86 PANCAKE

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Ci sediamo allo stesso tavolo della volta scora, nelle stesse posizioni, e dopo aver ordinato mi ritrovo lo sguardo di Alex fisso su di me.
«Come va?», domanda, e a me sembra un dejà vu, o forse non dovrei dire sembra, lo è proprio.
«Se entri in questo locale non puoi fare a meno di chiedere come va?», lo prendo in giro io, ricordando che anche l'altra volta mi aveva fatto questa domanda.
«È a te che non posso fare a meno di chiederlo», okaaaaay, fai attenzione cara, il ragazzo mi sembra un po' troppo sdolcinato...
Io resto un istante pietrificata, perché certe frasi credevo non esistessero.
«Va... tutto bene», rispondo poi, mentre Alex mi osserva divertito e con una luce nello sguardo che non capisco.
«Sai? Mi sto pentendo di averti portata qui... era meglio se restavamo nel mio letto per il resto della mattinata», inizia a riflettere, mentre il suo sguardo si fa sempre più intenso.
«Ah, hai deciso tutto tu», gli rinfaccio, accennando ad un sorriso.
«Non è vero, tu avresti potuto ribellarti...», si lamenta, alzando gli occhi al cielo, ed io non resisto alla tentazione di allungare una mano per sfiorargli quelle labbra così piene e rosee.
«Dovevi accompagnare Sophia...», gli ricordo.
«Dopo pranzo sarò impegnato...», mormora sulle mie dita, ed io alzo lo sguardo istantaneamente.
«Be'... in teoria avrei più di un lavoro io», si giustifica, deve essersi accorto del mio sguardo accusatorio.
«È vero, devi ancora dirmi cosa combini durante il giorno tu», e gli punto l'indice contro, ricordandomi, di nuovo, che di lui so davvero poco ancora, «e anche di notte, in effetti, sei in giro troppo spesso», continuo, ricordandomi del sabato sera in cui ha riportato a casa mia madre.
«Come desidera», acconsente, afferrando il mio dito rimasto a mezz'aria, abbassandolo fino a fargli raggiungere il tavolo, «ma metti giù questo», aggiunge, divertito, mentre il cameriere ci serve le nostre ordinazioni.
E come l'altra volta, per me pancake, per Alex uova, bacon e patate.

«Come già sai lavoro in un pub, che in teoria sarebbe il pub di mio zio, il fratello di mia madre», inizia a spiegare, mentre taglia il bacon, «non ho dei giorni fissi, vado quando ha bisogno, in base al numero di prenotazioni, ma di solito nel fine settimana», la sua voce è calma, sicura, e a me piace fin troppo.
Porto alla bocca il primo boccone di pancake e mentre mastico Alex prosegue.
«Mentre nel resto del tempo... ti ho detto di essermi laureato, no?», è una domanda retorica, ma io annuisco comunque, prima che lui vada avanti.
«Ho studiato grafica pubblicitaria, quindi mi occupo di creare manifesti, campagne pubblicitarie, video, cose del genere, mi piace molto il campo artistico, e mi piace molto l'arte incastrata nel tuo volto», l'ultima frase non c'entrava con il suo lavoro vero?
Il secondo boccone di cui mi stavo occupando sotto i denti resta bloccato, mentre Alex mi sorride sornione.
«Puoi mandare giù tranquillamente, se vuoi te lo ripeto quando non rischierai di strozzarti», mi prende in giro.
Non è possibile, non mi sono mai trovata in imbarazzo con qualcuno, e forse non è imbarazzo, ma è qualcosa di nuovo, una sensazione di stupore, un'inaspettata complicità e compatibilità, che mi lasciano senza fiato.
Seguendo le istruzioni di Alex deglutisco e poi faccio un sorso della mia limonata.

«Ero serio comunque, adoro il tuo viso, il modo in cui gli occhi si prendono tutto lo spazio necessario», Alex mi rivolge uno sguardo intenso, allungando una mano verso il mio viso, fino a sfiorare quasi il naso, «il modo in cui le labbra diventano magnifiche se le osservi per un po', e il modo in cui le tue guance si piegano quando sorridi...», i polpastrelli di Alex mi sfiorano lo zigomo, e brividi inattesi mi invadono il corpo.
«Sei troppo dolce...», mormoro, non certa di volermi far sentire da lui.
Alex mi sorride, prima di allontanare le sue dita e riprendere a mangiare.
«Quindi mi occupo di pubblicità, e dopo pranzo ho un incontro con un'azienda che produce scarpe, dovrei inventarmi qualcosa per il lancio del loro nuovo modello invernale», continua a spiegarmi, mentre io sono rimasta ancora al modo in cui gli piacciono i miei occhi...
Lo ha detto davvero?
Sì... scema.
Mangia e ascolta.

«Ti piace quello che fai?», domando dopo un po', quando ormai mi sono ripresa da tutto questo.
«Sì, molto», afferma subito, senza pensarci, ed è sincero, la luce nei suoi occhi è la stessa che vorrei avesse sempre anche con me, senza l'ombra dell'errore imminente che potrebbe fare.
«Essere maniacalmente precisi sul lavoro aiuta», aggiunge, scherzando.
«Sul lavoro si...», rifletto io, dovrebbe solo riuscire a non esserlo sempre, ma non sono io la persona adatta a rimproverarlo o a chiedergli di farlo, essendo io la prima ad avere ancora così tanto da imparare.

«Tu, naughty girl? Proprio non immagini cos'è che vorresti fare?».
«Ho pensato che vorrei iniziare il college, studiare per diventare istruttrice in palestra, o comunque un'insegnante di educazione fisica», nel parlargliene sento che sarebbe la scelta giusta, sento che è ciò che mi piacerebbe davvero.
«Davvero?».
«Sì».
«È bellissimo Juniper», Alex mi sorride, orgoglioso di me, ed io non riesco a non fare lo stesso.
E questa mattinata ha tutti i presupposti per essere perfetta.

«Ci sentiamo, ti scrivo appena posso», il tempo purtroppo passa velocemente, e mi ritrovo a casa prima ancora di potermi essere abituata alla presenza di Alex, con lui che mi parla ad un soffio dalle labbra.
«Va bene», mormoro io, prima di lasciarmi baciare e sperare che questo momento non finisca più.

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E siamo arrivati al capitolo 86! Come vi sembra? Questo è un piccolo capitolo, abbastanza di passaggio anche, che ci fa capire meglio come si sta evolvendo il rapporto fra i due, ma già dal prossimo ci sarà qualche piccolo GRANDE cambiamento😏😈

Quindi dreamers commentate e stellinate, stellinate e commentate 👄👄👄⭐⭐⭐ ora che le acque sono ancora calme.

Io vi aspetto, e nell'attesa vi ricopro di baci!😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

A presto!

JUNIPER - [Wattys2020]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora