Capitolo 35 - Epilogo

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Dieci anni dopo...


Il traffico di Seoul l'aveva fatto arrivare in ritardo, di nuovo. Sehun sospirò e sperò che lui non si fosse avviato da solo per strada, anche se ormai era abbastanza grande per farlo.
Arrivò davanti alla scuola superiore e, prima di fermare la macchina, lo vide.
Era diventato alto almeno quanto lui, ma era meno muscoloso. I suoi capelli ricci erano in disordine come sempre, ma d'altronde, era lo stesso anche per Sehun.
Scese dall'auto e si avvicinò a Jinho, alzando gli occhi al cielo: il ragazzino non era da solo.
- Lo sapete che questo non è né il luogo nè il momento adatto per sbaciucchiarsi?
Jinho si scostò da Mirae come se la ragazza gli avesse dato la scossa ed arrossì di colpo.
- Io... ehm.. s-stavamo...
- Ciao, signor Sehun - lo salutò Mirae, interrompendo il balbettio imbarazzato di Jinho - Finalmente siamo liberi!
- Eh già. - Sehun sorrise e diede un buffetto sulla guancia alla ragazza.
Mirae era sempre stata molto carina, ma crescendo la sua bellezza era sbocciata. Più lei e Mir crescevano, più la somiglianza con il loro padre era evidente.
- Credevo sareste stati tristi di finire le superiori.
- Neanche un po' - Mirae rise - Almeno per me. Jinho invece ha quasi pianto.
- Non è vero! - esclamò suo fratello.
- Sì che è vero!
I tre si voltarono verso la voce alle loro spalle e videro Mir andare loro incontro.
- Se voi due avete finito di fare i piccioncini, andiamo a casa. Baekhyun oggi vuole fare giornata in famiglia.
Mirae alzò gli occhi al cielo: - Da quando è venuto a vivere a casa nostra non fa altro che fare giornate in famiglia. Cinema insieme, cena insieme, gite insieme, vacanze insieme... e papà glielo lascia pure fare!
- Perché papà è innamorato perso, ormai non possiamo più recuperarlo. - commentò Mir, prima di prendere la gemella sotto braccio - Saluta il tuo fidanzatino.
Mirae gli diede un pizzicotto sul fianco e salutò Jinho e Sehun, prima che il fratello la trascinasse via.
Sehun mise un braccio intorno alle spalle di Jinho e raggiunsero la macchina scura.
Erano passati dieci anni da quando Sehun aveva iniziato ad accompagnare e ad andare a riprendere Jinho a scuola e da allora non aveva mai smesso. Almeno fino a quel giorno.
Infatti, con la fine delle superiori, finiva anche la loro routine.
Sehun guardò il fratello con la coda dell'occhio, mentre guidava nel traffico. Era strano non avesse quasi aperto bocca: di solito non stava zitto finché Sehun non si fermava davanti casa Oh e lo costringeva a scendere, spesso spingendolo giù con la forza.
- Va tutto bene? - gli chiese, per riempire quel silenzio.
- Sono solo un po' triste - Jinho si voltò a guardarlo - Ora andrò all'università.
- Già - Sehun annuì - Sei ancora sicuro della tua scelta, vero?
Quando era stato il momento per Jinho di decidere in che università iscriversi, era andato dal fratello con un plico di fogli e con una tabella dei pro e dei contro di ogni facoltà.
Metà delle università che lo interessavano erano fuori Seoul, ma ciò non li spaventava: il loro rapporto era troppo forte perché la distanza lo scalfisse.
Avevano parlato, valutato, litigato, ma alla fine Jinho l'aveva sorpreso presentandosi nel suo ufficio con la decisione presa.
- Ingegneria è la decisione migliore. Sai che voglio lavorare con te.
- Ma sai anche che nè io nè papà ti costringeremo a farlo.
- Lo so, ma scrivere, dipingere, studiare le stelle... sono tutte cose che continuerò a fare e che considero mie passioni. Voglio studiare per entrare alla Oh Technologies.
Sehun sorrise: - Sono felice della tua scelta se lo sei anche tu. Anzi, almeno ora so che, quando sarò vecchio, ci sarà un altro Oh a mandare avanti la baracca.
- Ma Sehun, tu sei già vecchio!
Sehun sgranò gli occhi ed allungò una mano, per fare il solletico al fratello.
- Scusa scusa, stavo scherzando!
- Attento a te, genietto. Sono il fratello maggiore e devi portare rispetto.
- Certo certo. - rispose Jinho e in quel momento la macchina si fermò davanti a casa Oh.
- A parte gli scherzi, grazie alla mia mente geniale, non saremo secondi a nessuno.
Sehun scoppiò a ridere e Jinho aprì la portiera della macchina.
- Ehi, non stai dimenticando qualcosa?
Jinho sorrise ed abbracciò il fratello.
- Ti voglio bene, genietto.
- Ti voglio bene anch'io, Sehun.
Rimasero abbracciati ancora qualche secondo, entrambi consapevoli che quella era l'ultima volta che Sehun lo accompagnava a casa dopo la scuola.
Alla fine, fu Jinho a sciogliere l'abbraccio e scese dalla macchina.
- Ci sentiamo. Salutami Luhan.
- Si aspetta una tua chiamata per la fine della scuola.
Jinho ridacchiò ed annuì, poi richiuse la portiera e fece i pochi passi che lo separavano dalla porta d'entrata.
Sehun si prese ancora qualche minuto, per guardare la casa. Ormai non viveva più lì da poco meno di dieci anni, ma la considerava ancora casa sua. Lì aveva vissuto gli anni più brutti e belli della sua vita. C'erano stati momenti di tristezza, dolore, rabbia, solitudine, ma anche gioia, felicità, divertimento, amore.
Quella casa ne aveva viste davvero di tutti i colori e non era ancora finita.
Jinho sarebbe andato in un'università di Seoul, quindi le sue corse su e giù per le scale e i suoi saccheggi alla biblioteca del padre sarebbero durati ancora anni. Inoltre il signor Oh non era più da solo.
Sehun ancora stentava a credere quanto il destino a volte si divertisse a scherzare.
Era successo cinque anni prima: un giorno era entrata in ufficio una donna che Wendy gli aveva presentato come sua madre. La ragazza aveva dimenticato a casa dei documenti che Sehun le aveva chiesto di leggere e la signora era stata così gentile da portarglieli.
Chissà come, ma proprio in quel momento il signor Oh aveva deciso di andare a chiedere al figlio se voleva pranzare con lui.
Ora la donna stava più a casa Oh che nella sua, ma sicuramente a Wendy non dispiaceva.
Così, la loro famiglia si era allargata ancora di più.
Inoltre, la camera di Sehun era diventata ufficialmente la stanza dei genitori di Luhan che, quando facevano una delle loro sempre più frequenti visite al figlio, erano ospitati volentieri dal signor Oh.
E, come Sehun aveva previsto tanti anni prima, Jinho si stava facendo insegnare il cinese dalla mamma di Luhan.
Anzi, si stava facendo insegnare uno dei loro dialetti cinesi, perché la lingua tradizionale l'aveva imparata in meno di due anni.
Sehun mise in moto l'auto e si rituffò nel traffico di Seoul.
Chi l'avrebbe mai detto che quella casa sarebbe tornata così piena di vita.

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