Capitolo 14

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Fleurie - Hurts like Hell

"Come mai non ci hanno mai invitato a feste del genere?" Mi chiede Sam da dietro le mie spalle.

"Perché forse non siamo famose..?" Dico retoricamente, girandomi verso la mia amica.
Quando siamo arrivati, tutti ci hanno guardato in modo strano e devo ancora capire il perché.

"Giusto. Hai ragione" ridacchia, prendendo la mia mano.
È così gasata ed emozionata che non si è accorta di star stritolando la mia mano. Mi dimeno dalla sua presa e scuoto la testa.

"Prova a calmarti, per favore.." sospiro. Questa ragazza non riesce proprio a contenersi.

Liam si avvicina a me e sorride. "Beh divertitevi e fate quello che volete" annuisce, poi guarda Sam e porta una mano sul viso. "Non proprio tutto, non fare casini, biondina"

Lei, in risposta, caccia un gridolino. Io alzo le sopracciglia e le mani in segno di resa, poi mi allontano seguita da Louis.

"Stai benissimo con questo cappellino" sorrido, aggiustandolo sulla sua testa.

"Grazie piccola.." abbassa lo sguardo. Noto il rossore sulle sue guance e accarezzo piano la sua guancia.

Ci prendiamo un cocktail e nel frattempo mi guardo intorno. È tutto così troppo sfarzoso. Sono abituata al tenue abbraccio della mia coperta e alla compagnia della mia televisione, e mi va anche bene.
Sto bene nel tepore di casa mia e tutti questi occhi addosso mi mettono soggezione.
Intravedo da una parte il vicino biondo e dalla parte opposta la ragazza antipatica. Come possono anche loro stare qui?

Mi sembra tutta strana questa festa, ma non riesco a capire ancora perché.

"Piccola, stai bene?" Mi chiede Louis, poggiando una mano sul mio braccio.

Mi giro verso di lui e annuisco. "Certo, benissimo"

"Li stanno servendo sangria, ne vuoi un bicchiere?" Mi bacia la guancia, aspettando la mia risposta.

Annuisco e lo vedo sorridere per poi andare dalla parte opposta.
Quel ragazzo ha una dolcezza unica e mi piace proprio per quello. La sua sincerità e simpatia coinvolge chiunque si trovi ad un raggio di un kilometro, questo è sicuro.

"Anche tu qui?"

Guardo il ragazzo biondo e subito lo riconosco.

"Mich?" Chiedo, titubante sul suo nome.

"No, Michael" afferma con una smorfia.

"Scusa, non sono afferrata con i nomi" faccio spallucce.

"Sei molto bella, sai?"
Vedo i suoi occhi color ghiaccio fissarmi.
Non so per quale motivo mi sento così rigida sotto il suo sguardo, ma so perfettamente che i mie nervi sono tesi come corde di violino.
È da quando sono uscita di casa che ho un presentimento fino al midollo.

Ringrazio con un piccolo sorriso, che subito si trasforma in un cipiglio quando sento chiamare il mio nome.

Michael continua a parlare fissando la folla, ma io sono ormai presa da quella voce che continua a chiamarmi.
Mi allontano da lui furtivamente e attraverso il corridoio.

Grace, vai via. Amore mio, vattene da qui.

"Chi sei..?"
Questa voce femminile mi rimbomba nelle orecchie. La sento all'inizio flebile e poi così forte da farmi finire il cuore in gola. Mi da calma quando sussurra il mio nome, ma mi terrorizza quando mi dice di andare via.

"Chi sei? Come fai a sapere il mio nome?" Chiedo, guardandomi intorno. Mi ritrovo in un grande giardino. L'erbetta verde e fresca riesce a solleticare appena i miei piedi nelle scarpe alte. Le panchine di ferro dipinte di bianco e le piccole fontane rendono il posto molto familiare.

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