A piccoli passi

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Sono da poco passate le nove e stiamo aspettando i soliti ritardatari.

«Arriveranno o dobbiamo entrare senza aspettarli?» Peter non sopporta i ritardi, motivo per il quale si sta innervosendo.

«Suvvia, Pete, abbi un po' di pazienza. Non è che se tardano di qualche minuto ci perdiamo il film. Inizia tra venti minuti e i biglietti li abbiamo già» gli dice Grace.

«Va beh, vado a prendere gli snack. Non mi piace stare fermo senza fare niente.»
Entra nella sala e ci lascia da sole.

«Ha la luna per traverso?» Domando alla bionda.

«Ma che ne so! È tutto il pomeriggio che è irritabile. Penso sia dovuto alla prossima partita», non ne sa molto neppure lei.

«Ho capito, vedrai che si calmerà.»
Cerco di confortarla.

Nel frattempo arrivano anche gli altri, tra cui scorgo Bastian.

«Scusate il ritardo, ma lo abbiamo visto per strada e ci siamo fermati per dargli un passaggio», spiega subito Lenny.

«Ciao, nessun problema. Entriamo, prima che Kavinsky si metta a strillare.»
Ci avviamo dentro, e Bastian si mette al mio fianco.

«Che prendiamo da sgranocchiare? Offro io, come pagamento del debito.»

«Bastian, non devi. Non ho fatto nulla di che, mi sono solo comportata come tanti.»

Mi mette un braccio sulle spalle, dicendo: «Ed è qui che sbagli. In una società come la nostra, persone come te sono perle rare. La maggior parte della gente si sarebbe limitata a filmare la scena. Tu, invece, sei corsa a chiedere aiuto. Il che la dice lunga sul tuo modo di essere.»

Mi sento in imbarazzo, anche se una parte di me è lusingata da queste parole.

«Grazie. Ma adesso mettiamoci una pietra sopra.
Comunque, già che ci sono, vorrei dei popcorn molto burrosi» sono la mia ossessione, dopo i fazzoletti di cotone blu.

«Andata. Prendo anche qualcosa al cioccolato, ne vado matto.»
Difficile credere che sia goloso, dato il suo fisico statuario e privo di ogni parvenza di grasso.

«Anche a me piace il cioccolato.
Prendi quelli, hanno un morbido e cremoso ripieno.»
Ascolta il mio consiglio.

«Ehi, Bastian, come va?» Pete ci raggiunge assieme a Grace.

«Meglio. Volevo ringraziarti per avermi dato una mano, anche se mi sono comportato come un perfetto stronzo.»

«Fa niente, tutto dimenticato. Non ho preso un biglietto anche per te, Didi non mi ha riferito che saresti venuto anche tu.»
Mi lancia un'occhiata complice, io avvampo.

«Non poteva sapere che avrei accettato. Non le ho rivelato quale sarebbe stata la mia decisione. Ma ho pensato da solo al biglietto.
Non sono nel vostro settore, ma mi infiltrerò lo stesso. Male che vada mi faranno spostare.» È davvero un tipo audace che non si fa fermare da nessun possibile ostacolo. Mi domando che cosa lo abbia portato ad essere così. Magari, più avanti, glielo chiederò.

Si mette in fila e paga, raggiungendoci di nuovo. Aspettiamo che ripuliscano ed aprano le sale, e appena ci danno il via libera corriamo a prendere i posti.

Nell'attesa dell'inizio del film chiacchieriamo. Noi ragazze ragioniamo sull'imminente tesi da fare per letteratura. I maschi, invece, discutono sulle strategie adatte per battere gli avversari.
I Crows, della Wellington, sono degli ossi duri.

«Grace, posso prendere Peter in prestito, sabato pomeriggio? Lui è più bravo con gli appunti e le scalette», le chiedo il permesso, più che altro come gesto di educazione.

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