44 COSA CI FAI QUI?-non revisionato

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«Cosa ci fai qui?», Cayton mi osserva, indagatorio e con uno sguardo passa in rassegna la mia minigonna striminzita ed il top.
Ha gli occhi stanchi, i capelli sembrano più lunghi dalla prima volta che l'ho rivisto, qualche settimana fa.
Una semplice maglietta grigia e dei pantaloni neri a rivestire il suo corpo scolpito.
È così semplice... che non può che essere bello.
«Un amico... ha avuto un incidente in auto», spiego, incerta.
Corruga la fronte e mi guarda come un genitore guarderebbe un figlio da rimproverare.
«Eri in macchina con lui?», domanda, subito dopo.
Scuoto la testa e lui mi osserva, ancora più confuso.
«Dovrebbe stare bene, o almeno nulla di davvero grave... credo», cerco di minimizzare la cosa, senza però averne la certezza, perché in fondo non ho avuto sue notizie.
L'incidente non è stato grave, e non era presente sangue, ma Pet era privo di sensi, quindi vorrei sapere come sta al più presto.
«Tu stai bene?», Cayton continua a scrutarmi, con quei suoi occhi così profondi che mi sento sotto esame, come se fossi sul punto di sbagliare, per l'ennesima volta.
«Sì, sto bene», affermo incerta, perché in fondo non sto bene affatto.
«Non devi Juniper, non dovresti...», mi afferra per un braccio e mi fa spostare dal centro del corridoio. Finisco contro la parete, ed i suoi occhi non smettono di cercare i miei.
«Non gente così...», è una supplica, una preghiera, una richiesta ed una necessità.
«Come se davvero te ne importasse qualcosa...», mi lamento, alzando gli occhi al cielo.
«Ma è proprio così, mi importa», afferma, sicuro di sé, «mi importa se tu non stai bene e fai cose stupide, che potrebbero farti stare peggio», tenta in ogni modo di entrarmi dentro, di pervadermi, di riempirmi, ed io non penso ad altro che vorrei sentire la sua pelle nuda stringermi, amarmi, come nessun altro ha mai fatto.
Ed è l'unica cosa che voglio, sempre.
Scopare.
Solo questo mi resta.

«Credimi», aggiunge in un sussurro, facendo un passo verso di me, avvicinandosi ancora di più.
Il suo respiro mi riscalda l'anima ed è come se davvero fosse possibile cancellare tutto il male e riuscire a vedere solo la felicità.
«Tu come mai sei qui?», mi ritrovo a domandare, pur di sciogliere questa vicinanza e impedirmi di saltargli addosso, adesso.
Cayton fa un passo indietro, mi osserva, incerto.
«Mia madre...», si limita a sospirare.
«Come sta?».
«Non peggio del solito», distoglie lo sguardo, «è... difficile...», la sua voce si spezza, mentre ora sono io a cercare i suoi occhi, «tutto questo», allarga le braccia in segno di resa.
Non ci ho mai pensato, non ho mai pensato davvero a come potesse stare lui, ho sempre pensato soltanto a me stessa.
Ed in fondo, invece, Catherine è in ospedale per un tumore, mentre Robert si diverte con la madre di Alex.
Alex si diverte al Dark invece...
«Puoi parlarmene... se vuoi», mi avvicino un po' di più a Cayton, desiderosa di non pensare ad altro.
Sicura di voler ascoltare?
No, non ne sono affatto sicura, ma volevo dirlo...
I nostri occhi si incontrano e sento le sue dita avvicinarsi alle mie, sfiorarle piano, riempirmi di brividi, e poi stringere forte.
D'improvviso anche il legame nei nostri occhi sembra più solido.
Cayton mi trascina con sé, fino a raggiungere la piccola saletta del bar, completamente vuota.
«Mia madre ha un tumore ai polmoni», si siede alla mia destra, al tavolinetto, «papà le diceva sempre di smettere di fumare...», la voce si affievolisce e lo sguardo cade sulla superficie di finto legno che ci separa.
«È così grave?».
Cayton non risponde, si limita ad annuire e a cercare di nuovo la mia mano. La stringe con entrambe le sue e la tiene al caldo, mentre il mio cuore inizia a battere più veloce, scandendo un ritmo troppo frenetico per il silenzio immobile di questa stanza.
«Non credevo che mio padre sarebbe stato capace di andarsene, proprio ora...», le sue parole si trasformano in sussurri e non so se sarei capace di sopportare di vederlo piangere.
«Non pensavo sarebbe andata così... per nulla», continua, ed il peso del suo dolore mi sembra così chiaro... così reale, concreto, come se mi chiamasse per dirmi di nuovo quanto schifo faccia questa vita.
«L'unica cosa bella di queste settimane sei stata tu, Juniper», alza gli occhi su di me e mi accorgo di quanto i suoi siano lucidi e sul punto di cedere.
Dentro di me si apre una voragine infinita, capace di risucchiare in sé tutto il mio passato, capace di farmi sentire come se nulla fosse mai accaduto, come se fossi nata ora, in questo momento, dalle sue parole, e potessi ancora vedere la bellezza di questa esistenza.
«Sapere di averti ritrovata, sapere che c'è davvero qualcosa di bello nella mia vita...», si blocca, i suoi occhi brillano sempre di più, mentre il mio cuore già agitato si risveglia come un colibrì che inizia a volare, «mi aiuta moltissimo», conclude, stringendo un po' di più la presa sulla mia mano. Mi riempie di scariche di calore e paura.
Non so fare altro che accennare ad un piccolo sorriso, perché davvero, non so quale sia la reazione giusta da avere.
Non ho mai consolato nessuno, troppo impegnata a pensare a come non morire io, a nascondere il mio bisogno di attenzioni.
Ero troppo impegnata con me stessa, per poter considerare anche altro, al di fuori della mia realtà.
Gli occhi di Cayton sono nei miei e il suo respiro si fa sempre più corto, mentre la mia bocca diventa improvvisamente ed irrimediabilmente secca.
«Credimi, Juniper, credimi quando ti dico che vederti così mi fa male, credimi quando ti dico che mi sei mancata e quando ti dico che vorrei fossi felice...», le sue parole si perdono nel vuoto della stanza ed io non sento più il mio corpo, il cuore fa male e la testa vacilla.
Lo vedo avvicinarsi sempre di più, allunga le dita sul mio viso e sposta qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Potrai mai perdonarmi?», domanda, incerto, torturato dal dubbio di aver fatto la scelta sbagliata, cinque anni fa, gli occhi che tremano e le labbra socchiuse.
Non so rispondere, non ora, non ora che non capisco più un cazzo e la sua vicinanza mi manda in pappa il cervello.
Non ora che desidero come non mai le sue labbra sulle mie e le sue braccia intorno al mio corpo. Non ora che non sono in grado di vedere altro che noi due, distesi da qualche parte, a fare l'amore, proprio come quando eravamo bambini, e non servivano parole.

«Io ti voglio bene, Juni...», sospira infine, timoroso di una mia reazione.
Juni...
Io ero la sua Juni.
E questa volta non ho la forza di protestare.
Mi prende il viso tra le mani e lo avvicina al suo, fin quando non riesco più a distinguere i tratti del suo volto. La sua fronte sfiora la mia ed io socchiudo gli occhi, lasciandomi inebriare dall'ultima traccia di profumo rimastagli addosso, dopo una notte in ospedale. È un sapore rotondo e allo stesso tempo sa di fresco.
«Non sono abbastanza forte...», le parole sembrano svanire prima ancora di potermi davvero entrare dentro, «non lo sono mai stato...».
«Per cosa?», tutto questo mi sta facendo impazzire.
Non so più il perché di nulla.
«Per non perdermi...», tengo ancora gli occhi chiusi, ma il cambiamento nella sua voce mi fa temere che possa davvero aver iniziato a piangere.
Le sue dita si inoltrano ancora di più nei miei capelli e sono fredde a contatto con la mia cute calda. Rabbrividisco e d'istinto porto le mie braccia sulle sue spalle.
Cayton non si ritrae, anzi, si avvicina ancora un po' di più.
«Per sopravvivere a questo... da solo», apro gli occhi, è solo un istante, ma mi basta per accorgermi del diamante sotto al suo occhio destro.
E poi non riesco più a pensare, a rendermi conto di nulla, che in meno di un istante il contatto delle sue labbra sulle mie mi fa perdere la concezione del tempo, del mondo, del dolore e di
tutto quel passato che ci ha divisi.
Ci sfioriamo appena, non è un vero bacio, è qualcosa che non so spiegare, perché mi riempie di brividi che non so controllare e accende il mio cuore.
Cayton si allontana all'improvviso.
«Sono così confuso», si lamenta, come se avesse dolore da qualche parte, un dolore fisico, che non riesce a calmare, né a controllare.
Si porta una mano alla testa e la fa correre tra i suoi capelli corti.
«Non voglio perderti di nuovo», alza lo sguardo, i suoi occhi incontrano i miei e vedo la sincerità che custodiscono, e la forza di questo desiderio mi ammalia.
Sento il cuore tremare e non so rispondere, il desiderio di lui si risveglia così forte che mi è impossibile credere davvero di aver sperato di poterlo far svanire.
Un'ombra di sorriso si disegna sul suo volto e le sue mani ritrovano le mie.
«Non sai quanto questo sia importante per me», si avvicina fino a baciarmi la fronte.
Un bacio così freddo, nonostante la dolcezza, che mi lascia piena di brividi, e questa volta non sono come vorrei.
«Hai da fare questa mattina?», mi domanda poi, ignorando l'appena passato momento di tristezza.
Scuoto la testa e lo osservo.
«Ti va di tenermi compagnia?», non posso che annuire.
«Aspettami», mi dice, accennando ad un sorriso.

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Eeeee no, non era il padre di Juniper, ma Cayton, come qualcuno aveva ipotizzato, maaaa...😏😏 vi aspettavate questo incontro? Questo riavvicinamento? Se così possiamo chiamarlo...
E adesso?

Le cose stanno finalmente andando nel verso giusto? Juniper è finalmente riuscita a mettere da parte il dolore e il rancore per la possibilità di essere felice di nuovo con Cayton?🤔🤔

E Cayton? Lui vuole lo stesso che vuole Juniper? Nonostante si siano "perdonati", saranno in grado di creare qualcosa in più di ciò che erano?🤔😌

Per quanto riguarda Pet... non preoccupatevi, avremo informazioni sulla sua salute nel prossimo capitolo😉😊

E per quanto riguarda Alex... credete che sia davvero giunta la sua uscita di scena?😢

Mentre tornando a noi... non posso non chiedervi di commentare e stellinare, stellinare e commentare👄👄👄⭐⭐⭐ se la storia vi piace! E mentre voi lo fate io vi mando tanti baci dreamers😘😘😘😘😘😘😘😘

A presto!😍💟

JUNIPER - [Wattys2020]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora