Ipotesi di reato

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Sia Peter che Sharon sono usciti dalla stanza dato che è arrivato Ayden con i caffè di supporto.

Hanno trasferito la mia ragazza in una camera al secondo piano, per garantirle la pace che le serve per riprendersi.

Il dottore ha detto che l'ematoma si sta assorbendo bene, che non c'è pericolo, ma che vogliono tenerla ancora sedata per qualche giorno. Lo ha detto una settimana fa...

«Amore, sono qui, vicino a te» le parlo sempre, non l'ho mai lasciata da sola. Ci siamo dati il cambio, tra noi amici e i genitori. I Lodge sono stanchi e provati, come me, come tutti noi.

Ho la barba lunga di giorni, gli occhi e le membra stanche; mi sento come Atlante, che portava sulle spalle il peso del mondo.
Ma non demordo, devo e voglio starle vicino, anche se vederla in questo stato mi spezza il cuore. È indifesa, fragile e priva di sensi. Il cuore mi si stringe ad ogni occhiata, o ad ogni piccolo cenno di ripresa, che però è solo nella mia testa.

Io e gli altri ci siamo chiesti molto spesso, fino ad arrivare a vere e proprie discussioni infuocate, chi possa essere il responsabile, o la responsabile. Abbiamo anche pensato a... Dawson, dato che è stato il solo a non presentarsi quando è arrivato il messaggio. Ma ci ha spiegato che era ad una partita. Altro escluso è stato mio fratello; era con Sharon quando Pete l'ha chiamata. Ma questo tarlo mi si è conficcato nella testa, come un'unghia incarnita, e non vuol saperne di darmi respiro.

La polizia ha fatto tutto quello che ha potuto, senza giungere a niente di preciso: non ci sono riprese video, nessuno ha preso la targa o il modello della macchina. Erano tutti pietrificati per poter reagire in qualche modo. Soprattutto Pete.

Credo che per lui sia stato davvero orrendo vedere la propria migliore amica... stoppo subito il pensiero. Non mi posso addentrare di nuovo in questo ginepraio.

Sento le voci dei tre fuori dalla stanza. Mi alzo e apro la porta, così da poter seguire la discussione senza abbandonarla.

«Ehi, fratellino», mi saluta per poi stringermi.

«Ciao, novità?», chiedo questo perché Ayden ha molti amici, che potrebbero scoprire di più.

«No, purtroppo. Lei come sta?» si affaccia e lancia un'occhiata dolente all'interno della camera.

«Al solito. Sono passati quasi quindici giorni, ma non pare esserci alcun miglioramento.» Lo sconforto trapela dalla mia voce, anche se ho sempre cercato di mostrarmi forte; più che altro perché so che Didi mi sente, ne sono certo.

«Ehi, se Mark non dice niente, vuol dire che sta filando tutto liscio. Sai com'è, se ci fosse anche il minimo dubbio...» mi dà il coraggio che mi serve, agendo da vero fratello maggiore, come non ha mai fatto in tutti gli anni passati assieme. Ed ha ragione su papà, se ci fosse qualcosa non esiterebbe a prendere il posto del medico che segue la mia adorata ragazza.

«Ehi, andiamo a fare due passi. Starà Pete con lei, hai bisogno di prendere aria e staccare un po'» propone Sharon, senza che mi possa tirare indietro. Torno al letto, le bacio delicatamente le labbra e prendo la felpa. I due ragazzi entrano a passo deciso, mettono un'altra sedia di fianco al letto e mi fanno cenno.

Sharon mi prende sottobraccio e mi tira verso l'uscita, vedendo bene quanto sia recalcitrante.

«Ehi, devi darti del tempo e concederti un po' di tregua. Sei sfinito, Bastian» asserisce con ragione.

«Lo so, ma non riesco... è come se allontanandomi potesse succedere il peggio!» mi libero di questo infausto pensiero.

«Ascolta: non è che se le cose devono accadere attendano che tu te ne vada. Se è destino accadrà e basta, che tu ci sia o meno. Ma sai che la nostra Aphrodite è una tosta, che non molla» ed ha ancora una volta ragione.

«Lo so, ma ho paura. Non ne ho mai avuta così tanta in vita mia. La amo più di quanto si possa pensare. Immaginare la mia vita senza di lei è impossibile. È come se fossimo l'uno dentro l'altra, in un legame inscindibile. Morirei, se le accadesse il peggio, davvero.
Per la prima volta in vita mia mi comporterei da codardo e la farei finita.» La sento irrigidirsi al mio fianco, ma stranamente non mi aggredisce.

«Lo capisco, anche per me sarebbe dura, credimi. Didi è l'ancora che mi tiene a terra, il sollievo dopo una giornata triste e difficile. La mia salvezza, in ogni forma o sfumatura. Perderla sarebbe uno di quegli eventi da cui non mi riprenderei mai. Ma pensa a lei, a come soffrirebbe se tu rinunciassi alla vita per causa sua. Non se lo perdonerebbe mai.» Rifletto bene su queste ultime parole, trovandovi dentro un'incontestabile verità.

«Mi sono lasciato prendere, scusami. Ma è che davvero non so come reagire; ho perso delle persone importanti nella vita, ma stavolta è diverso. Ti sembrerò uno stupido, e forse uno che vede anche troppo in là, ma io ho già nella mia testa tutta la mia vita con lei: college, matrimonio, figli. E credimi, non ho mai avuto certi pensieri con nessun'altra.»

«Ti credo, so che Didi fa quell'effetto a molte persone.
Non sei il primo né l'ultimo. Comunque, per cambiare un attimo argomento: tu chi pensi ci sia dietro? Perché io un'idea la ho, ma non voglio scatenare il caos» ammette, guardandomi dritto in faccia.

«Sei certa di volerla confidare a me? Sai come potrei reagire, dato che si sta parlando dell'amore della mia vita.»
Meglio essere chiari.

«Non posso fare altrimenti, Bas. Dirlo a Peter sarebbe ancora peggio. Ayden non ci conosce ancora così bene da poter essere imparziale. Resti solo tu.» Le si piegano le spalle, come sotto un gran peso.

«Dimmi. Ti prometto che manterrò la calma, per amore suo.»
È in difficoltà e aggravare il peso non serve; manterrò la parola.

«Credo sia stato Dawson. Ha mentito, riguardo alla partita, ne sono certa e ho le prove. Non c'era alcuno scontro, quel giorno, con la nostra squadra di football.
Credo che, inconsapevolmente, incolpi Aphrodite della nostra rottura, anche se non è lei la causa. Ma Dawson è così, tende sempre a scaricare le colpe sugli altri.»

Mi blocco istantaneamente, stringendo pugni e mascelle.

«Aspetta, mi stai dicendo che hai la certezza sia stato lui a investirla?» non me ne capacito; sembrava così amichevole e sinceramente affezionato a lei.
Forse, e lo spero con tutto il cuore, Sharon si sta sbagliando.

«La certezza no, ma tutto sembra coincidere. La menzogna, il fatto che potesse essere lì in pochi minuti. Le nostre divergenze e il suo accanirsi con la nostra scelta. Non so, Bastian, ho così paura di avere ragione...» singhiozza all'improvviso, la attiro a me.

«Senti, la cosa migliore da fare è scoprire a fondo che cosa c'è dietro. Tenerlo d'occhio e risalire ai suoi movimenti.
Intanto, ora come ora, facciamo buon viso a cattivo gioco per non destare sospetti.»

È la sola cosa da fare, per non creare un incidente diplomatico e sfasciare un gruppo così affiatato. Sta per dirmi qualcosa, quando all'improvviso appare mio fratello che corre come un pazzo.

«Che cosa... ti prego, no!» Mi si spezza la voce.

«No, non è quello, ma... si è svegliata!»

Emetto un urlo e correndo a perdifiato vado verso quella stanza, verso il mio unico amore.

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