Thunderclouds

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«Ehi, Didi, torna tra noi» mi richiama Joko, vedendomi in disparte.

«Shhh, ho un mal di testa che mi spacca in due. Potreste fare più piano, per favore?» sto davvero male, ho ecceduto troppo nel bere ieri sera, ed i postumi stamani mi mettono ancor più al tappeto.

«Che c'è, hai l'influenza?» domanda Dawson.

«Altro che influenza! Ieri ci siamo bevute il mondo» spiffera Sharon ai quattro venti.
Gli altri se la ridono di gusto, mentre Peter...

«Ecco, adesso sei pure una gran bugiarda», esclama, per poi alzarsi e andare dentro la scuola.

«Ragazzi, dovete risolvere questa situazione. Non ne possiamo più di vedervi litigare, ignorarvi e lanciarvi battute al vetriolo.»
Ecco Lenny, con una delle sue uscite.
Come se non avessi provato a fare il primo passo con mister scorbutico.

«Lascia perdere, andiamo dentro che sta per suonare», mi alzo a fatica, prendo lo zaino e mi avvio senza aspettare nessuno.

«Forse dovresti farti esonerare, almeno per oggi» Shar mi affianca, senza che capisca di cosa sta parlando.

«Esonerare da cosa?» arrivarci da sola non è possibile oggi, tanto vale chiedere.

«Abbiano ginnastica, per le prossime due ore» rivela.

Mi esce un gemito sofferente: mi ero totalmente dimenticata di avere educazione fisica alle prime due ore. E adesso che faccio?

«Ho dell'aspirina, se vuoi» corre in soccorso.

«Sì, ti prego. Anche se non passerà del tutto, almeno affievolirà un po' il dolore.»
Traffica nel suo armadietto e mi passa due compresse che mando giù con molta acqua.

Negli spogliatoi c'è più confusione che alla fiera paesana.
Le ragazze hanno un tono di voce così squillante che mi trapana il cervello.
Ma se credo che questo sia il lato peggiore mi sbaglio di grosso; perché è appena entrata la parte femminile della classe di Peter.
Il che significa soltanto una cosa: faremo educazione fisica con loro.

«Ehi, mantieni la calma, ok?» capisce subito che cosa mi passa per la testa; merito anche della mia espressione addolorata e un po' seccata.

La voce tuonante della professoressa, da noi soprannominata La lady di ferro, ci sprona a fare in fretta.

Usciamo ordinatamente in fila, mescolandoci all'altra classe.
Mi blocco nel mezzo della palestra: Peter sta animatamente discutendo con un altro compagno.
Non so se riuscirò a sostenere le prossime due ore, nonostante il mal di testa scomparso quasi del tutto.

«Tutti in riga!» comanda subito l'insegnante, proseguendo, «oggi faremo un torneo di pallavolo. Le squadre saranno miste. Poi, nell'ora successiva, giocheremo a basket.» Inutile dire che l'entusiasmo non vuol proprio saperne di fuoriuscire.
Comincia a smistarci nei vari gruppi; fortunatamente non sono in squadra con lui, anche se me lo ritrovo come avversario.

Il fischio segna l'inizio della partita.
Essendo molto bassa mi mettono dietro le ragazze sotto la rete, in ricezione.
Pete invece è tra gli attaccanti; è alto e in battuta se la cava molto bene.

Non ci guardiamo mai, per il primo quarto d'ora di gioco.
Ma la situazione subisce un brusco cambiamento, quando prende la rincorsa, mira a qualcosa e schiaccia con tutta la forza che ha.

La palla mi prende in pieno volto, facendomi andare giù come un sacco di patate. La professoressa fischia come una matta, mentre le mie compagne si radunano in circolo attorno a me.

«Che botta! Stai bene?» la prima a parlare è Lauren.
Mugolo in risposta, sentendo la faccia andarmi a fuoco e la testa che mi scoppia di nuovo.

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