Imboscata

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«Tesoro, stasera siamo a cena dai Kavinsky, vieni?» ottimo, ci mancava questa.

«No, grazie. Non mi sento molto bene, scusati per l'assenza e saluta tutti per me» non è affatto il caso di andare nella terra nemica, non adesso.

«Che hai, tesoro, vuoi che resti?» la mamma è sempre così apprensiva.

«Niente di che, sto solo covando un po' d'influenza, nulla che non riesca a gestire. Tu vai pure, è tanto che non passate una serata con loro.»
Sembra non credere alle sue orecchie, la faccia parla al posto suo.

«Va bene, come vuoi tu. A stasera.» Sembra triste, a dirla tutta, ma sapere dei contrasti con il mio amico la farebbe stare ancora peggio, e inoltre si metterebbe in mezzo e non lo voglio.

Non appena sento la porta chiudersi chiamo Shar.

«Ehi, sono usciti, tra quanto passi?» abbiamo in programma di uscire.

«Sarò lì tra mezz'ora, a tra poco.»

«Ok, passa dal retro. Non voglio che ci vedano uscire» ci salutiamo.

Faccio in fretta a prepararmi: un paio di jeans a vita bassa molto aderenti, un top color pesca e degli stivaletti alla caviglia neri.
Lego i capelli in una coda e mi trucco un po'.

È uno dei rimedi che mi ha suggerito la mia amica, per non far capire a tutti quanto stia male. Il mio aspetto è molto peggiorato in queste settimane. Ho le borse sotto gli occhi, la pelle che è diventata quasi grigia e la bocca perennemente piegata all'ingiù.
Sono un vero e proprio relitto.

Sento l'auto della mia amica arrivare, prendo la borsa e scendo di corsa.
«Accidenti come sei carina! A proposito, indovina un po' chi stazionava fuori dal Corner?» non c'è neppure bisogno di impegnarsi, so già a chi si riferisce.

«La butto a caso: altissimo, capelli castani e faccia da schiaffi?» sghignazza facendo sì con la testa.

«Lascia stare, almeno non ci sta seguendo.
Che poi, mi domando, come riesce a sapere sempre dove siamo?» vedo che anche lei ci sta pensando. Poi, d'un tratto, spalanca gli occhi, accosta e, voltandosi, mi dice: «Avrà messo Google Alert! Non c'è altra spiegazione, a meno che davvero non ti segua ovunque.»

«Sharon, alla fin fine non è la stessa cosa? Che mi segua, o che abbia usato questo espediente per starmi alle costole, cambia poco. Sempre di uno stalker svitato si parla.»

Non metto la solita enfasi nel discorso; sono troppo stanca per arrabbiarmi. Questa faida con Pete mi sta prosciugando di tutte le energie.

Un paio di giorni fa ho abbattuto le mie resistenze ed ho provato a parlarci. Mi ha guardata freddamente, per poi dirmi chiaro e tondo di lasciarlo perdere e che la nostra amicizia era finita.
Se mi avessero strappato il cuore dal petto avrei sentito meno male.

«... quindi, per me è così», non la stavo ascoltando.

«Scusa, ero tra i miei pensieri, puoi ripetere?»
Sospira e racconta di nuovo.

«Ho detto: secondo me ha una cotta stratosferica per te, e in questo modo si spiega il perché del suo esserti sempre intorno.»

La cosa non mi lascia che indifferente, difatti le rispondo: «Contento lui, di perdere il suo tempo dietro a me...»

La mia amica lascia cadere il discorso, ha capito che nulla fa breccia dentro di me.
Trascorriamo il resto del tempo in silenzio.

«Senti, io capisco che stai passando un bruttissimo momento. Ma almeno per questa sera, possiamo mettere da parte i drammi e divertirci un po'? Farà bene anche a te» non le rispondo di no solo perché è davvero in pena e vuole aiutarmi.

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