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Le lacrime di Jeongin scendevano copiose, bagnando tutta la felpa di Chan che lo aveva abbracciato vedendolo in quello stato disastroso. Il giovane si era commosso per la storia appena raccontata, lui, il piccolo Jeongin che non piangeva mai per nulla.

Chan si era intenerito quella vista, così lo aveva stretto forte a sé cercando di consolarlo con qualche parola di conforto.

Dopo qualche minuto, Jeongin riuscì a riprendersi, scusandosi per la felpa bagnata.

"Dovevi avvertirmi all'inizio che sarebbe finita così male." disse, mollando un pugno sulla spalla del biondo che sussultò per il dolore. "La prossima volta non ti racconto niente, stai tranquillo!" rispose col braccio sofferente, fingendosi arrabbiato.

"Come hai fatto ad avere questa sinfonia allora? I fogli erano rimasti nella stanza di Han e Minho." aveva chiesto curioso il biondo, con la fronte corrugata.

"Si vede che qualcuno ha avuto il buon senso di recuperarli e tramandarli ai posteri."

"Ma tu come la sai allora questa storia? Non è che te la sai inventata di sana pianta?" lo accusò Jeongin, imbronciandosi e incrociando le braccia.

"Vai a casa Yang, si è fatto tardi."

Jeongin sbuffò, guardando l'orologio: si era fatto davvero molto tardi, così senza neanche pensarci più di tanto scappò via dal negozio, per evitare l'ennesimo rimprovero di sua madre. Eppure, Bang Chan lo sapeva.

Sapeva che Jeongin era stato profondamente colpito da quella storia e che sarebbe tornato per risentirla. Sapeva che quella melodia che aveva sentito, l'avrebbe segnato per sempre e magari avrebbe voluto anche suonarla da sé.

Chiuse la tastiera del pianoforte, così come chiuse gli occhi, rispondendo mentalmente all'ultima domanda posta da Jeongin.

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