8❁ 𝐿𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑖𝑠𝑐𝑜𝑛𝑜.

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In questo capitolo verranno trattati argomenti delicati e probabilmente serviranno fazzoletti, quindi detto questo.

Il mio piccolo Jihyun ha sofferto tanto e in questo capitolo verrà svelato parte del suo passato e del motivo per cui è presso un'ospedale. Quindi...come si può immaginare non sarà un capitolo rose e fiori e se i contenuti vi turbano, scusatemi :c 
Ho sentito necessario spiegare e comunque prima o poi avrei dovuto farlo.

Detto questo... Buona lettura! >^<

 Buona lettura! >^<

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Jihyun pov

Ero sconvolto. Non riuscivo a capacitarmi di aver appena mostrato la mia vera realtà a Yoongi. "Beh, in realtà è stato un incidente...non sapevi fosse lì..." mi corresse la mia stessa mente. Portai le mani ai capelli mossi per spettinarli, frustrato, sbuffando al contempo.

«Hyung... non è un gran problema» commentò ancora una volta Jungkook, come aveva fatto negli ultimi minuti da quando eravamo rientrati nella mia stanza. Lo guardai malamente, siccome non mi avrebbe mai convinto.

Era un gran problema. Anche se non sapevo perché lo era... Lo era e basta!

Stavamo, comunque, attendendo la cena, come sempre, delle 19. Jungkook si era messo di fianco al mio letto con la sua sedia a rotelle e cercava da ben venti minuti di calmarmi, non riuscendoci. Nella mia mente si figurava solamente lo sguardo di Yoongi quando i nostri occhi si erano incrociati e non sapevo se sentirmi ancora più spaventato o se avrei dovuto rilassarmi perché infondo era solamente Min.

"No! Che vado a pensare?! E' ancora peggio! E se Yoongi ne parla con Jimin?!" pensai diventando, infatti, soltanto più terrorizzato di prima. L'unica cosa che penso quando mi ricordo di Jimin è l'odio che lui provava e, tutt'ora, prova nei miei confronti. Ma io non volevo certo farlo soffrire.

Quando eravamo piccoli pensavamo solamente a giocare ed anche se i miei genitori si erano allarmati per i miei occhi e i miei capelli, Jimin non aveva mai avuto nulla contro di me. Giocava e mi confidava sempre tutto. Eravamo uno lo specchio dell'altro e, quando ce n'era bisogno, proteggevamo l'altro ad ogni costo, anche facendoci male.

Un giorno dei bambini hanno iniziato a deridere mio fratello, prendendolo in giro per colpa mia, siccome aveva come gemello un albino, un mostro. Da quell'episodio in avanti, quando andavamo a scuola, lui non mi teneva più per mano e i suoi occhi si erano fatti sempre più tristi e freddi. Iniziava ad odiarmi, anche se io non ne avevo nessuna colpa.

Non avevo colpa soprattutto quando iniziai a risentire del forte sole estivo e cominciai a rifiutare i suoi inviti a giocare al parco. Le gite al mare me le ricordo trascorse sotto un ombrello, un cappellino sulla testa, scarpe ai piedi ed ogni centimetro del mio corpo coperto, mentre lui correva verso l'acqua.

𝑮𝑬𝑴𝑬𝑳𝑳𝑰: 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒〈 𝐈 〉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora