Capitolo 11

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《Ciao Melanie》

《Ciao Amy! Ti vedo allegra.》

Infatti lo sono. La festa di martedì è stata fantastica e mi ha aiutata a legare con Daniel.

Ieri abbiamo chiacchierato per tutta la lezione che avevamo in comune, e a mensa è venuto di nuovo a sedersi con me e Jenny.

Lo racconto a Melanie, con molta spontaneità.

Sono felice che ci sia questo tipo di rapporto con lei.

Sembriamo due amiche che si rincontrano dopo non essersi viste per molto tempo.

Le nostre sono semplici chiacchierate, non come le precedenti sedute a cui ho dovuto partecipare, durante le quali lo psicologo mi poneva delle domande ed io mi limitavo a rispondere a quelle, senza aggiungere nulla.

Con Melanie invece potrei parlare per ore senza fermarmi.

E poi, di lei mi piace il suo sguardo: non mi guarda per giudicarmi, non per darmi consigli su cosa dovrei fare, né per dirmi "ti capisco".

È lo sguardo di chi vuole solo ascoltarti, di chi spera di esserti di aiuto.

《...E quindi, sì, oggi sono felice.》concludo sorridendo.

《Ti va di raccontarmi qualcosa che invece ti ha reso triste nella tua vita?》

Mi viene un groppo in gola solo a pensarci.

《Beh, la morte di mia madre...》

《Vuoi parlarmene?》

A questa domanda, chiunque fosse a pormela, avevo sempre risposto di no.

Faceva male parlarne, e ne fa ancora.

Però adesso mi rendo conto che la cosa di cui ho più bisogno è sfogarmi.

Quindi comincio a raccontare quella sera quando, mentre sedevo sulla cassapanca ad ascoltare la pioggia, è entrato mio padre in camera mia.

Era bagnato, e i suoi stivali erano sporchi di fango.

Stavo per dirgli: 《La mamma si arrabbierà se goccioli e lasci orme di fango in giro per casa》

Ma lui ha aperto la bocca per primo.

《La mamma non c'è più.》come a rispondere alla frase che avevo pronunciato solo nella mia testa.

Da quel momento mi era crollato il mondo addosso.

E visto che quel mondo era troppo grande e pesante da sopportare per me, mi sono rifugiata nel mio piccolo mondo.

Ho abbandonato tutte le amicizie, ho lasciato che gli altri pensassero quello che volevano di me.

Così, quando finalmente sono diventata abbastanza forte per affrontare di nuovo il mondo fuori dal mio, mi sono ritrovata sola.

Tutti mi guardavano come la poveretta cui la morte della madre aveva distrutto la vita, come se non fossi ancora riemersa davvero.

Nel frattempo mio fratello e mio padre erano riusciti ad andare avanti: Michael è diventato uno dei ragazzi più popolari della scuola e capitano della squadra di football, mentre mio padre si è innamorato di nuovo.

Non capirò mai mio padre.

Dice sempre di amare mia madre, ma nel frattempo si sta per sposare con un'altra donna.

Forse è possibile. Forse sono io che non riesco ad arrivarci.

Però io sono certa di non volere affatto una seconda madre.

Christine è solo una delle cause del mio tentato suicidio.

Certamente un posto importante lo occupa anche Connor.

Lui era il mio migliore amico. Uno dei pochissimi che non mi vedesse come gli altri.

Così alla fine ci siamo messi insieme.

Per me lui era l'unico ragazzo che contava, e avevo un disperato bisogno della certezza di avere qualcuno al mio fianco.

Per lui, a quanto pare, è stata solo attrazione fisica.

Forse mi voleva bene prima; sicuramente ora per lui valgo meno di niente.

Quando finisco di raccontarlo a Melanie, ho quasi le lacrime agli occhi.

Lei mi viene vicino e mi abbraccia, come un'amica.

E sulla sua spalla verso tutte le lacrime che non avevo mai lasciato uscire prima d'ora, nemmeno con Jenny.

Le avevo semplicemente segregate, perché dovevo essere forte, perché piangere era da deboli.

E invece mi sento più forte ora che sono uscite tutte, ora che ho mostrato quanto mi ha fatto male.

E ora ho più ordine nella testa, perchè le lacrime mi avevano offuscato i pensieri, mentre adesso capisco meglio una domanda che mi aveva assillato per due mesi fino ad ora, tanto che riesco anche a rispondermi.

Io non amo più Connor.

E mi sento sollevata da questo, perchè lo odio, lo odio con tutta me stessa.

Odiavo me stessa per essermi innamorata di lui, ma non era giusto.

La prossima volta sul quel pontile, non ci penserò più.

È acqua passata davvero.

Sciolgo l'abbraccio con Melanie con gli occhi asciutti.

《Mi dispiace per la tua camicia...》dico abbozzando un sorriso.

《Non fa niente. Sfogarsi è importante. Ti libera di un peso che a volte può diventare troppo grande.》

È vero. Ha maledettamente ragione.

Le lacrime sono piccole gocce d'acqua che racchiudono qualche pensiero triste. La difficoltà nel piangere sta nel mettere a nudo la propria sofferenza.

《Perchè non parli chiaramente con Christine? Magari ti capirà》propone Melanie.

La mia faccia deve spiegare tutto, perchè subito si corregge: 《Ok, forse non era proprio il consiglio giusto. Ma a volte delle semplici parole possono aiutare molto.》

Credo che anche lei avesse bisogno di sfogarsi. Perchè comincia a parlare di se stessa e mi racconta la sua storia.

Mi racconta che quando aveva pressapoco diciannove anni, o forse un paio d'anni in più, era fidanzata con un ragazzo.

Mi racconta che era stata una serata divertente, entrambi avevano ballato e bevuto.

Mi racconta che la notte era stata ancora più bella.

Mi racconta che dentro di lei stava crescendo un bimbo, ma lei era giovane.

Mi racconta che i suoi genitori, se gliel'avesse detto, avrebbero certamente voluto che abortisse, ma lei non avrebbe mai potuto farlo.

Ormai quel bambino faceva parte di lei.

《Parlargli avrebbe potuto fare la differenza. Forse mi avrebbero compresa e mi avrebbero supportato》termina con la testa bassa rivivendo il suo racconto.

《Caspita, è tardi, abbiamo finito. Mi dispiace, ti avrò annoiata e ti ho rubato del tempo.》

Ci alziamo e ci dirigiamo verso la porta.

《Non importa. Sfogarsi è importante》le dico sorridendo.

Ciao!😊

Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, spero vi piaccia, perchè adoro la figura di Melanie e volevo che il rapporto con Amy si intensificasse e inoltre volevo definirla meglio come personaggio.
Piangere e sfogarsi è davvero importante, non è un segnale di debolezza, basta sapersi rialzare😉

Waisle

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