Primo passo

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La mano che finora ha tenuto sulle spalle scivola sulla schiena, fino ad infilarsi nella tasca destra dei miei jeans.
E meno male dovevamo andarci piano, penso, senza che il gesto mi dia fastidio.

«Corro troppo?» domanda guardandomi dritta in faccia.
«Ma no, figurati. Come abbiamo detto, ci devono essere certe effusioni, altrimenti...»
Adesso è soddisfatto.
Adocchiato il nostro gruppo ci dirigiamo verso il tavolo, passando proprio di fronte a quei due, seduti col resto della combriccola.

Passo il braccio attorno alla sua vita, posando anche il capo sulla spalla di Pete.
Sentiamo le loro risatine, dopodiché Grace ci parla: «Ma davvero, voi due?» il suo ghigno mi fa ribollire.
Ma Peter prende in mano la situazione e replica: «Già, noi due. Strano eh? Per lo meno, io ho aspettato di chiudere con te, prima di guardarmi intorno. A questo proposito, grazie per avermi mollato.
Se non lo avessi fatto non avrei mai capito chi mi piaceva davvero.
Vi auguro buona giornata.»

Riprendiamo a camminare, mentre lo guardo assorta.
«Chi sei tu, che ne hai fatto di Kavinsky?» scherzo ma non del tutto.
La sua replica mi ha colta alla sprovvista; non mi aspettavo che riuscisse a pungere nel vivo Grace in quella maniera.
C'è da dire che il colpo è andato a segno: ha sgranato gli occhi ed è rimasta sconcertata.

«Sono sempre io, solo la versione 2.0, niente panico fanciulla, fa tutto parte del piano. Si meritava una risposta al vetriolo, anche se espressa con gentilezza.»
Arrivare dal nostro gruppo non mi lascia il tempo di dire altro. Ci sediamo venendo subito attaccati dalla curiosità degli altri.
Ci subissano di domande: vogliono sapere come, quando e perché.
Spieghiamo tutto, attenendoci agli accordi presi in precedenza.

«Siete grandi! A dire il vero ho sempre pensato che foste una bella coppia, se solo vi foste scollati dalla friendzone. Sono felice che ci siate riusciti, siete proprio belli insieme», a parlare e Joko, il migliore amico di Peter e compagno di giocate ai videogames.
I due iniziano a confabulare, mentre io vengo presa da parte.

«Sei una pessima amica! Ti metti con Pete e non mi dici niente?» Sharon, una delle mie più care amiche, mi mette sotto torchio.
«Scusa! È che... Tra la novità, il capire come e quando, mi sono totalmente scordata del resto.»
«Ti capisco, con tutto quel ben di Dio!» mi fa ridere, facendomi compagnia.

«Vieni, andiamo a prendere da mangiare. Ho promesso a Peter di offrire il pranzo, e nel frattempo potrai farmi un vero e proprio interrogatorio» la faccio contenta.
Mi volto verso il mio ragazzo e gli dico che vado a prendere il pranzo.
«Grazie, amore» risponde distrattamente.
Arrossisco fino alla radice dei capelli.
Prendo la borsa e la mano di Sharon, andando a metterci in fila.

Quando torniamo al tavolo siamo entrambe alle lacrime.
I ragazzi ci guardano senza capire, noi facciamo spallucce.
Passo il cheeseburger al destinatario, che lo divora in pochi morsi, quasi mangiandosi anche la carta.

«Beh, visto che ora siete una coppia, dovete venire alla festa di sabato!
Il tema è rosso e nero, sono certo che riuscirete ad essere la migliore coppia della serata», Carter e le sue idee geniali.

«La miglior coppia di sfigati!» la voce petulante di Grace ci fa voltare.
«E prima che diate fiato alle trombe, saremo noi le star della festa.
Gli sfigati non piacciono a nessuno», ci si rivolge con la solita cattiveria.
Sta rosicando di brutto!

«Scontato, da parte tua Grace. Sei come un disco rotto.
Sarà per la tua coda troppo stretta, che non permette all'ossigeno di arrivare al cervello. Dovresti preoccuparti meno del makeup e dirigere i tuoi sforzi nel migliorare te stessa.» Non posso fare a meno di punzecchiarla.
«Vedremo, Lodge, vedremo», prende per mano il tipo e lo trascina via.

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