Capitolo 11

250 14 0
                                    

Sehun aveva lasciato davvero molto lavoro in arretrato a causa della gita. Un'intera giornata fuori dall'ufficio aveva posticipato tutti gli impegni e Sehun, a distanza di cinque giorni, si trovava ancora a dover recuperare. Wendy faceva avanti ed indietro dall'ufficio alla sua scrivania e Sehun non la invidiava, perché doveva fare tutto quel moto sui tacchi alti.

- Signor Oh - la ragazza entrò con un grosso plico di fogli - È arrivato il bilancio del trimestre e, inoltre, suo padre ha chiamato per dire che si tratterà in Cina ancora un paio di giorni.
Sehun si passò una mano sul viso: avrebbe avuto ancora qualche giorno d'inferno.
Suo padre era andato in Cina a concludere il contratto che aveva seguito Sehun. In realtà il ragazzo sperava che, almeno quella volta, il padre gli avrebbe lasciato l'onore di portare a termine il lavoro che aveva con così tanto impegno svolto.
Invece il signor Oh preferiva occuparsi di persona di quella parte dell'affare, perciò Sehun era rimasto in ufficio, con il suo lavoro in arretrato di cui occuparsi, più quello del padre.
Ringraziò Wendy e tornò ad analizzare i documenti, ma la concentrazione era davvero poca.
Aveva due cose che gli frullavano per la testa: la prima era Jinho. Il bambino non gli era sembrato nel pieno della forma, quella mattina, ma nonostante ciò aveva voluto andare a scuola. Sehun pensò che gli avrebbe dato un'occhiata, una volta tornato a casa.
La seconda era Luhan.
Sehun non sapeva cosa pensare di lui. Alla gita avevano flirtato, si erano urlati contro, avevano fatto pace e poi Luhan gli aveva dato un bacio sulla guancia.
In quel momento avrebbe solo voluto prenderlo tra le braccia e....
Il ragazzo si siede uno schiaffo mentale e cercò di scacciare quei pensieri.
Non era il momento e, in più, si trattava di Luhan. Luhan, l'insegnante saccente ed irritante. Luhan, che l'aveva preso di forza e buttato nella realtà di Jinho.
Non poteva davvero provare certi sentimenti per Luhan.
- Signor Oh - Wendy entrò di nuovo, interrompendo i suoi pensieri - Le ricordo la riunione delle 11.
Lui annuì e sospirò: la giornata era ancora lunghissima.
"Ciao, scusa se ti scrivo, ma..."
Sehun cancellò subito la mail che stava per inviare a Luhan. Aveva una voglia matta di sentirlo e di parlare con lui, ma era a scuola e non avrebbe risposto alla sua chiamata.
Ma forse all'e-mail...
Mise di nuovo le dita sulla tastiera, ma il suono del telefono lo fece sussultare.
Rispose subito, leggermente irritato.
- Sì?
- Signor Oh?
Sehun si irrigidì sulla sedia, appena riconobbe la voce: Lisa.
- Lisa, che succede?
- Scusi se la disturbo in ufficio, ma volevo dirle che ha chiamato la scuola di Jinho e sono andata a riprenderlo.
- Perché?
- Stava male. A quanto pare alcuni dei suoi compagni sono a casa con l'influenza.
Sehun doveva immaginarlo: si era accorto che Jinho non stava bene ed avrebbe dovuto insistere di più per farlo stare a casa.
- Va bene, mettilo a letto.
- È che... sembra davvero stare male e io non sono una grande esperta. Insomma, non so come si cura un malato. Quando la mia coinquilina si ammala, di solito le canto una canzone o faccio un balletto anche se, pensandoci, non mi pare funzioni molto...
- Lisa. - Sehun la interruppe e non poté che pensare, per l'ennesima volta, a quanto fosse strana quella ragazza.
- Cosa devo fare?
Nemmeno Sehun era esperto ed erano anni che lui non si ammalava.
- Deve andare a letto a riposare. Mettigli un panno bagnato sulla fronte e controlla che la febbre scenda.
- E se non scende?
- Vai in cucina, vedi quella piccola agenda nera accanto al telefono?
- Sì. - rispose Lisa, dopo qualche secondo di silenzio.
- Lì c'è il numero del nostro dottore. Se la febbre è ancora alta tra un paio d'ore, chiamalo. Io arrivo il prima possibile.
- Va bene, signor Oh. Farò così.
- Brava. E preparagli qualcosa di leggero per pranzo. Non quella cosa thailandese piccante che gli hai fatto qualche settimana fa.
- Agli ordini! - esclamò la ragazza, prima di riattaccare.
Sehun mise giù il telefono e sospirò: sperava davvero che quelle semplici cure sarebbero bastate.
- Signor Oh, la riunione.
In ogni caso non poteva pensarci ora: gli azionisti lo aspettavano.
Raccolse velocemente ciò che gli serviva ma, nella fretta, dimenticò il cellulare sulla scrivania.

My Little BrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora