Capitolo 2

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Sehun aspettava il suono della campanella che indicava la fine delle lezioni e guardava fuori dal finestrino della sua auto, che l'autista aveva parcheggiato davanti al cancello, ma dall'altra parte della strada.

Ci aveva messo davvero poco tempo per arrivare alla scuola e, mentre aspettava, poteva comunque lavorare, usando il telefono. Andare a prendere Jinho a scuola poteva anche essere un disturbo per l'organizzazione della sua giornata lavorativa, ma di sicuro non gli avrebbe fatto perdere troppo tempo e, soprattutto, quell'insegnate rompiscatole non lo avrebbe più cercato.
Quando i primi bambini iniziarono ad uscire in cortile per raggiungere i genitori, Sehun capì che la campanella era suonata e cercò con lo sguardo Jinho. Dopo qualche minuto lo vide uscire, con la mano stretta in quella del professor Luhan. L'insegnante si abbassò all'altezza del bambino e gli scompigliò i folti capelli ricci, mentre gli diceva qualcosa. Poi alzò lo sguardo e lo puntò sulla lussuosa auto nera, dove Sehun aspettava.
Non era intenzionato a scendere dalla macchina e notò lo sguardo di rimprovero che gli lanciò Luhan, sguardo che però incontrò solo il vetro oscurato del finestrino.
Poi indicò a Jinho dove si trovava il fratello e vide il bambino corrergli incontro. Mentre l'autista scendeva per aprirgli la portiera ed aiutarlo con lo zaino, Sehun continuò a guardare Luhan, che non toglieva gli occhi dai suoi, nonostante fosse impossibile che lo vedesse.
- Ciao Sehun - la voce di Jinho attirò la sua attenzione e si costrinse a staccare gli occhi da Luhan.
- Ciao - rispose al saluto e subito si zittì: cosa doveva fare adesso?
Mentre l'auto ripartiva, si voltò un'ultima volta verso Luhan, che stava sorridendo.
Quel ragazzo doveva essere davvero soddisfatto di essere riuscito nella sua impresa. Ma ora doveva concentrarsi su Jinho. Cosa si faceva in questi casi?
Lanciò un'occhiata al bambino, che era immerso nei suoi pensieri e guardava fuori dal finestrino.
- Allora - provò ad iniziare Sehun - Com'è andata a scuola?
- È andata bene - rispose Jinho, senza smettere di guardare fuori.
- Hai imparato tante cose?
Jinho fece spallucce e Sehun sentì crescere l'irritazione: ma che aveva quel ragazzino? Già era difficile, almeno poteva rispondere.
- Ho visto il tuo insegnante di matematica. Avete studiato le addizioni oggi?
Jinho si voltò verso Sehun, guardandolo con un sopracciglio sollevato e quest'ultimo notò che il suo autista tratteneva a stento una risata.
- Le abbiamo imparate da un pezzo, le addizioni.
- Ah sì? - chiese Sehun - E cosa state facendo adesso?
- Le scomposizioni di un numero con i diagrammi ad albero.
Sehun lo fissò, confuso: - Eh?
L'autista ridacchiò, mentre il bambino alzava gli occhi al cielo.
- Io faccio anche un corso in cui facciamo matematica di quarta elementare.
- Perché?
- Perché quella di terza è troppo facile e mi annoio.
Detto ciò, Jinho tornò a guardare fuori dal finestrino, immerso nel suo silenzio.
Sehun decise di limitare l'interrogatorio per quel giorno, anche perché erano quasi arrivati a casa. Incrociò lo sguardo con l'autista, attraverso lo specchietto retrovisore.
- E tu pensa a guidare, Yixing.
Arrivati davanti al vialetto di casa, Sehun rimase concentrato sul suo telefono, mentre l'autista scendeva per aprire la portiera a Jinho.
- Perché sei venuto a prendermi? - chiese il bambino, tenendo lo sguardo basso.
Sehun si voltò verso di lui: - Perché non potevo lasciarti a scuola.
- Non sarebbe la prima volta - disse ancora Jinho - Non è necessario che tu lo faccia, non voglio che perdi tempo con me.
Poi il bambino scese dall'auto, senza dare la possibilità a Sehun di ribattere.


*


Quando Sehun tornò in ufficio, controllò subito le sue e-mail e ne trovò una di cui non conosceva il mittente. Incuriosito la aprì e vide che l'aveva scritta il professor Luhan.
"Sono felice di averla vista fuori da scuola oggi."
Sehun mise le dita sulla tastiera per rispondere, ma poi le tolse.
Le rimise e le ritolse.
Perché era così indeciso su cosa fare? Alla fine, decise di attaccare.
"Come fa a sapere il mio indirizzo e-mail?"
"Ho scritto alla e-mail dell'azienda e ho chiesto. Tutto qui."
Ecco, aveva appena fatto la figura dell'idiota.
Mentre Sehun era ancora indeciso su come rispondere, arrivò un'altra e-mail.
"Ci ha messo 22 minuti esatti, vero? Questi 22 minuti hanno intaccato in qualche modo la sua giornata?"
Sehun sbuffò: quell'insegnante rompiscatole stava gongolando per aver avuto ragione.
"Lo ammetto: ci ho messo 22 minuti e non è stato un gran disturbo. In ogni caso, non sono sicuro che a Jinho faccia molto piacere che sia io a portarlo a casa."
Dopo aver premuto invio, Sehun si maledisse: perché si era confidato con Luhan?
"Perché dice così?"
"Perché non mi sembrava entusiasta."
"Gli ha chiesto com'era andata la giornata?"
"Ma certo."
"E?"
"E ha detto che era andata bene. Poi gli ho chiesto se avevate fatto le addizioni."
"..."
"Cosa c'è? Non ho idea di che tipo di matematica si faccia in seconda elementare."
"Jinho è in terza."
"È uguale."
Sehun aspettò, ma dall'altro non arrivò nessuna risposta. Provò a non pensarci ed a tenersi occupato, ma l'occhio gli cadeva sempre sullo schermo del computer, aperto ancora sulle e-mail.
Stava per cedere e scrivere un messaggio di scuse, quando arrivò la risposta.
"Credo che a lei serva un po' di tempo nel mondo di Jinho. Venerdì prossimo ci sarà un incontro genitori-insegnanti e credo sia il caso che lei partecipi. Potrà parlare con tutti gli insegnanti di Jinho e vedere i suoi compagni di classe e i suoi voti. Così la smetterà di parlare di addizioni."
Sehun si passò una mano tra i riccioli scuri: cosa doveva fare?
Sapeva che, se avesse detto che non poteva andare, la mano di Luhan sarebbe uscita dallo schermo e l'avrebbe strangolato.
- Wendy! - chiamò la sua segretaria ad alta voce e, poco dopo, la ragazza entrò nell'ufficio.
- Sì?
- Che impegni ho per venerdì sera?
Wendy corse fuori dalla stanza, per rientrare subito dopo, con un'agenda in mano. La aprì e scorse i giorni, fino ad arrivare a venerdì.
- Riunione con suo padre, per parlare degli ultimi dati del...
- Spostala. - Sehun la interruppe.
- Spostarla? - Wendy lo guardò, confusa.
- Sì, dì a mio padre che ho un altro impegno e spostala ad un altro momento.
Mentre parlava con la ragazza, Sehun stava già battendo velocemente sui tasti del computer.
"Ci sarò. A che ora?"
"Alle 20."
- Dalle 20 sarò impegnato, Wendy.
La ragazza non diceva nulla, così Sehun le lanciò un'occhiata.
- Hai capito?
- Certo. - la segretaria si riprese e scrisse un appunto sull'agenda - Sposto l'incontro con suo padre al sabato mattina, d'accordo?
Ricevendo solo un distratto cenno di assenso dal suo capo, Wendy prese l'agenda ed uscì in tutta fretta dall'ufficio.
"La aspetto venerdì, signor Oh."

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