19 NON STAVO PIANGENDO-non revisionato

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«Quindi non ti va di dirmi perché stavi piangendo», afferma Alex all'improvviso, le sue dita corrono lungo il mio braccio.
Siamo tornati a sederci sulle assi di legno del pavimento di questo terrazzino, poggiati alla balaustra, e le sue parole mi fanno corrugare la fronte.
«Non stavo piangendo», ribatto subito.
«Sì, come no...», è ovvio che non creda alle mie parole, ma non voglio parlargli di me, non parlo mai di me.
«A cosa servirebbe?», chiedo, sincera.
A cosa porterebbe parlargli di me? Spiegargli perché mi veniva da piangere, spiegargli perché mi sono ubriacata, spiegargli perché scopo con Pet, spiegargli perché vorrei che Cayton scomparisse o che facesse scomparire il mio passato, a cosa servirebbe? Non servirebbe a nulla.
«Non servirebbe poi a molto», concorda, come se mi avesse appena letto nel pensiero, alzando lo sguardo al cielo, ed io non ribatto, lascio al silenzio la libertà di occupare lo spazio intorno a noi.

Il suo corpo è fermo, forte, caldo, terribilmente caldo.
Mi sposto un po', così da essergli di fronte. Voglio baciarlo, non voglio guardare le stelle con lui, voglio che lui mi faccia vedere le stelle.
E c'è un'abissale differenza tra questi due desideri.
«Ma c'è differenza tra chi vorrebbe capirti anche se non può, e chi invece non vuole neanche», le sue parole mi colgono impreparata, bloccando il mio tentativo di baciarlo.
Lo osservo, il naso dritto che conduce alle labbra carnose, o forse gli occhi azzurri che ti soffocano tra le loro onde.
«Per quale motivo dovresti volermi capire?», corrugo la fronte e lo osservo seria.
«A volte si è semplicemente curiosi», distoglie lo sguardo e accenna ad un sorriso che si perde nel buio del cielo.
«E tu sei un tipo curioso?».
Riporta i suoi occhi nei miei, mi sorridono, maliziosi, brillanti anche senza luce.
«Vuoi scoprirlo?», il suo respiro mi accarezza le labbra, le solletica, le invita, le tortura, mentre io non aspetto altro che mi baci, di nuovo, fino a togliermi il fiato.
«Bisogna saperla controllare la curiosità, bimba», si prende gioco di me, allontanandosi, impedendomi di sentire ancora il suo respiro caldo sulla mia pelle.
«Bimba?», alzo un sopracciglio.
«Non ti piace?», mi da un puffetto sul naso e continua a sorridermi divertito.
«Non particolarmente», io non ho nulla da ridere.
«Bambola?», sposta una ciocca di capelli dietro la mia schiena ed un brivido caldo mi percorre fino ai piedi.
«Oddio no! Bambola no», mi rifiuto di farmi chiamare così.
«Piccola?», continua a scherzare, ed io inizio a rilassarmi.
«Ni».
«Principessa?».
«Mmmm».
«Honey? Baby? Darling? Miss?».
«NO!NO!NO!NO!».
Ed ora è lui a scoppiare a ridere, sia di me che di se stesso, per questo stupido gioco che stiamo portando avanti.

«Ti chiamerò naughty girl, e su questo non si discute», decide in fine, con tono fermo e sicuro, avvicinandosi pericolosamente al mio collo.
«Forse non dovrai neanche più chiamarmi», gli faccio notare, infilando le dita tra i suoi capelli corti e soffici.
«Be', posso chiamartici stanotte», posa un bacio dietro l'orecchio, mi riempie di desideri, «naughty girl», mormora, ed il modo in cui questo nome si srotola tra le sue labbra mi fa impazzire, la delicatezza con cui la sua voce calda lo accarezza mi manda in estasi, e la maestria con cui la sua bocca lo modella non ha definizioni.
L'alcol ti rende poetica?
Mi allontano un po', desiderosa di baciarlo, intreccio le dita dietro la sua nuca e lo avvicino a me.
«Hai fretta eh?», prendimi in giro di nuovo e te lo faccio vedere io se ho fretta!
L'hai fatto fin troppe volte nel giro di troppo poco tempo.
Cerco di avvicinarmi ma lui si allontana.
«Alex, io non ho nessun problema a...», ma non riesco a finire la frase che lui mi stringe a sé, posa il palmo al centro della mia schiena e con l'altra mano avvicina il mio viso al suo.
In un istante le sue labbra sono di nuovo sulle mie.
Questa volta mi bacia con più foga, rende il contatto più profondo, sento la sua lingua tra le mie labbra e le socchiudo senza dire nulla, permettendogli di intrecciarla alla mia.

E ora ci baciamo davvero.
Stringo le mie mani sulla sua nuca, mentre lui con una mi accarezza la testa e con l'altra, sulla mia schiena, mi spinge verso di sé.
Porto le mie dita sul suo petto, stretta in questa specie di abbraccio, e sento benissimo il suo cuore battere veloce, il suo respiro farsi sempre più corto man mano che le nostre lingue continuano a rincorrersi.
Ha un sapore di alcol e... pesca forse, ma probabilmente sono io ad aver bevuto troppo.
Gli mordo le labbra, gliele succhio e lo sento gemere, e sospirare, e decidere che è il momento di staccarsi.
Apriamo gli occhi e ci ritroviamo uno dentro l'altra, intrecciati e ancora stretti nel nostro abbraccio speciale.
«Non hai nessun problema a...?», riprende ciò che stavo dicendo prima, senza distogliere lo sguardo.
Sorrido leggermente, inspiro, cerco di ricordare cosa stessi dicendo.
Il suo bacio mi ha stordita, è vero, e non capita quasi mai, ma non mi faccio distrarre così, ci vuole ben altro, ammesso e non concesso che possa riuscirci anche nel caso in cui usi il "ben altro".
«A trovare qualcuno che mi baci come voglio», sentenzio, allontanandomi da lui, lasciandomi osservare con i suoi occhi chiari, terribilmente chiari, assurdamente chiari, da non poter essere veri.
Mugugna, si riavvicina e allunga una mano verso il mio polso.
Lo afferra e mi attira di nuovo a sé.
«Ah sì?», è malizioso, punta i suoi occhi sulle mie labbra, facendole formicolare.
Annuisco, ed il suo calore mi avvolge, portando con sé il profumo dolce e fresco che indossa.
«E come vuoi che ti baci?», si avvicina al mio collo e il suo respiro lo solletica, mentre con la punta del naso accarezza la pelle sensibile.
Sento i brividi invadermi il corpo, sotto la pelle, mi danno la scossa e mi fanno desiderare di più.
«Così?», passa la lingua sul mio collo, scioglie tutti i nervi.
Si lascia sfuggire un risolino e torna a puntare i suoi occhi su di me. Mi piace, mi piace come ride, le volte in cui ride, ed il modo in cui anche io ho voglia di farlo.
È semplice stare con lui, forse più semplice che con qualsiasi altra persona io conosca.
«Allora? Ho passato la prova?», chiede ironico.
«Direi che è durata troppo poco...», desidero di più.
«Sei proprio un tipetto, eh? Naughty girl», sorrido perché mi chiama davvero così, e questo nome sulle sue labbra mi piace, più del previsto e forse più del dovuto.
«Che ne dici? Forse è ora di mettere a riposo questa testolina pensierosa», continua poi, bussandomi piano sulla testa, costringendoci di nuovo a ridere come se fosse stata la battuta più bella del secolo.
«Forse...», rifletto, anche se non vorrei altro che restare qui, a farmi togliere i vestiti di dosso da lui, proprio come con tutti.
«Hai qualcuno con cui tornare?», mette fine all'abbraccio che ci vedeva ancora uniti ed ai miei pensieri.
Si alza in piedi e mi porge una mano, così da aiutarmi, ma non la afferro, non ho bisogno della sua mano, ho bisogno di altro.

JUNIPER - [Wattys2020]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora