Capitolo 22

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Luhan mugugnò nel sonno delle parole incomprensibili e provò a muoversi, ma gemette per il dolore. Piano piano si svegliò ed aprì un occhio: ma... non era nella sua stanza!

Spalancò gli occhi e, subito, capì dove si trovava e si rilassò: era nella stanza di Sehun.
Il ragazzo gli dormiva accanto, perciò Luhan si accoccolò meglio a lui ma, nel muoversi, sentì un forte dolore alla caviglia.
Soffocò un'imprecazione e circondò con le braccia il corpo addormentato di Sehun.
Il giorno precedente era stato strano: si era fatto male la caviglia, avevano litigato e si erano detti "ti amo".
Stare con Sehun era come essere nel centro di un ciclone: un attimo era freddo, indecifrabile, chiuso; l'attimo dopo rideva, era dolce, romantico.
Luhan si sollevò sulle braccia e spostò il suo corpo sopra quello del ragazzo. Il dolore era sopportabile se era più appiccicato a lui.
Però non aveva considerato che ora, sul ragazzo, gravava tutto il suo peso.
Sehun si svegliò ed aprì gli occhi, trovando davanti a sé la testa castana dell'insegnante.
- Lu? - la voce uscì come uno sbuffo - Luhan, non sono il materasso.
L'insegnante si sistemò più comodamente, fingendo di dormire, ma il sorriso che aveva sulle labbra non ingannò Sehun. Il ragazzo provò a spostarlo, ma l'altro non sembrava intenzionato a muoversi.
Alzò gli occhi al cielo e si mise a sedere improvvisamente, facendo rotolare via Luhan.
- Ahi! Ma cos... - le proteste vennero interrotte dalla mano di Sehun sulle sue labbra, che poi gli fece segno di stare zitto.
- Mio padre non è ancora uscito. - bisbigliò e l'insegnante annuì, così tolse la mano.
- Buongiorno Lu, come stai?
Luhan fece spallucce: - Fa male se mi muovo e fa male se non mi muovo.
Sehun spostò le coperte per esaminare la caviglia e, in effetti, era ancora parecchio gonfia.
- Meglio se oggi non vai a lavoro. - sentenziò, in tono fermo.
- Sì, papà - rispose l'insegnante, ridacchiando - Chiamo subito la scuola.
- Bravo, io ti porto la colazione. - disse il ragazzo, baciandolo sulle labbra.
L'insegnante però non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare: gli infilò le dita tra i capelli e lo tirò a sé, finché Sehun fu sdraiato sopra di lui.
- Luhan, la colazione... - provò a protestare, ma l'altro si limitò ad annuire, senza però smettere di baciarlo tra una parola e l'altra.
Sehun ridacchiò e spostò una mano sul fianco di Luhan, facendogli poi il solletico. L'insegnante sussultò e lo lasciò finalmente libero, così lui ne approfittò per alzarsi dal letto. Poi, senza dire nulla e prima di cambiare idea, scappò fuori dalla stanza.
In cucina c'era già la signora Kim, intenta a cucinare.
- Buongiorno. - la salutò Sehun, aprendo un'anta e prendendo due tazze, poi si mise a cercare freneticamente nelle altre.
La signora lo salutò e lo lasciò fare, ma dopo un po' non riuscì più a trattenersi.
- Cosa cerchi?
- Un vassoio. Abbiamo un vassoio in questa casa?
La donna aprì un'anta, che Sehun aveva già controllato, e mise il vassoio sopra il bancone.
Il ragazzo sbuffò imbarazzato, per non averlo trovato da solo, e ci mise sopra le tazze.
- A che ti serve? - chiese la signora Kim, guardandolo posare sul vassoio anche dei biscotti.
- Per la colazione. - rispose semplicemente lui.
- E dove faresti questa colazione?
- In camera.
- Da quando.
- Da oggi.
- E ti serve due di tutto?
Il ragazzo si bloccò improvvisamente. Lui e la signora si fissarono per qualche istante, prima che lei sospirasse.
- Sbrigati, prima che tuo padre si svegli.
Sehun non se lo fece ripetere due volte e salì le scale con il suo vassoio.
Aprì la porta con un calcio e posò tutto sul letto, accanto a Luhan. Poi tornò subito a chiudere la porta a chiave.
- Avevo una fame! - esclamò Luhan, iniziando ad abbuffarsi.
In quel momento, sentirono bussare alla porta.
Prima che Luhan potesse lanciarsi giù dal letto per nascondersi, un flebile - Sono io.- tranquillizzò entrambi.
Sehun si alzò ed aprì la porta a Jinho, che subito si infilò nella stanza.
- Come stai, Luhan? - chiese il bambino, sedendosi sul letto e mangiucchiando quella che era la loro colazione.
- Sto benissimo. - mentì Luhan.
- Ma oggi non viene a scuola. - concluse Sehun.
Jinho annuì: - È giusto.
- Tu però ci devi andare - disse ancora il ragazzo, guardando serio il fratellino - E sei già in ritardo.
- Agli ordini!
- Non fare lo spiritoso - sbottò Sehun, ma poi allungò una mano per fare il solletico al fratellino - E dì ad Yixing che oggi abbiamo un'altra tappa da fare, dopo la scuola.
- Cioè? - chiesero in coro Luhan e Jinho.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: - Dobbiamo portarti a casa, Lu. Per quanto ami averti nel mio letto, a casa tua saresti più a tuo agio.
Luhan annuì, ma poi si rese conto di ciò che aveva detto Sehun e arrossì visibilmente.
- Non dire certe cose davanti a Jinho! - esclamò, dando dei piccoli schiaffi sul braccio del suo ragazzo che però, in risposta, stava ridendo, come anche il fratellino.
- Cosa avrei detto di così sconvolgente?
Luhan arrossì ancora di più, se possibile: - Q-quella cosa del letto.
- Io ho solo detto che sei nel mio letto, il che è vero e Jinho sapeva che restavi a dormire qui. Che altro vorresti insinuare?
Sehun lo guardò con un sorriso malizioso sulle labbra.
- Se non mi facesse male camminare, andrei a lanciarmi dalla finestra. - commentò Luhan, facendo ridere ancora di più i due fratelli.
Finita la colazione, Jinho si alzò ed uscì dalla stanza, per andare a prepararsi.
Anche Sehun si cambiò davanti allo specchio della stanza, mentre Luhan non gli toglieva gli occhi di dosso.
- Cosa stai guardando, Lu? - chiese, ghignando.
L'insegnante distolse subito lo sguardo, ma ormai era troppo tardi. Sehun infilò la giacca e si avvicinò a lui, poi si piegò sul letto ed avvicinò le labbra alle sue.
- Voi ragazzini non avete rispetto per le persone invalide. - bisbigliò Luhan.
Sehun ridacchiò: - Scusa hyung, non volevo farti eccitare.
Luhan sbuffò, in imbarazzo, e girò la testa, per impedire a Sehun di baciarlo sulle labbra. Lui però gli afferrò il mento e lo costringe a voltarsi, poi lo baciò con passione.
Il bussare alla porta li interruppe ancora e, da fuori, Jinho urlò: - Papà è uscito!!
I due ragazzi risero e Sehun aiutò Luhan a vestirsi, nonostante non ce ne fosse assolutamente bisogno.
Uscirono di casa in ritardo: Jinho teneva anche la valigetta di Sehun, mentre il ragazzo teneva sulle spalle l'insegnante.
Appena Yixing li vide arrivare, aprì loro la portiera della macchina, con un'espressione confusa in viso.
- Niente domande - ordinò Sehun - Andiamo a scuola.
Lasciato Jinho, Yixing li accompagnò all'appartamento di Luhan. Sehun lo tenne sulle spalle mentre facevano le scale e, quando finalmente arrivarono in cima, era senza fiato.
- Mi dispiace. - borbottò Luhan, aprendo la porta e saltellando a fatica all'interno dell'appartamento.
Sehun lo seguì e lo afferrò per i fianchi, costringendolo a sedersi sul divano.
- Ora io devo andare, ma sarò sempre raggiungibile se hai bisogno di me.
Luhan annuì: - Sai, vero, che non ti chiamerò? Non voglio disturbarti.
Sehun si piegò per dargli un bacio sulla fronte: - Non saltellare per tutto l'appartamento. Resta seduto e attento a non farti male. Io torno appena ho finito di lavorare.
- Davvero? - chiese Luhan e si imbarazzò per la speranza che traspariva dalla sua voce.
- Davvero - confermò Sehun, avviandosi verso la porta - Chiamami, Lu. Non voglio tornare e trovarti ancora più moribondo di ora.
L'insegnante rise e lo salutò con la mano, prima che chiudesse la porta.
Porta che, prima di scattare nella serratura, si riaprì e la testa di Sehun rientrò nella stanza.
- Ti amo, Lu.
Luhan sorrise: - Ti amo anch'io, Sehun.

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