32 COSA NE SAI DELL'AMORE TU?-non revisionato

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Sono nella mia stanza, dopo aver fatto cena, infastidita da questa estate calda e dall'irresistibile profumo di Alex che ancora veste le mie lenzuola, ma che adesso mi innervosisce soltanto.
Cosa voleva dirmi? Cos'è che vuole da me?
Magari soltanto quello che ha detto? Ti è così difficile credere che non voglia scopare?
Magari per lui il sesso ha un significato diverso da quello che ha per te...
Ma se ha detto che con le altre si diverte!
Sono io il problema!
IO!
Come sempre dopotutto...
Okay, lasciamo perdere o inizia la depressione...

Il campanello di casa suona.
Grace e Carl sono al piano di sotto, uno dei due andrà a rispondere.
Sento il portone aprirsi e poi richiudersi.
Segue un vocio strano, dei sorrisi e poi delle parole profonde, prima che la porta si apra e chiuda di nuovo.
E io sono sola, con la terribile sensazione che nessuno possa capirmi, che nessuno voglia neanche provarci.
Ho appena sentito mio padre al telefono, la sua vita continua normalmente, Joanna e Michael stanno bene, va tutto bene, anche senza di me.
Mi sento inutile in tutto questo avanzare di attimi inconcludenti, come se il mio presente fosse bloccato, le mie possibilità limitate e il mio futuro cancellato.
Da quando Cayton è tornato, la settimana scorsa, ogni giorno sembra essere peggiore del precedente.
Non sono mai stata una persona troppo solare, ma stasera non mi riconosco più.
Le mie debolezze mi prosciugano quella che Alex chiama anima, si cibano di ciò che resta nel mio spirito e poi mi rigettano nella realtà, costringendomi a viverla sempre un po' più da morta.
Ed io non riesco a parlarne con nessuno. Fleur ormai non mi capirebbe, ed in fondo non saprei neanche cosa dirle.
Come si trova la felicità, Fle?
Sarebbe questa la mia domanda?
Piuttosto patetica...
Vorrei che Cayton fosse qui, ad abbracciarmi, come quando a quindici anni mi teneva compagnia mentre piangevo.
Con lui non serviva parlare, restavamo in silenzio per ore, ma ci ascoltavamo così tanto... i nostri respiri si dicevano tutto e le sue mani mi erano di conforto. Non era mai riuscito ad impedirmi di piangere, eppure era riuscito a non farmi annegare nelle mie lacrime.
Ma è proprio questo il desiderio che mi distrugge, il desiderio di un presente irrealizzabile, di una realtà distorta che non mi appartiene più.
E mi manca sentire l'interesse di qualcuno.
Mi manca la certezza che dal mio destino dipenda la felicità di qualcun altro.
Vorrei sentirle le catene del sentimento legarmi alla felicità di un'altra persona.
Vorrei non dover essere così separata, spezzata dal mondo.
Chiudo gli occhi e spero di non sentire più questa mancanza, ma lei è sempre lì, incastrata tra le palpebre e le lacrime che tento di nascondere.
È sempre lì, non se ne va mai.
Da anni.

«Juniper!», il mio nome rimbomba nell'oscurità come un richiamo lontano.
«Diamine June, vuoi svegliarti?», ora non è più un richiamo, ma somiglia ad una voce familiare.

Ed anche parecchio alterata direi...
Apro gli occhi confusa e trovo quelli di Grace a pochi metri dai miei.
«C'è Fleur», parla, ma io non l'ascolto davvero.
Capisco ciò che dice soltanto perché dopo pochi istanti vedo comparire i capelli color sole della mia migliore amica.
«June, non pensavo fossi invecchiata tutta d'un botto», viene verso di me e tira via il lenzuolo.
«Torno a cucinare, e pretendo che tu ti aspetti a pranzo, Fleur», ci lascia sole la zia, mentre si chiude la porta alle spalle.
«Va bene Grace!», grida Fleur alla porta dietro la quale è scomparsa mia zia.
Mi tiro a sedere sul letto, cerco di riprendere un completo contatto con la realtà e ritrovo
Fleur a fissarmi, confusa, forse anche un po' irritata.
«Sei scomparsa June! Cosa è successo?», mi scruta, alla ricerca di una risposta che neanche io so darle.
Dopo la nostra ultima telefonata non l'ho più sentita e lei non mi ha più scritto, forse aspettava che fossi io a farlo, dato che ultimamente era sempre stata lei a cercare me.
Non riesco a guardarla negli occhi, così abbasso lo sguardo e mi tiro addosso il lenzuolo, in modo da ricoprirmi le gambe, come se nascondendomi sotto di esso potessi scomparire anche da davanti agli occhi della mia amica.
«June...», sospira, sedendosi al mio fianco.
Ha lo sguardo triste e mi osserva come se in me non riuscisse a vedere più nulla.
I suoi occhi azzurri implorano di entrare, ma io non sono in grado di permetterglielo, devono riuscirci da soli, o resteranno sempre fuori.
«Cosa c'è?», allunga una mano verso di me, mi accarezza le ginocchia strette contro il petto e le sue unghie laccate mi fanno invidia.
Le mie hanno ancora lo smalto della settimana scorsa, in parte rovinato.
Non appena la sua pelle sfiora la stoffa che ricopre la mia è come se richiamasse a sé tutte le lacrime che ancora devo piangere.
Non ce la faccio.
Non ce la faccio più a tenere tutto dentro.
Non piango.
Io non piango davanti agi altri.
Non piango mai.
Eppure sta accadendo troppo spesso ultimamente.

JUNIPER - [Wattys2020]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora