92 MI ERANO MANCATE BRACCIA CHE NON FOSSERO DI GRACE

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Alex ha chiesto a Grace di vedermi per il resto della serata, è rimasto non so per quanto davanti alla porta chiusa della mia stanza, ed io ho finto di non sentire ciò che diceva.
Ho indossato le cuffiette e sparato la musica a tutto volume, ma nulla copriva i suoi pugni contro il legno, nulla copriva le sue parole.
Non farmi perdere tempo alternati a parlami, ti prego.
Ti voglio, cazzo confusi con sai quanto odi arrabbiarmi.
Lo stavo facendo impazzire, ma il problema è che io ero già pazza da tempo.
Forse lo sono sempre stata.
Quando se ne è andato ho sentito il peso del suo dolore svanire, sostituito dal macigno ancora più struggente del mio.
Non ci parleremo più?
Voglio davvero perderlo?
Ho iniziato anche a pensare che avesse ragione Cayton, all'inizio, quando mi disse che Alex non voleva nulla da me, quel giorno in bici, proprio come ha detto anche Anabelle, e poi alla fine, prima di ripartire, quando mi ha detto che non avrei dovuto fidarmi di lui.
Ma credere che Cayton potesse aver ragione è persino peggio che scoprire vere le parole di Anabelle...
Non so come, ma alla fine mi sono addormentata, ed ora sono nel letto, baciata da questo sole insensibile e tiepido, perenne e immutabile.
Forse quello che ti ha detto Anabelle non è vero, o non avrebbe senso il comportamento di Alex...
Ma perché inventarlo? E anche non fosse vero? Io sono disposta a convivere con tutto questo? Con le menzogne degli altri? Sono abbastanza forte per affrontarlo?
Vorrei qualcosa di semplice, dannatamente semplice e coinvolgente, qualcosa di fronte alla quale non sia concesso avere dubbi.
Ma forse dovresti anche lasciargli spiegare...
E scusarti con Laura...
Ma io merito di stare male di nuovo? Merito le sue scuse e poi le sue ferite?
Perché devo illudermi ancora che lui sia diverso, che lui sia buono, per poi capire che è solo un'illusione?
Io sono stanca...
E Laura?
Si, forse con lei dovrei parlare...

Mi alzo dal letto senza forze, mi vesto e scendo al piano di sotto, trovando la zia in cucina.
«Buongiorno Juni», mi saluta, mentre sbadigliando vado verso il frigorifero.
«Ciao», rispondo, aprendo lo sportello della credenza.
«Avete chiarito?», mi domanda Grace, mentre mi accorgo che non era della credenza che avevo bisogno, ma del frigorifero.
«Chi?», chiedo, distrattamente, afferrando il mio succo di frutta e poi andando a prendermi un bicchiere in cui versarlo.
«Tu e quel ragazzo...», mi ricorda, cercando il mio sguardo che le sfugge, «non abbiamo mai parlato dei tuoi amici, ma ho l'impressione che lui non sia come gli altri», la zia è a disagio, lo capisco dal suo tono basso, e dalla voce che le si impasta in bocca, «insomma, era disperato per il fatto di non poterti capire», mi si avvicina, alza lo sguardo verso di me e cerca di nuovo i miei occhi.
«Ti ha trattata male?», chiede, con delicatezza.
Faccio segno di no con la testa, mentre sento le lacrime salirmi su dalla gola.
Davvero non lo ha fatto?
«Devo ripartire, la settimana prossima, non ha senso fingere che non sia cosi», affermo, come se questo fosse il vero motivo per il quale sto fuggendo da Alex, e ancora prima, dalle mie paure.
«Sappiamo entrambe che al giorno d'oggi la distanza non è più un ostacolo», ribatte Grace, con lo sguardo di chi ha già capito.
«Ho bisogno di tempo, di capire», ammetto, bevendo un altro sorso di succo.
«Diglielo allora, ma parlagli», mi invita, portando una mano sulla mia spalla, «mi ha fatto davvero tanta tenerezza... non so come stiano le cose tra di voi, e so quanto possano essere ingannevoli i gesti, a volte, ma quel ragazzo voleva davvero poterti parlare», parla lentamente, cercando le parole giuste, gli sguardi giusti, le emozioni giuste, ed io posso confermare che riesca sempre nei suoi intenti.
«Lo so», ed è vero.
So che voleva parlarmi, il problema è che non so il perché.
Per salvare se stesso?
O per salvare un ipotetico noi?
E a me?
A me non pensa mai nessuno?
Finisco il succo e mi allontano dalla zia.
«Ci penserò», le prometto, prima di uscire dalla stanza e raggiungere il giardino.
Aspetterò sulla veranda che Laura torni per il pranzo, nella speranza che l'aria estiva possa liberare la mia mente da tutta la polvere che le insicurezze degli altri vi hanno depositato.

JUNIPER - [Wattys2020]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora