

«Non è il mio fidanza...»

«Ooooh a chi vuoi raccontarla, ho visto come vi guardavate!»

«Mamma!» Emma arrossì. Parlare di certe cose con sua madre la metteva in imbarazzo, ma in quel momento la rendeva anche felice: era da un mucchio di tempo che sua madre non era così energica e solare.

«Stammi a sentire: giapponese a domicilio, serie tv su Netflix fino a che non ci addormentiamo sul divano e una vaschetta intera di gelato. Che te ne pare del mio programma per la serata?»

«O-ok» accettò Emma, piuttosto stupita di quella proposta.

«Su, non fare quella faccia. Stasera mi sento... non lo so! Me ne stavo così a poltrire sul divano senza far nulla fino a venti minuti fa quando all'improvviso mi son detta: stasera voglio divertirmi!»

Emma alzò gli occhi al soffitto, lì dove in linea d'aria c'era la sua camera. Si chiese cosa stesse facendo Naomi e cosa l'aspettava. Ma i suoi pensieri furono interrotti.

«Yuhuuuu, terra chiama Emma. Ci sei?»

Emma ora guardava sua madre: era strana forte. 

«Su smettila di startene lì impalata a pensare. Divertiamoci!»

E si divertirono, come non facevano da anni! 

Emma si risvegliò sul divano, con la tv ancora accesa. Era notte fonda. Sua madre dormiva accanto a lei, con un calice di vino tra le dita, nel quale galleggiava un'ultima goccia solitaria. Emma glielo sfilò di mano, prima che potesse cadere. Si fermò ad ascoltare. Silenzio assoluto. Nessun rumore nella casa. E soprattutto, nessun rumore dal piano di sopra. Non voleva saperne di tornare nella sua camera. Si accucciò accanto a sua madre, senza chiudere gli occhi, con le orecchie aperte e pronte a catturare anche il minimo suono. Ma la notte, finalmente, sembrava non nascondere minacce, sembrava essersi liberata di quell'aria greve, che accompagnava Naomi. Emma si disse di non dormire, ma alla fine il sonno ebbe la meglio.

«Tesoro, ti ho preparato la colazione»

Emma aprì gli occhi e mise a fuoco. Era giorno, lei era ancora sul divano e sua madre era in piedi davanti a lei, sorridente, con il grembiule sporco di marmellata. Fecero colazione insieme. La signora Finner aveva preparato tanti di quei manicaretti da sfamare un esercito ed Emma non rifiutò nulla, era tutto buonissimo e lei era stranamente dell'umore adatto per darci dentro. Finita la colazione si salutarono, sua madre uscì di casa per andare a lavoro ed Emma si fece forza e coraggio per fare quel che andava fatto: doveva sapere.

Salì nella sua camera. Era esattamente come l'aveva lasciata. Niente era stato mosso, non sembravano esserci tracce del passaggio di anima viva (o morta). Fece un sospiro, raccolse tutta la sua forza di volontà e chiuse le spesse tende della finestra, facendo calare una fitta penombra nella stanza.

«Naomi?» chiamò con un filo di voce. Non arrivò nessuna risposta. «Naomi?» questa volta quasi urlò. Ma l'unica risposta fu comunque quella del silenzio. Non c'era nessuno.

Emma restò in attesa per un'intera ora, imbambolata, senza che l'allerta diminuisse, pronta a scattare al minimo rumore. Ma era sola, di Naomi non c'era traccia. Senza che potesse controllarlo, scoppiò a piangere e a ridere insieme... forse era andata via, forse in qualche modo Maikus si era liberato di lei. Emma stentava a crederci, ma le ore che seguirono furono... normali: niente incubi, niente presenze, niente morti... nulla di più che la classica, tranquilla e soporifera estate di sempre... ed Emma non avrebbe potuto chiedere di meglio. Il giorno andò via, venne la notte e anche quella trascorse senza che nulla la turbasse.

"L'incubo è finito" fu il primo pensiero di Emma, al mattino seguente, il secondo senza Naomi. E anche il mattino successivo iniziò allo stesso modo e quello ancora dopo e ancora e ancora. Ripetere a se stessa quella frase ogni mattina, sembrava l'aiutasse ad accettare che l'impensabile era avvenuto: Naomi era andata via, così com'era venuta. La sera del quinto giorno scrisse a Maikus, per ringraziarlo e sapere come avesse fatto, ma lui era stupito quanto lei: le disse di continuare ad essere comunque prudente, di non abbassare la guardia. Ma Emma ne era certa, lo sentiva nel suo cuore, ora leggero, pieno di speranza e libero: l'incubo era finito!   


***

L'incubo è davvero finito? Scoprirlo sarà facile: 

Se venerdì prossimo non troverete un nuovo capitolo, vorrà dire che la nostra Emma se la sarà cavata, senza nemmeno sapere come. 

Se venerdì prossimo invece vi arriverà la solita notifica di Wattpad... beh, allora vorrà dire che Emma ha cantato vittoria troppo presto.

Voi che dite? ;)

In ogni caso, grazie mille per aver letto fin qui, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e se vi ha incuriosito, con un commento, una stella o un messaggio.

Il prossimo appuntamento è tra 7 giorni, di venerdì! ;)

P.s. Siamo a 999 commenti, di chi sarà il millesimo commento? La sfida è aperta! XD

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