Capitolo 17

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- Mamma!

Sehun si svegliò di soprassalto e si sedette sul letto: aveva il fiatone e il cuore gli batteva forte. Si passò una mano tra i capelli e sospirò.
Un urlo l'aveva svegliato: evidentemente aveva gridato nel sonno.
Ma, improvvisamente, un altro urlò risuonò nella notte e Sehun scattò in piedi: non era stato lui ad aver gridato, era Jinho.
Il ragazzo si precipitò nella stanza del bambino e spalancò la porta.
- Mamma! Mamma non andare via! Farò il bravo, lo prometto!
Sehun si avvicinò velocemente al letto e si sedette: - Jinho, svegliati.
Il bambino si agitava nel sonno e, improvvisamente, spalancò gli occhi.
- Calmo, va tutto bene. - provò subito a tranquillizzarlo Sehun, ma appena si accorse di aver fatto un sogno, Jinho scoppiò a piangere.
- Ehi, non piangere piccolo - il ragazzo si sdraiò accanto al fratellino e lo prese tra le braccia - Era solo un incubo.
Jinho era scosso dai singhiozzi e non riusciva a parlare, perciò Sehun gli accarezzò i capelli, tentando di farlo sentire al sicuro.
- Ho sognato la mia mamma - disse il bambino, quando il pianto si affievolì - Andava via perché non mi voleva bene.
Sehun sospirò e strinse più forte il fratello: - Era un incubo.
- Ma la mia mamma è andata via davvero.
Come dargli torto? La realtà era proprio quella e Sehun non aveva una spiegazione da dare al bambino. Non aveva idea del motivo per cui la madre di Jinho ne n'era andata, abbandonandolo.
- Ora devi dormire, genietto. Sennò domani mattina ti addormenti in classe.
- Poi prendo una nota!
- Già - Sehun ridacchiò, sperando che l'atmosfera si alleggerisse - Non vorrai rovinare la tua carriera scolastica.
Finalmente a Jinho sfuggì un sorriso e Sehun si tranquillizzò.
La porta della camera che si riapriva fece sussultare entrambi i fratelli: il signor Oh era entrato nella stanza.
- Che succede qui? - chiese in un tono duro che non era assolutamente necessario.
Jinho abbassò lo sguardo e strinse la maglietta di Sehun tra le dita.
- Nulla, Jinho ha fatto un incubo. - rispose Sehun, sperando che il padre se ne andasse presto.
- Un incubo? Non sei grande per certe cose?!
Il bambino sussurrò delle scuse, senza alzare lo sguardo.
- Ci penso io, papà. Puoi andare. - disse Sehun: era infastidito per come si stava comportando suo padre. Jinho era turbato e le sue parole dure non aiutavano.
- Era solo uno stupido sogno, credevo fossi grande abbastanza per capire. Sehun, torna a dormire. Domani abbiamo una giornata piena di lavoro.
Detto ciò, l'uomo uscì dalla stanza, senza aver nemmeno pensato di chiedere a Jinho cosa lo avesse spaventato tanto o avergli detto una parola di conforto.
- Papà ha ragione - sussurrò il bambino - Devi riposare.
- Ora vado, resto qui finché non ti addormenti.
Il bambino non protestò e chiuse gli occhi, rilassandosi grazie alle carezze di Sehun. Quando il ragazzo capì che si era addormentato, scivolò giù dal letto e tornò nella sua camera.
Sehun sapeva di non essere la persona più sensibile al mondo, ma la freddezza che aveva dimostrato suo padre lo sconvolgeva.
Era davvero sempre stato così? Quando si rendeva conto di certe cose, il senso di colpa lo attanagliava: avrebbe dovuto stare accanto a Jinho da sempre.


*


Erano in ritardo quella mattina e Sehun non aveva nemmeno fatto in tempo ad allacciarsi la cravatta, che ora pendeva abbandonata sul suo collo. Inoltre Yixing si era dato malato, perciò Sehun e Jinho si avviarono velocemente verso l'auto del più grande.
Il bambino stava ancora finendo la sua colazione e teneva un biscotto in mano.
- Se fai briciole sulla mia macchina ti lascio a piedi. - lo avvertì Sehun e dal suo tono era intuibile che non scherzava.
Jinho mangiò tutto il biscotto in un unico boccone, prima di salire in auto.
- Non ho sentito la sveglia stamattina. - disse Sehun, per giustificare il ritardo.
- Nemmeno io. - rispose Jinho e i due fratelli si guardarono ridacchiando.
Era felice di vedere Jinho molto più tranquillo e non poté fare a meno di chiedersi quante volte aveva fatto un incubo ed aveva tenuto le sue paure per sé.
Fuori da scuola, Sehun vide Luhan che dava il benvenuto ai bambini e fermò l'auto a pochi passi dal professore.
- Secondo te posso scendere a salutarlo? - chiese Sehun.
Jinho ridacchiò: - Direi di sì, basta che non te lo sbaciucchi davanti a tutti.
Poi fece un'espressione disgustata e Sehun gli lanciò un'occhiataccia.
- Cos'è quella faccia? Vedremo se la penserai così anche tra qualche anno.
Jinho scese ridendo e Sehun lo seguì, poi il bambino salutò il suo insegnante e si avviò verso l'entrata della scuola.
Appena si accorse di Sehun, Luhan sorrise: - Buongiorno.
Il ragazzo si fermò di fronte all'insegnante ed entrambi ebbero la sensazione che, nel poco spazio che li separava, corresse energia elettrica.
- Non hai dormito bene? - chiese Luhan - Sembri stanco.
Sehun sospirò, ma sorrise, per tranquillizzare l'insegnante: - Non preoccuparti per me. Sto bene.
Luhan fece un passo avanti ed alzò una mano, andando a sfiorare la guancia di Sehun.
- Qui ci vedono tutti.
Il professore ridacchiò: - Non stiamo facendo nulla di male.
Sehun chiuse gli occhi e posò la mano su quella di Luhan, tenendola ferma sulla sua guancia.
- Ci vediamo stasera? Mio padre parte e starà via un paio di giorni.
- È spesso fuori casa. - notò il professore.
- Scappa, Luhan. Scappa dalla sua famiglia.
Sehun aprì gli occhi e, vedendo lo sguardo triste di Luhan, sorrise per rassicurarlo.
- La cosa positiva è che così siamo liberi di vederci da me.
L'insegnante ridacchiò e fece un altro passo avanti: - Va bene per stasera e... dici che posso baciarti qui, davanti a tutti?
Sehun ghignò: - Sconvolgeremo le mammine.
- Oh no, come mi dispiace. - sussurrò Luhan, avvicinando le labbra a quelle del ragazzo.
- Sehun!
I due si spostarono, sentendo la voce di Jinho e Luhan lo fece così velocemente, che rischiò di inciampare sul marciapiede.
Per sua fortuna Sehun fu veloce a sostenerlo.
Jinho rise, vedendo cosa aveva provocato: - Scusate.
- Che vuoi, piccolo guastafeste? - chiese Sehun, fingendosi scocciato.
Il bambino si avvicinò incerto, mentre giocava con le cinghie dello zainetto.
- Volevo chiederti se Mir e Mirae possono venire a casa nostra, dopo la scuola. Dobbiamo finire il progetto di gruppo e non possiamo farlo separati.
Luhan lanciò un'occhiata a Sehun, che stava riflettendo. Se ben ricordava, nessun suo amico era mai andato a casa loro.
Il ragazzo preferiva tenere tutti a distanza di sicurezza.
L'unico era stato Luhan, ma al tempo non era da considerarsi un amico. E, in realtà, nemmeno ora.
- Va bene. - rispose sicuro e Jinho sgranò gli occhi.
- Davvero?
- Sì, portiamo tutti con noi quando andiamo a casa.
- Grazie Sehun! - esclamò il bambino, correndo a dare la buona notizia ai suoi compagni.
- Assicurati che chiedano il permesso! - gli urlò e sperò che Jinho l'avesse sentito.
Tornati soli, si accorse che Luhan lo guardava con un sorrisetto malizioso.
- Cosa c'è?!
- Vedo il ghiaccio sciogliersi.
- Ma sta zitto. - borbottò Sehun e fece qualche passo verso la sua auto.
- Piano piano sparirà completamente e rimarrà solo un cuore pieno d'amore.
- Di cosa? - chiese, salendo in macchina.
- Amore.
- Non ho capito.
- Simpatico.
- A stasera, Luhan.

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