Il telefono squilla da ormai dieci secondi ed io mi fiondo fuori dal bagno per raggiungerlo.
Mi tuffo sul letto, lo afferro da sopra il cuscino e apro la chiamata
«Hei, bellezza», mi saluta Peter.
«Ciao Pet».
«Sei arrivata da una settimana e ancora non ci siamo visti...», inizia a lamentarsi, e me ne rendo conto solo ora, ma in questi giorni ho avuto molto da fare, tra le valigie, gli zii, Fleur, gli acquisti da fare e le feste da organizzare.
Io e Pet non smettiamo di sentirci neanche d'inverno, nessuno dei due scompare mai troppo a lungo, e adesso che sono tornata, il desiderio di rivederlo è ancora più grande.
«Lo so Pet, mi dispiace...», affermo sincera, tirandomi a sedere sul letto.
«Che fai oggi?», il suo tono ora è entusiasta e speranzoso.
«Nulla direi», ammetto, e lui si apre in una risata.
«Perfetto, allora vengo a prenderti appena pranzo», mi informa, e adesso a ridere sono io.
«Va bene Pet, mi troverai...», sospiro e mugugno, «pronta», affermo, maliziosa.
«Oh lo so, lo so...», abbassa la voce ed è così sensuale... anche attraverso un telefono.
Me lo immagino con i suoi occhi verdi persi da qualche parte e le sue labbra morbide che si muovono mentre parla e sorride.
Chissà cosa starà indossando...
«Cosa indossi?», mi domanda, e mi sento violata nella privacy.
«Tu... non puoi chiedermelo!», esclamo, quasi arrabbiata, e lo sento ammutolire dall'altra parte.
«E perché no?», è sorpreso, ha deciso che il modo giusto di prendere la mia frase era considerarla uno scherzo.
«Perché sono io a voler sapere cosa indossi tu!», spiego, come se dovesse essere ovvio a tutti.
«Oh, scusami bellezza, allora...», si finge pentito, mentre cerca di trattenere una risata, «sappi che indosso dei semplici pantaloncini neri e una maglietta grigia», si descrive, ed io mugugno pensierosa.
«Grigia come il fumo che riempie la tua testa?», lo prendo in giro.
«Grigia come la materia che non hai», ribatte, un po' piccato.
È sempre stato un tipo permalosetto.
Mi lascio andare ad una risata sincera con il mio sguardo che si perde sul soffitto bianco della mia stanza.
«Comunque...», continua, «qui si sta deviando dal discorso principale...», si riferisce al mio di abbigliamento.
«Ah sì, giusto...», faccio la finta innocente, «io... credo di essere nuda sotto questo asciugamano...», affermo, come se me ne fossi appena accorta e me ne vergognassi.
«Juniper...», Pet sospira, in una specie di lamento.
Non mi chiama quasi mai per nome, se non quando si eccita. Ed io amo saperlo eccitato.
«Ti sei appena lavata?», la sua domanda sembra quasi un rimprovero.
«Credo proprio di sì», ammetto, come a non capire cosa voglia intendere.
Lo sento deglutire e poi sospirare, ed io cerco di trattenere una risata divertita e soddisfatta.
«Oddio bellezza! Non puoi farmi questo però!», si lamenta ancora, questa volta alzando il tono della voce e mettendola sullo scherzo.
So che si sta riprendendo, ma non voglio che finisca così.
«Be'... ti farei questo e altro...», sussurro al microfono del telefono, mentre trattengo le risate, «ma dovrai aspettare questa sera», concludo, smettendo di sussurrare.
«Questa me la paghi, Juniper! Sai quanto odi questa cosa», non riesco più a trattenere la risata.
Sì, so quanto odi che lo faccia eccitare anche se siamo distanti e quindi non si può concludere nulla, se non da solo, oppure aspettando.
E a me diverte troppo farlo ogni volta.
«Non vedo l'ora di essere punita allora...», sospiro, più sincera che ironica.
«Juniper!», mi sgrida di nuovo, ma io scoppio ancora a ridere.
«Basta! Ci vediamo dopo da te!», esclama, arrabbiato con me.
Non faccio in tempo a salutarlo che ha già chiuso la chiamata, ed io resto come un'imbecille a ridere di lui, con il telefono in mano e gli occhi persi nel vuoto.
Io e Pet ci conosciamo ormai da tre anni, è iniziato tutto con una sera di sesso, non è mai stata un'amicizia normale, c'è sempre stata troppa eccitazione, troppa attrazione, troppa malizia, tra di noi, e dopo questi tre anni posso dire che nessuno dei due sa molto della vita dell'altro.
Non sa i dettagli della storia con mia madre, non sa perché io sia ciò che sono, non sa cosa mi piaccia davvero, non sa nulla di me, ed io non so nulla di lui.
È ricco, forse più ricco del dovuto, annoiato, superficiale, e questo mi basta perché meriti di scopare con me.
Decido che è il caso di vestirsi, cerco qualcosa nell'armadio e dopo aver scelto un paio di shorts molto short e una canottiera bianca semplicissima, scendo di sotto per il pranzo.
L'odore del cibo si sente già dalle scale.
Mia zia è una cuoca eccezionale.
«Ju!», inizia ad urlare Grace dalla cucina, credendo che io sia ancora al piano di sopra.
Apro la porta e, quando mi vede, il mio nome rimane spezzato a metà, nell'aria, mezzo a lei e mezzo a me.
Le sorrido e mi avvicino all'isola che occupa il centro della cucina.
«Pensavo fossi ancora di sopra», si giustifica, prima di scomparire sotto il bancone che ci divide, così da poter tirare fuori dal forno un testo enorme, con un povero pollo arrostito e delle patate che sembrano la fine del mondo.
Grace non mi somiglia affatto, non somiglia neanche a mia madre.
Sono completamente diverse.
Mia madre somiglia a me, o meglio, io sono la sua copia, solo con diciannove anni in meno.
Entrambe alte e formose, i capelli color miele scuro a contornare un volto dalla carnagione dorata, ed occhi verdi come due perle. Non come quelli di Pet, chiari e quasi grigi, ma verdi, un verde che da lontano, il più delle volte, sembra marrone, ed invece non lo è, straziato da qualche pagliuzza gialla intorno alla pupilla.
Stai divagando...
Be' sì, mia zia è completamente diversa.
Grace è minuta e meno formosa di me e di Laura. I capelli, sistemati in un caschetto perfetto, sono biondi come il grano ed i suoi occhi sono come quelli di suo padre, marrone chiaro.
Occhi marroni...
Come quelli di Cayton...
Gli occhi di Cayton non sono semplicemente marroni, sono incredibili...
Io non li ricordavo così... possibile che siano cambiati i suoi occhi? Possibile che io li abbia dimenticati?
Sì, che è possibile! Dopo quello che ti ha fatto!
«Vai a sederti che adesso arrivo», la voce dolce di Grace mi distoglie dal mio stupido dialogo interiore ed io le sono grata.
Mi dirigo verso la sala e vedo che mio zio è già seduto a tavola.
«Ciao, June», mi saluta Richard.
«Ciao», mi siedo alla sua sinistra.
Dopo poco ci raggiunge la zia con le sue prelibatezze.
«Oh Grace, ti superi ogni volta! Questo pollo ha un odore che sembra surreale», si complimenta Richard, come se fosse la prima volta che la zia cucina per lui, e nel farlo i suoi baffi scuri, ormai contaminati da qualche ciuffetto grigio, si muovono in modo esagerato.
«Rich, smettila di prendermi in giro! Sono vent'anni che cucino questo pollo», si lamenta la zia, ma in realtà so che dentro si sta gonfiando come un palloncino pronto ad esplodere in un sorriso pieno di adorazione.
«Vent'anni... pensavo che un pollo impiegasse meno a cuocere...», riflette lo zio, prendendo nuovamente in giro Grace, che lo fulmina con uno sguardo.
Finge di non aver apprezzato la battuta, mentre io mi porto una mano alla fronte a far capire che era davvero scadente.
Detto questo la zia prepara i piatti e poi iniziamo a mangiare.
Richard e Grace mi hanno fatto da genitori, quando d'estate venivo qui, soprattutto quando ero piccola. Inizialmente restava anche mio padre, ma con loro mi trovavo bene, così alla fine lui non è più venuto, avendo anche trovato Joanne.
Richard e Grace non hanno potuto avere figli, ma questo per loro non sembra aver avuto molta importanza, sono andati avanti, hanno accettato la cosa di buon grado, forse neanche troppo dispiaciuti, e poi avevano me. Nonostante il disinteresse che potessero avere verso i figli, sono sicura mi abbiano amata come se fossi stata loro, ed io li ho delusi allo stesso modo in cui ho deluso mio padre, ma non mi importa, ormai è andata così, ed io non posso più farci nulla.
«June», Grace si volta verso di me.
«Dopo pranzo io e Rich usciamo con degli amici», mi informa, mentre poso i miei occhi su di lei ed esulto interiormente.
Avrò casa libera... con Pet.
Sarà perfetto.
Gli zii hanno una vita sociale abbastanza attiva, altrimenti d'inverno si ritroverebbero completamente soli, senza di me a disturbarli.
«Potresti andare tu a fare spesa?», cosa? Io? A fare spesa? Perché?
Credo che Grace si sia accorta della mia espressione poco soddisfatta.
«Mi dispiace June, ma non ho davvero avuto tempo di passare al supermercato questa mattina...», inizia a scusarsi lei, ed io la odio quando fa così.
Rovina i miei piani e poi si mostra più dispiaciuta di quanto dovrei esserlo io.
«Non possiamo andare domani?», cerco di appigliarmi all'unica possibilità che mi viene in mente.
«No, June», mi guarda come se avessi detto la più grande delle idiozie, «la spesa è per domani... come possiamo farla domani?».
Richard osserva sua moglie con i suoi occhi azzurri soddisfatti, prima di lasciarsi sfuggire una battuta.
«E brava la mia Grace! Osservazione intelligente», esclama quindi, sotto lo sguardo perplesso di sua moglie e mio.
Richard fa finta di aver appena pronunciato la più brillante delle osservazioni, mentre, come se nulla fosse, riprende a mangiare il suo pollo.
Nessuno potrà mai abituarsi alle battute di Rich.
«Rich...», lo richiama Grace, con un tono così flebile che dubito suo marito l'abbia sentita, ma forse ormai si è rassegnata al suo carattere.
Richard non sembra aver udito nulla, e Grace torna a guardarmi, in attesa di una risposta.
«E va bene!», esclamo io, come se avessi appena concesso a farmi prelevare un terzo del sangue che ho in corpo.
«Grazie, June», Grace mi sorride sincera.
Non smetterà mai di credere che io, in fondo, sia davvero una brava ragazza, nonostante tutte le delusioni e le preoccupazioni che do loro.
A pensarci ora, mi sento davvero uno schifo, non merito nulla di ciò che mi danno, ma quando sono fuori, quando sono fuori con i miei amici, o con un ragazzo, tutto il resto passa in secondo piano. È fuori, è con gli altri, che mi sento viva, ed io voglio sentirmi viva. Sempre.
«Ti lascio la lista sul bancone della cucina», conclude mia zia, prima di riprendere a mangiare.
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E questo capitolo invece è leggermente più lungo del solito...
Quindi vi faccio una domanda, preferite capitoli più corti e veloci, o anche un po' più lunghini vanno bene?
I miei capitoli di media avrebbero questa lunghezza, esclusa qualche eccezione ovviamente, ma nulla di stratosferico. Voi però cosa preferite?📖📖📖📖📖📖📖📖Ed ora torniamo alla storia...😏
Cosa pensate di Pet? Che ruolo potrebbe avere nella vita di Juniper?
E finalmente sono comparsi i famosi zii, Richard e Grace, come vi sembrano?E della madre di Juniper cosa pensate? Anche se non è ancora comparsa in scena...
Oggi pubblicherò due capitoli, quindi tenetevi pronti😏😉
A prestissimo😘😘😘😘😘
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JUNIPER - [Wattys2020]
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