1❁ 𝐼𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑙'𝑜𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒.

515 47 5
                                    

Non conosceva il valore di una vita libera, fuori da quelle mura che l'avevano intrappolato, ma in qualche modo poteva comunque continuare a vivere i momenti sotto il cielo azzurro come le lacrime che versava ogni sera, in solitudine

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non conosceva il valore di una vita libera, fuori da quelle mura che l'avevano intrappolato, ma in qualche modo poteva comunque continuare a vivere i momenti sotto il cielo azzurro come le lacrime che versava ogni sera, in solitudine.
Uno forte e uno debole, questa era giunta a lui come conclusione e alcun pensiero contrastante cancellava opportunamente questa sua deduzione. Il debole sarebbe stato lui, sempre e solo lui. Rinchiuso, segreto alle persone intorno all'altro. Conosciuto alla sua sola famiglia, che allo stesso modo lo dispregiava per non essere mai "abbastanza".

Ma ogni piccolo sogno che quel piccolo essere covava nelle pagine del suo diario, non avrebbero mai raggiunto il fratello più forte, più alto, più bello, più...tutto. Lui era nulla ed è per questo che, quella sera, solo, alla luce della sola pila che teneva nascosta in un cassetto, aveva posato la penna d'inchiostro nero sulla pagina del diario, impedendo così che il flusso dei suoi pensieri si posasse su quei gialli petali di libertà. Sospirò, rilassando le strette spalle e stringendole poi verso il petto per rendere se stesso ancora più invisibile di quanto fosse diventato.

Un solo sogno gli restava: desiderava che il suo caro fratello trovasse la felicità e la vivesse come lui aveva sempre sognato per se stesso.

Chiuse allora gli occhi e non si mosse più quella sera, troppo stanco per provare ancora a vivere, vivere così.

Ma qualcosa in lui, lo obbligò a riaprire gli occhi chiari riflessi dalla luce. Quel qualcosa era solo la voglia di essere umano per una volta.

"Una sola sera...è l'unico regalo che chiedo..." pensò, portando la debole manina pallida al petto, ed ascoltò il suo tenue respiro. Un unico desiderio egoista.

L'ultimo...o forse no.

҉

(un mese prima, Jimin pov)

«Hyungie!» urlai correndo verso quella chioma di capelli blu in mezzo alla massa di ragazzi e ragazze, che si apprestavano all'entrata della scuola. Quello si voltò e, notandomi, aprì le braccia per accogliere il mio entusiasmo. Sorrise appena le mie mani si posarono sulle sue spalle, incontrando il mio petto col suo.
«Hey piccolo gigante» mi sussurrò all'orecchio e arrossii, fingendo un colpetto di tosse per nascondere il sorriso sulle mie labbra rosee e il rossore appena sfumato sulle guance. Solo lui provocava questo in me.

«Avanti non chiamarmi così!» ridacchiai, staccandomi da lui, notando il mio coetaneo, ovvero Kim Taehyung, aka l'alieno, spettegolare qualcosa con l'amico del blu, ovvero il solare Hoseok. «Ti chiamo come preferisco, piccoletto-» rispose Yoongi con quel suo tono freddo e distaccato, mentre però mi accarezzava dolcemente la schiena, quasi a dirmi che non c'era nulla che non andava.

Si imbarazzava anche lui quindi, pensai e sorrisi soddisfatto, baciandogli celere una guancia, suscitando un "Ohh" da parte degli altri due della compagnia che poi risero, scappando per non ricevere la furia del mio ragazzo. Il quale poi si voltò per parlarmi, siccome le porte della scuola erano ancora chiuse, quel primo giorno speciale.

Erano passati così tanti giorni dall'ultima volta che avevo visto il bellissimo e delicato viso del ragazzo al mio fianco e dio se mi era mancato tenerlo al mio fianco, gelosamente vicino, controllando che fosse solamente mio. Mi erano mancate anche le sue grandi mani sulla mia schiena, a sostenermi, a chiarire che io fossi suo, e soprattutto quando le passava tra i miei capelli corvini per sistemarli, ammirare forse il mio viso.

Sorrideva leggermente, non sforando dal suo solito ed era quella sua pacatezza e sicurezza che mi avevano conquistato la prima volta. Nella mia vita, nessuno mi aveva mai dato forza e sicurezza, perché ero sempre dovuto essere io il forte della situazione, andare contro ogni cosa, lasciarla scivolare sulla mia pelle, soprattutto quando avevo compreso che solo io dovevo andare avanti. Ero io l'originale e il più forte, si sa, vince sempre sul debole.

«Allora, piccolo, cosa hai fatto in questa ultima settimana? Stai organizzando quella festa?» chiese, guardandomi negli occhi e io annuì con decisione.

«Certo Yoongi hyung! Non vedo l'ora!» "di festeggiare un altro compleanno lontano da quella mia metà" pensai successivamente a quelle parole dette con tanto entusiasmo e lo feci ridere, lievemente.

«Manca un mese però» lo informò il maggiore e il corvino alzò le spalle come a intendere che non era un così grande problema. Aveva atteso tutto l'anno, ogni giorno, ogni mese, per quel giorno, quando finalmente avrebbe potuto prendere quella grande decisione. «Ma non credo che passerà velocemente se desideri tanto qualcosa» aggiunse infine il blu, avvicinandosi al suo orecchio, provando così un gran sorriso sulle labbra del minore.

"Oh...non sai quanto desidero liberarmi di lui. Io sono quello originale. Io soltanto, nessun altro." pensai, fingendo ancora il mio angelico visetto, con le guanciotte ancora leggermente rosse per l'imbarazzo e gli angoli delle labbra curvate. "Oh...io sono Jimin, non lui. IO" pensai ancora, voltandomi poiché percepii il suono lontano delle porte che finalmente si erano aperte.

Narratore esterno

Yoongi non si era minimamente accorto del comportamento del minore, del suo Jiminie, perché era troppo occupato a osservare in lontananza le pesanti porte venir aperte e i coetanei e non entrare di corsa, per recuperare i posti migliori, ovvero non quelli davanti alla cattedra o alla lavagna.

"Quest'anno mi aspetta uno studio tremendo" pensò, iniziando a camminare verso l'entrata, con la mano intrecciata a quella del fidanzato, anche se la testa effettivamente era altrove. Quel pomeriggio avrebbe dovuto raggiungere il padre al suo lavoro, per seguirlo ed iniziare ad adattarsi al posto di lavoro che un giorno sarebbe stato suo. "Dio- Perché devo farlo?" imprecò mentalmente, ormai dentro, nel corridoio principale, di quell'inferno.

 "Dio- Perché devo farlo?" imprecò mentalmente, ormai dentro, nel corridoio principale, di quell'inferno

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Lux

𝑮𝑬𝑴𝑬𝑳𝑳𝑰: 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒〈 𝐈 〉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora